La terra silenziosa

Scienza o deliri di onnipotenza?

Lo scenziato Zac Hobson si risveglia scoprendo di essere rimasto completamente solo sulla faccia della Terra. Ad un’iniziale euforia dovuta al pieno controllo di tutto ciò che lo circonda, subentra una sorta di depressione insinta nella consapevolezza della sua estrema solitudine. Ben presto però, due personaggi arriveranno a fargli compagnia.

Quasi sempre i più grandi film post-apocalittici sono tratti da racconti o romanzi di importanti scrittori di fantascienza. "La Terra silenziosa" non fa eccezione, visto che è tratto dall’omonimo romanzo fantascientifico di Craig Harrison. Il plot, e la maniera in cui esso si dipana, è dei più classici: tutti gli esseri umani presenti sulla faccia della Terra sono scomparsi, solo uno si risveglia "magicamente" scoprendo la desolante e irreversibile realtà. In questo caso si tratta di uno scenziato, dipendente della Delenko Corporation, che stava lavorando con un collega ad un pericoloso esperimento, chiamato "Flashlight", che implicava "l’utilizzo" del Sole. Di qui la consapevolezza di essere quasi sicuramente l’artefice e il complice del terribile disastro abbattutosi sul nostro pianeta, cosa che farà precipitare il protagonista ancora di più verso l’orlo della pazzia e della depressione. Di fondo, tra l’altro, potrebbe anche intravedersi una sottile critica dello scrittore, e di rimando del regista Geoff Murphy, alla scienza che spesso si mantiene in bilico tra etica e spietata rincorsa ad un’estrema conoscenza, che non sempre è sinonimo di crescita.

Tutta la prima parte del film è costruita sui toni ambigui e affascinanti che accompagnano non solo la figura dello scenziato (interpretato da Bruno Lawrence), ma anche il territorio circostante in cui egli si trova a vivere come unico e incontrastato "padrone". Ecco che allora se inizialmente si diverte a sostare in abitazioni sempre più lussuose e a sgraffignare quanti più beni possibili dai vari negozi sparsi per la città, subito dopo si ritrova a parlare con sé stesso (da qui lo sdoppiamento della sua figura ben reso nella sequenza in cui gioca a biliardo assumendo di volta in volta i panni di un diverso giocatore), a cedere man mano a dei pericolosi e allucinanti deliri di onnipotenza, fino a quando non arriva addirittura a credere di essere Dio, o il Presidente, come nella scena in cui dal balcone di un grande appartamento si rivolge ad una folla di manichini, alcuni dei quali raffiguranti dei personaggi molto noti come Hitler, la regina Elisabetta o Papa Giovanni Paolo II (questa è indubbiamente la sequenza più ironica e delirante al tempo stesso dell’intera pellicola).

Questa è senza ombra di dubbio la parte più riuscita della pellicola che perde leggermente di mordente con l’entrata in scena di due personaggi che portano con sé alcuni dei difetti che inficiano il completo gradimento de "La Terra silenziosa", che comunque, tutto sommato rimane un film più che apprezzabile. Proprio quando sta per cedere totalmente alla sua depressione e ai suoi deliri di onnipotenza, infatti, lo scenziato si scontra casualmente con una giovane donna anch’essa sopravvissuta all’immane catastrofe. I due, finalmente ristorati soprattutto psichicamente grazie all’apporto l’uno dell’altra, continueranno imperterriti a cercare altre forme di vita sul loro pianeta. Va da sé che ovviamente cederanno ai loro impulsi sessuali, finendo per innamorarsi (di qui la prevedibilità e la banalità di alcune situazioni narrate in questa parte centrale della pellicola). Ma qualcuno spezzerà questo idillio, visto che i due non saranno gli unici ad essere sopravvissuti. L’incontro con un maori un po’ scontroso romperà tutti gli equilibri faticosamente creati, dato che la ragazza si troverà in bilico tra i due, e i due uomini intavoleranno una sorta di sfida per la presa del potere non solo sulla donna, ma sulla Terra intera, che è rimasta ovviamente in mano loro. Quando tutto sembrerà essersi sistemato, però, i tre capiranno la vera natura di ciò che gli è accaduto e cercheranno una soluzione estrema, messa in atto dallo scenziato e concludentesi in maniera a dir poco ambigua e "aperta", in un finale dai sapori quasi angoscianti che lascerà lo spettatore da un lato perplesso sulle reali dinamiche di quanto accaduto, ma dall’altro perfettamente in grado di giungere da solo ad una conclusione, data la natura ambivalente del finale che lascia spazio a varie interpretazioni (soprattutto circa le intenzioni, benevole o meno, dello scenziato).

Così come succede a Zac che si ritrova senza parole di fronte al registratore sul quale era solito porre tutte le sue impressioni (prima e dopo l’incidente), anche lo spettatore si ritrova a bocca aperta e senza parole di fronte ad uno scenario apparentemente simile a quello col quale si apre la pellicola, ma ad un’osservazione più minuziosa, decisamente differente. Del resto, lo slogan sulla locandina è abbastanza esplicativo della natura e del "cuore" di questo film: "The creations of our mind should be a blessing, not a curse to mankind". Albert Einstein aveva centrato appieno il punto cruciale del confine tra etica e scienza, e il regista de "La Terra silenziosa", ha colto in pieno la palla al balzo per utilizzare questa citazione e per raccontare utilizzando pochi fronzoli (gli effetti speciali ad esempio sono ridotti al minimo, utilizzati in un paio di scene in cui attraverso dei flash altamente luminosi i protagonisti vivono delle esperienze quasi extra-sensoriali, oltre che altamente illuminanti), fin dove può giungere l’utilizzo estremo della scienza e, soprattutto, quanto può essere nociva, se utilizzata in maniera scriteriata ed esagerata, la conoscenza scientifica talmente "onnipotente" da giungere a risultati quali la completa, o quasi, estinzione umana.

Pubblicato su www.supergacinema.it

2 commenti su “La terra silenziosa

  1. Ecco un film che è da una vita che mi prefiggo di recuperare.
    Ottima segnalazione. Se posso permettermi Ale, con questi interessanti recuperi d’annata dai decisamente il meglio di te.

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