Lascia perdere, Johnny!

REGIA: Fabrizio Bentivoglio

CAST: Antonio Merolillo, Ernesto Mahieux, Lina Sastri, Toni Servillo, Peppe Servillo, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio
ANNO: 2007

TRAMA:

Il diciottenne Faustino Ciaramella, “figlio unico di madre vedova”, ha la passione per la musica e suona il basso in una specie di “banda” di paese. Per evitare il militare deve riuscire ad ottenere un contratto di lavoro e l’unica cosa che sa e che vuole fare è suonare…

 



ANALISI PERSONALE

Alla sua prima prova registica, Bentivoglio, già attore affermato, dà ampio sfoggio delle sue abilità registiche. Traendo spunto dalla storia dei suoi amici, i componenti degli Avion Travel (il cui leader Peppe Servillo recita anche nel film), ci regala una storia semplice ma al contempo ricca di spunti e sicuramente molto nostalgica e divertente al tempo stesso. E’ la storia di un giovane con tanti sogni, che cerca di imparare tutto da tutti e che desidera riuscire ad emergere dal suo piccolo quartiere di Caserta (guarda caso il paese degli Avion Travel) e, conseguentemente, di crescere grazie all’apporto di coloro che lo circondano.

A circondare Faustino (il giovane e perfetto Antonio Merolillo) ci sono sua madre Vincenza (la delicata e deliziosa Lina Sastri), il bidello della scuola elementare che di sera si trasforma in maestro d’orchestra Domenico Falasco (un Toni Servillo come non l’avevamo mai visto), l’impresario del “gruppo” Raffaele Niro (il sempre ottimo Ernesto Mahieux), gli amici coetanei che ascoltano rock a go go e la shampista del quartiere(la gallinesca Valeria Golino).
Le giornate del ragazzo trascorrono tutte uguali, tra una serata con l’orchestra e l’altra. Il suo “mentore” Falasco non fa altro che bere e dargli consigli assurdi come quello di accettare di suonare solo “a mare” e mai “in montagna”, perché in montagna ci va solo chi non sa suonare.
A scuotere la caratteristica flemma del ragazzo, che si prodiga per aiutare tutti e che è caratterizzato da una sorta di gentilezza davvero molto dolce, arriva da Milano il grande musicista Augusto Riverberi (Fabrizio Bentivoglio) ex amante della Vanoni.
A causa di un qui pro quo di Riverberi con l’agente Niro (il primo credeva di avere a disposizione un’orchestra del paese, il secondo pensava che il musicista sarebbe arrivato con i suoi 30 elementi), Augusto si ritrova a dover raccattare dei musicisti per poter suonare nelle sue serate. Faustino gli viene affiancato come tuttofare, si occupa di farlo stare comodo in albergo, di fargli visitare Caserta (che a detta del musicista è molto simile a Milano) di fargli fare la manicure dalla shampista (di cui è segretamente innamorato). Viene sempre più spesso ospitato a casa Ciaramella e nasce una sorta di feeling con Vincenza.
Ed è così che comincia l’avventura, seppur breve, di Faustino (da Augusto soprannominato Johnny) nel fatato mondo della musica e dei sogni che essa porta con sé. I due formano un vero e proprio gruppo con l’ausilio del crooner (cantante confidenziale) Jerry Como (il fantastico ed intensamente espressivo Peppe Servillo) e vanno in giro per locali a suonare le canzoni dei loro anni, e cioè gli anni ’70.
Grazie all’abilità del furbo agente Niro (molto affezionato a Faustino tanto da regalargli la sua chitarra) di tessere quell’intricata rete di scambi e favori “La piccola orchestra di Augusto Riverberi” riesce ad ottenere un’apparizione in tv, nella trasmissione Senza rete, a patto che il nipote di un pezzo grosso col quale si è messo in contatto possa esibirsi in un balletto.
Il tempo passa e l’orchestra viene sempre più richiesta. La loro ultima esibizione si svolge al “Canto delle sirene”. A bordo di uno scafo i nostri, seguiti sempre affettuosamente dalla shampista diventata amica di Augusto e dall’agente, si recano al locale dove si esibiranno per l’ultima volta…
Augusto tornerà a Milano, salutando Vincenza e Faustino e promettendo di farsi sentire al più presto.
Per Faustino, invece, sembra finita. Non è riuscito ad ottenere il tanto agognato contratto che gli veniva ripetutamente promesso da Niro (scomparso all’orizzonte con i guadagni delle ultime serate) e si accinge a partire per il militare. Ma Vincenza, sua madre, non si rassegna all’idea e fa una telefonata che cambierà forse per sempre la vita del suo amatissimo figlio…


E’ condito di sapori nostalgici questa sorta di viaggio negli anni ’70 ma soprattutto nelle strade di Caserta con tutto un micromondo da esplorare. Ha lo sguardo assente ma al tempo stesso attento del giovane Faustino, che non fa altro che assimilare come una sanguisuga gli insegnamenti degli uomini che lo circondano nelle quali cerca disperatamente una figura paterna. E’ una storia di formazione con un finale aperto a diverse interpretazioni, che lascia spazio a congetture circa il destino di Faustino che ha lottato e lavorato per arrivare dov’è.
Un film corale, pieno di personaggi singolari e originali. Simpaticissimo ma al tempo stesso molto triste il bidello Falasco ormai “in dirittura d’arrivo” interpretato dal magistrale Toni Servillo che non sbaglia mai un colpo; elegantissima e dolcissima Vincenza l’amorevole e “moderna” mamma di Faustino interpretata dalla validissima Lina Sastri; il crooner Jerry Como che cerca solo di mantenere la sua famiglia nel migliore dei modi interpretato dal sorprendente Peppe Servillo che riesce quasi a farci vedere la sua anima quando canta con tanto di parruccone riccio; l’impresario Raffaele Niro interpretato dal positivamente macchiettistico Ernesto Mahieux, la shampista un po’ svampita ma che sa il fatto suo interpretata dalla forse troppo esagerata Valeria Golino e infine il musicista di successo ormai in declino Augusto Riverberi che ha gli occhi profondi ed intensi e lo sguardo quasi sofferente del bravissimo Bentivoglio.
Sono questi i principali personaggi che si muovono sullo sfondo di un’inedita Caserta, ma a colpire e a far riflettere è proprio lui il “piccolo” Faustino che va in giro con dei caratteristici doposci di pelliccia anche d’estate e che incarna quelli che sono i sogni “del sud”, sogni di emergere, di farsi valere, di farsi vedere. E’ il racconto di un’epoca, di un modo di vivere completamente diverso da quello che conosciamo, fatto di piccole cose che riuscivano a riempire la vita.
Non mancano i momenti divertenti: quasi imbarazzante l’esibizione del ballerino raccomandato, simpaticissimi gli “espedienti” utilizzati dall’orchestra di Falasco e i suoi aiutanti per far andare bene i loro concerti (come quello di mettere delle mollette dietro la giacca di Faustino perché troppo larga per il ragazzo) e brillanti battute che fanno ridere e sorridere.
La regia attenta e scrutatrice degli stati d’animo di Bentivoglio si arricchisce di momenti davvero particolari e interessanti, come la sorta di incubo che assilla il protagonista nel quale vede tutte le persone che lo circondano aspettare impazientemente una sua “esibizione”.
Insomma, una buona commistione di gioie e di dolori, un film nostalgico e divertente al tempo stesso. Triste e a tratti grottesco, con un’ottima fotografia (firmata Luca Bigazzi) e una trascinante colonna sonora che ci fa immergere e immedesimare in quegli anni che sembrano così lontani, ma che in realtà sono molto vicini. Una sorta di favola d’altri tempi che riesce a farci sognare e al tempo stesso riflettere.

Promosso su tutti i fronti!

Regia: 7,5
Sceneggiatura: 7
Recitazione: 8
Fotografia: 8
Colonna sonora: 7
Ambientazione: 8
Voto finale: 7,5

 


CITAZIONE DEL GIORNO

Va a finire che mi metto a fare la donna onesta e mi sposo. (Dorian Gray in "Racconti d’estate")


LOCANDINA


7 commenti su “Lascia perdere, Johnny!

  1. Eh si, non me l’aspettavo mica!!! Più che altro io sono stata attirata dai due Servillo più che da lui. Però devo ammettere che sono stata piacevolmente sorpresa anche su quel fronte ^^

  2. Et voilà. Eccone un altro non visto. Devo frequentare più spesso il tuo blog. Sui film italiani recentissimi sono proprio un analfabeta. Col tempo rimedierò (speriamo). Comunque vedo che hai messo Alex (che meraviglia!). Ho una analisi pronta per lui da tempo ma sono titubante a pubblicarla. Ciao e grazie. Continua ad illuminarmi col cinema italiano contemporaneo!

  3. Le note positive non mancano: ottima conduzione degli attori, personaggi colmi di accattivante umanità, racconto non abituale nella cinematografia italiana, umorismo e malinconia ben calibrati, realismo e atmosfera trasognata miscelati sapientemente, affettuoso ritratto di una ingenua e fiduciosa provincia che forse non esiste più…

    Qualcosa non convince però pienamente: non solo il mix di ricordi di vita vissuta e invenzioni narrative, che costituisce l’essenza di “Lascia perdere, Johnny” , tende a scivolare pericolosamente nel grottesco esagerato o nella facile macchietta, ma la sceneggiatura appare lacunosa (la trama procede lentamente dando eccessivo spazio a siparietti riempitivi che spezzano il ritmo) e a volte dà l’impressione di non saper come procedere.

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