Last days

REGIA: Gus Van Sant
CAST: Michael Pitt, Asia Argento, Lukas Haas, Scott Green, Nicole Vicious, Kim Gordon
ANNO: 2005

TRAMA:

Gli ultimi giorni di vita di Blake, musicista ormai fallito, scorrono lenti e monotoni in una villa di campagna contrassegnata dal grigiore e dallo squallore. Blake è ormai estraniato da tutto e da tutti, sembra ormai ascoltare solo la sua voce e la sua musica e sembra parlare ormai solo con se stesso.
La vicenda di Blake è molto simile a quella del leader dei Nirvana, Kurt Cobain…



ANALISI PERSONALE

Ho deciso di vedere Last days, attirata dal nome, per me altisonante, di Gus Van Sant, di cui ho visto quasi tutto e di cui mi sono letteralmente innamorata. Di certo non mi sarei mai sognata di guardare un film sugli ultimi giorni di Kurt Cobain, se non ci fosse stato questo elemento. E dico ciò, proprio perché i Nirvana non mi hanno mai colpito particolarmente, né tantomeno il loro leader o la sua tragica fine.
Forse sarà stato questo a non farmi entrare la pellicola nel cuore o nelle viscere o forse sarà stato il fatto che magari il tutto poteva essere fatto in maniera più incisiva, meno documentaristica e a tratti noiosa. Infatti, per la maggior parte del film vediamo Blake (un sempre ottimo Michael Pitt) girovagare tra fiumi, cascate, stanze fatiscenti e parlare, anzi bisbigliare biascicando con se stesso e la sua chitarra, senza altra compagnia che di alcuni coinquilini a dir poco “sordi” e “ciechi”. Ovviamente l’intensità delle scene e il modo quasi ossessivo in cui Blake viene seguito dalla telecamera e quindi dall’occhio del regista, nonché dello spettatore, concorrono a rendere il livello del film di certo non del tutto negativo.

Il tutto comincia in un religioso silenzio accompagnato da immagini di una natura favolosa e si capisce subito, pur non sapendolo, che il ragazzo mingherlino che fa la pipì nel lago, altri non è che Kurt Cobain (“riprodotto” più che fedelmente). La lentezza dei gesti, la sporcizia dei vestiti, il biascicamento delle parole, mostrano il disfacimento fisico e mentale di un uomo ormai caduto nel baratro dell’insanità mentale, nonché dell’estrema e letale solitudine. Solitudine che viene molto ben delineata, nonostante il protagonista abiti con altri ragazzi o riceva visite di persone tra cui alcuni agenti delle pagine gialle, o persino da un investigatore privato mandato lì sicuramente da sua madre. Blake, sostanzialmente non è solo. Ha una madre, ha una figlia, ha dei colleghi. Ma la sua testa è ormai in un’altra dimensione, bruciata dal successo, dall’alcool, dalla droga, dalla vita. L’abilità del regista sta nel non mostrare nessuno di questi particolari, ma di farli intuire e uscir fuori esclusivamente mostrando una persona, i suoi gesti quotidiani, il suo modo di “sopravvivere”.


Michael Pitt dà, insomma, ottima prova di sé, interpretando in modo letteralmente perfetto un personaggio a dir poco complesso. Gli attori attorno a sé fanno da contorno, quasi non si nota la loro presenza, tanto è grande l’imponenza del personaggio raccontato in questo film. A fare da sfondo poi, a cotale presenza quasi “ingombrante”, abbiamo di sicuro una bellissima ambientazione che mostra la dualità delle cose affiancando una casa a dir poco fatiscente, squallida quasi orrorifica, ad un paesaggio idilliaco fatto di laghi, cascate e alberi bellissimi e verdissimi.
Last days però è tutto qui. Non c’è storia, non c’è passione, non c’è sentimento. C’è solo la fotografia (a dir poco perfetta) di un uomo ormai al limite della sopportazione (sopportazione della vita, delle sue gioie e dei suoi dolori, ma anche di qualsiasi altra parte di essa, pure la più semplice, come cucinare qualcosa o parlare con qualcuno). Non si riesce, insomma, ad oltrepassare il limite della noia che in alcuni punti rende stagnante il proseguimento della pellicola.

Last days è l’ultima parte di una sorta di trilogia preceduta da Gerry e da Elephant, quest’ultimo di gran lunga superiore su tutti i fronti a questo ritratto degli ultimi giorni di vita di un uomo ormai “finito”.
Di sicuro si tratta di un film di qualità (come ogni lavoro firmato Gus Van Sant) che di certo non fa storcere il naso o rimanere particolarmente delusi, ma molto probabilmente, anzi sicuramente si poteva fare di più.

Consigliato a tutti i fan dei Nirvana e di Kurt Cobain, ma soprattutto, consigliato ai fan di Gus Van Sant, perché la sua mano e il suo tocco sono riconoscibilissimi.

 

Regia: 7
Recitazione: 7
Sceneggiatura: 6,5
Fotografia: 6
Colonna sonora: 6
Ambientazione: 7
Voto finale: 6,5



 


CITAZIONE DEL GIORNO

Io sono niente: senza vita, senza anima, odiato e temuto. Sono morto per tutta l’umanità. Ascoltatemi: io sono il mostro che gli uomini che respirano bramerebbero uccidere. Io sono Dracula. (Gary Oldman in "Dracula di Bram Stoker")

 


LOCANDINA


6 commenti su “Last days

  1. A differenza tua a me non basta Gus a farmi trovare la voglia di vedere un film il cui argomento così poco mi interessa. Sempre ottima recensione comunque.

  2. egregia recensione cara collega, non potevi descrivere meglio le mie stesse impressioni sulla pellicola. del film ho apprezzato molto la performance di pitt che canticchia in stile kurt cobain un pezzo scritto da lui stesso.

  3. Da accanita fan di Kurt ti dico che il film non mi ha proprio soddisfatto!

    Speravo in qualcosa di più aderente alla realtà.

    Cmq l’ho quasi del tutto rimosso quindo non posso dire altro..

  4. Bè a me non importava della storia vera, nè tantomeno di Kurt, quindi non ho giudicato in base alla completa fedeltà o meno ^^

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