La sconosciuta

REGIA: Giuseppe Tornatore

CAST: Ksenia Rappoport, Michele Placido, Claudia Gerini, Pierfrancesco Favino, Alessandro Haber, Piera degli Espositi, Clara Dossena
ANNO: 2006

TRAMA:

Irena, da poco giunta dall’Ucraina, fa di tutto per essere assunta nell’abitazione degli Adacher dove sembra esserci qualcosa a lei molto caro. A perseguitarla una serie di ricordi da cui tenta disperatamente di liberarsi, ma che tornano prepotentemente a rovinarle l’esistenza.

 


ANALISI PERSONALE

Giuseppe Tornatore torna a stupirci con stile ed eleganza. Certo questo film non è all’altezza del suo capolavoro per eccellenza tale Nuovo Cinema Paradiso, ma è di sicuro una pellicola che punta al cuore e alla mente dello spettatore, riuscendoci in tutto e per tutto. Con una regia semplice e pulita, anche se a volte un po’ troppo invasiva, e una splendida colonna sonora firmata Morricone anch’essa un po’ troppo presente, ma di sicuro apprezzabilissima, il regista ci racconta una storia sofferta tramite gli occhi e i ricordi della sua protagonista Irena.

Nella prima parte del film, assistiamo ai suoi movimenti sospetti: affitta una casa proprio di fronte a quella degli Adacher, ne spia le abitudini, fa amicizia con la loro governante Gina (una favolosa Piera degli Espositi) per poterle rubare le chiavi di casa, si intrufola di notte nell’appartamento in questione, fa strani accordi col portiere dello stabile.
Irena pare ossessionata da questa casa e da questa famiglia, tanto da arrivare a dare il 50% del suo stipendio al portiere per ottenere il lavoro e, soprattutto, da mettere fuori combattimento la gentilissima Gina, facendola finire su una sedia a rotelle incapace di muoversi e di esprimersi.
Il mistero si infittisce e lo spettatore è sempre più curioso di conoscere i veri intenti della giovane donna ucraina (che ha la voce e gli occhi dell’ottima Rappaport). A rendere ancora più acuta questa sete di conoscenza si aggiungono questi continui flashback che tormentano Irena. La donna era una prostituta che veniva pestata a sangue se non compiva il proprio dovere. Il suo terribile pappone (un irriconoscibile Michele Placido),ne vendeva persino l’utero: in poche parole quando qualcuno si rivolgeva a lui per ottenere un bambino, lui smetteva di far prendere alle sue “donne” le dovute precauzioni e non appena queste rimanevano incinte le faceva riposare per nove mesi, per poi togliere loro i bambini partoriti. Irena non è sfuggita a questa sorte: tra i suoi flahsback orrorifici ci sono anche dei bei ricordi, come quello del fidanzato innamoratissimo di lei che voleva a tutti i costi tirarla fuori da quella vita e che alla fine l’aveva messa incinta. Erroneamente la donna aveva pensato di potersi tenere il frutto del suo amore, ma Muffa (così viene chiamato il suo protettore) aveva già trovato un’acquirente e per niente al mondo si farà metterei bastoni tra le ruote.
Sono questi i ricordi che si inseguono nella mente di Irina, perseguitandola e infierendo nel suo disperato tentativo di costruirsi una vita migliore. 
Piano piano il mistero si sbroglia e il trhiller si tinge di toni melò. In reltà Irena è convinta che la piccola bambina degli Adacher, Tea sia proprio la sua ultima bambina, quella nata dal suo sconfinato amore per il suo fidanzato e quindi ha deciso di starle più vicino per poterla a aiutare a crescere e a difendersi. Tea infatti è affetta da una strana malattia che le impedisce di difendersi correttamente in caso di pericolo. Irena, dopo essere stata assunta come donna delle pulizie nel condominio (a patto di donare il 30% del suo stipendio al portinaio), tenta a tutti i costi di entrare in confidenza con la famiglia degli Adacher (orafi di professione), scalzando la povera Gina che cade per le scale appena lucidate. Alla fine ci riesce e viene assunta a tempo pieno come governante. La signora Valeria Adacher (un’inaspettata Claudia Gerini) è una donna scontrosa e poco socievole che si rapporta in maniera gioviale e amorevole solo con la sua bella bambina, il signor Adacher (il sempre valente Pierfrancesco Favina) è poco presente e non si preoccupa di litigare pesantemente con sua moglie alla presenza della piccola Tea. Irena si inserisce alla perfezione, dopo un’iniziale rifiuto di Tea verso i suoi confronti, riesce a farsi amare facendole numerosi regali e insegnandole a difendersi quando
qualcuno le fa del male (così come lei non era riuscita a fare nella sua vecchia vita).
Il rapporto tra le due cresce ogni giorni di più e si rafforza ulteriormente quando Valeria va fuori per una settimana lasciando Tea nelle mani della professionalissima Irena. Le due impareranno a conoscersi e ad amarsi e Irena tenterà il tutto e per tutto per rafforzare “sua figlia” e per evitare che le succedano le orribili cose che sono successe a lei.


Quindi, finalmente per la bella ucraina dagli occhi blu, sembra mettersi tutto per il meglio. Piano piano sembra liberarsi dei suoi incubi peggiori, fino a quando questi fanno ritorno nelle sembianze dello stesso terribile Muffa, che sembra seguire ogni passo della donna facendole telefonate anonime, tampinandola nel parco con Tea, rovistando nel suo appartamento quando lei non c’è e via dicendo. Muffa, che Irena pensava di aver ucciso durante la loro ultima notte insieme, va alla ricerca di tutti i soldi guadagnati da una vita. Soldi che le erano stati sottratti dalla stessa Irena proprio quella terribile notte. Ma questa volta Irena è decisa a tutti i costi a combattere i suoi incubi peggiori e a farla pagare a quell’uomo che le ha rovinato la vita e le ha impedito di viverne una migliore.
Proprio durante una delle sue visite alla povera Gina (ricoverata in una casa di riposo), Irena si definisce una stupida per aver pensato e sperato che ad una donna come lei fosse concesso di vivere una vita migliore.
Alla fine però, ad Irena viene data una speranza, anche se a distanza di anni e sicuramente dopo altrettante prove difficili, ma il film si conclude proprio così: con un sorriso ottimista per il futuro di questa donna indelebilmente segnata dagli eventi.

La sconosciuta è un mix ben riuscito di pathos, tensione, paura e melodramma. In alcuni punti il melodramma scade nel patetico (nel rapporto un po’ troppo morboso di Irena verso la sua presunta figlia Tea) e il thriller diventa a tratti surreale (morti che ritornano, persone sulla sedia a rotelle che magicamente si muovono, cadaveri sepolti in fosse scavate manualmente e via dicendo), ma il tutto è coerentemente inserito in una cornice del tutto credibile e pregna di realtà. Ringraziando il regista di non aver farcito la sua pellicola di denunce politiche contro lo sfruttamento della prostituzione e via dicendo, possiamo dire di trovarci di fronte ad un film riuscitissimo che riesce ad emozionare lo spettatore posto di fronte ad una storia secca ed incisiva. Ad essere raccontato non è il mondo della prostituzione fatto di papponi che violentano, maltrattano e, in questo caso, massacrano le proprie “dipendenti”, ma è semplicemente la storia di una donna che combatte per risalire la china e per riprendere in mano le redini della sua vita. L’espediente di ricorrere ai flashback per farci intuire quali siano le reali intenzioni di Irena e soprattutto per farci comprendere il suo essere così forte e risoluta è davvero apprezzabile e reso con maestria dal grande regista che è Tornatore. Il tutto è comunicato con quella giusta atmosfera tetra e cupa che accompagna i ricordi della povera donna, seviziata, sfruttata, uccisa nella sua personalità e femminilità che però riesce a reagire e a recuperare quel pizzico di umanità che le era stato rubato, anche se ad un prezzo altissimo.
Memorabili i piccoli camei di Alessando Haber nel ruolo di un a tratti umano a tratti viscido portinaio che tenta a tutti i costi di avere un po’ più di “riconoscenza” da Irena e quello di Margherita Buy nel ruolo dell’energica avvocatessa che si occupa di Irena verso la fine della pellicola. Non sono da meno le interpretazioni della Gerini e di Favina che danno vita ad una coppia in crisi in dirittura d’arrivo e quella della piccola Clara Dossena che si cala perfettamente nel ruolo della bambina incapace di difendersi che però impara a reagire proprio grazie all’aiuto della tata (le scene nelle quali Irena lega la bambina come un salame strattonandola e spingendola per costringerla a rialzarsi da sola e a reagire sono di un forte impatto visivo e di una dirompente carica emotiva). Indimenticabile rimarrà, inoltre, l’interpretazione di Michele Placido, completamente rasato dalla testa a piedi che si esibisce nell’interpretazione di un cattivone coi fiocchi. Ma a troneggiare su tutti si erge la bravissima e comunicativa Ksenia Rappoport che regge sulle sue spalle l’intero peso della pellicola dando vita ad un personaggio intensissimo e ricco di risvolti psicologici (la paura del passato, la voglia di riscatto, il senso di colpa vergo Gina, il prorompente amore materno, ecc..).

Promosso a pieni voti questa ultima fatica del siciliano Tornatore a cui si perdona qualche sbavatura e incongruenza qua e là, proprio perché compensata dalla qualità e dallo stile con cui è stato girato. Complessivamente, il film risulta essere tecnicamente valido ed emotivamente riuscito, ergendosi (insieme a poche altre pellicole) nel panorama a volte anonimo a volte indecoroso a volte giustamente o meno bistrattato, del cinema nostrano.


Regia: 8
Sceneggiatura: 8
Recitazione: 8,5
Fotografia: 8
Colonna sonora: 8,5
Ambientazione: 8
Voto finale: 8,5



CITAZIONE DEL GIORNO

Sorridi, domani andrà peggio. (da "Die Hard – Duri a morire")


LOCANDINA

16 commenti su “La sconosciuta

  1. Già!!! Favolosa!!! Il film è stupendo, ma per me sarebbe diventato un capolavoro se non avesse avuto un pò di sbavature qua e là ^^

  2. Il film è molto bello e Tornatore un ottimo regista. Concordo. Se posso dire una cosa: perché quando trovate un film italiano bello ne parlate come se non ne vedeste uno dai tempi di Fellini? E Sorrentino, Munzi (“Saimir”), Capuano, Martone, Crialese, Soldini, Moretti, Amelio, Salvatores, Mazzacurati, Archibugi, Bellocchio, Cappuccio, Virzì, D’Alatri, Costanzo cosa sono? Bulgari?

    Hai detto bene, Alessandra: bisogna scavare, ma forse molti non vogliono e basta. Peggio per loro.

    Ciao.

  3. Concordo! Non conosco proprio tutti i registi che hai ciato, ma la maggior parte di essi ha dato ottima prova di poter fare ancora dell’ottimo cinema qui in Italia. Io ho la voglia di scavare e di conoscere sempre nuove realtà. Come dici tu, se gli altri non lo fanno per un motivo o per l’altro, peggio per loro ^^

  4. Ottima analisi, attenta e profonda come sempre: purtroppo con il cinema di Tornatore non ho un buon rapporto, proprio no…se ti dico che “Nuovo Cinema Paradiso” non mi è mai piaciuto probabilmente mi fucili per direttissima…a questo però potrei dargli una chance. Ciao! 😉

  5. No vabbè, adesso fucilare…al massimo ti immergo in una tanica d’acido XD Vabè, a parte gli scherzi non è che se lo ritengo un capolavoro io, deve piacere a tutti ^^

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