Le conseguenze dell'amore

REGIA: Paolo Sorrentinno
CAST: Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Raffaele Pisu, Angela Goodwin

ANNO: 2004

TRAMA:

Titta Di Girolamo è un uomo alle soglie dei cinquant’anni che vive in solitudine e silenziosamente in un lussuoso albergo svizzero da otto anni. Ma quale sarà il suo lavoro? Come passerà realmente le sue giornate? Cosa ha da nascondere? Secondo lo stesso Titta, ogni uomo ha i suoi segreti inconfessabili, quali saranno i suoi?

 


ANALISI PERSONALE

Devo ritenermi fortunata di essermi imbattuta qualche sera fa, facendo zapping in una delle mie notti insonni, in questo strepitoso film di Sorrentino. Non conoscevo il regista prima, se non di nome, e dopo aver visto questa sua fantastica opera seconda me ne sono letteralmente innamorata tanto da scappare a vedere anche la sua ultima fatica L’amico di famiglia altrettanto interessante, originale e a tratti geniale, ma mai come questo mini-capolavoro italiano.

Partiamo dall’attore protagonista, Toni Servillo, anch’egli sconosciuto per me che però mi ha lasciato davvero un segno indelebile e ha quasi stravolto il mio modo di concepire la recitazione. Raramente in Italia ho visto degli attori così espressivi, comunicativi e perfetti in ogni loro singola movenza, parola, espressione, sospiro…Sono rimasta estremamente affascinata non solo dalla qualità ottima della sua recitazione ma dal carisma misto ad arroganza e solitudine del personaggio che interpreta e cioè Titta De Girolamo che suole passare le sue giornate nel bar dell’albergo a fissare sconosciuti e a cercare di fantasticare su di loro anche se privo di immaginazione. Qualcuno tenta di carpire i suoi segreti, come un altro cliente che gli chiede che lavoro fa o come il proprietario dell’albergo a cui Titta versa puntualmente ogni mese la sua retta. C’è chi cerca di instaurare un rapporto amichevole, come la barista che da due anni lo saluta una volta terminato il suo turno, ma che non riceve risposta alcuna. Nemmeno l’arrivo inaspettato del fratello minore, un seduttore-viaggiatore, riesce a sollevarlo da questa sua condizione di solitudine e di silenzio quasi perenne. Lui osserva tutto, scruta con attenzione ogni movimento attorno a sé e si concede qualche distrazione solo con una coppia di anziani residenti dell’albergo come lui.

La cosa peggiore che può accadere ad un uomo che trascorre molto tempo da solo è non avere immaginazione.

Tutto questo basterebbe a mettere una certa ansia di scoprire qualcosa di più sul protagonista così flemmatico ed enigmatico, ma come se non bastasse il regista e lo sceneggiatore gli mettono in bocca mezze frasi, battutine sarcastiche e pensieri quasi filosofici, profondissimi e di inusuale bellezza che ce lo fanno amare all’inverosimile e quasi ammirare nonostante il suo aspetto e i suoi modi di fare che sfociano quasi nell’arroganza. Una delle scene che più mi ha lasciata a bocca aperta per l’estrema bellezza è quella nella quale il nostro “eroe” non riesce a dormire, perché soffre d’insonnia (proprio come me anche se in misura minore) e tramite i suoi pensieri tumultuosi spiega allo spettatore cosa si provi a soffrire di una “malattia” simile e come si tenti di superarla in tutti i modi, uno dei quali per lui, è quello di ascoltare i litigi della coppia di anziani vicini tramite uno stetoscopio. Coppia di anziani, nobili decaduti, borghesi fino al midollo con cui Titta avrà uno screzio perché scoprirà che il marito bara a poker impadronendosi in questo modo di denaro non dovutogli e umiliandolo davanti agli altri giocatori. Questo gesto non verrà ben accolto dalla moglie che si recherà da Titta dicendogli a chiare lettere, in una delle scene più toccanti della pellicola, che lui è un uomo crudele. Questa affermazione, ma soprattutto il modo in cui viene effettuata, farà incrinare qualcosa all’interno dell’animo del nostro protagonista che farà un atto inconsulto, spinto anche dall’amore per la bella barista. Egli, infatti, incaricato dalla mafia di riciclare denaro sporco tramite una banca svizzera, regalerà, anonimamente, una delle consuete e settimanali valigie piene zeppe di dollari alla coppia di anziani vicini. Il capo del clan che lo minaccia, una volta scoperta la scomparsa del malloppo, lo richiamerà a Roma chiedendo spiegazioni, che per Titta si ridurranno ad una frase così semplice ma così piena di significati al tempo stesso:

“Voi vi siete rubati la vita mia e io mi rubo la valigia vostra”.

Ovviamente questa affermazione non rimarrà impunita, ma mi fermo qui per non svelare troppi risvolti.

Mano mano che il film avanza nella sua estrema eleganza di forma e di contenuti veniamo a scoprire qualcosa su questo profondissimo e interessantissimo personaggio. Qual è il suo vero segreto inconfessabile? Che da ventiquattro anni a questa parte si fa di eroina ogni mercoledì mattina alle dieci senza mai strappi alla regola? Che vive separato da moglie e figli con cui non ha un bellissimo rapporto? Che fa il commercialista per la mafia a causa di una sua vecchia speculazione finanziaria che l’ha messo in condizione di essere ricattato dall’organizzazione criminale? O semplicemente che è un uomo ormai disabituato a vivere, attanagliato dalla solitudine e dall’insonnia? Il suo segreto inconfessabile è un mix di tutte queste cose di cui veniamo a conoscenza tramite un mix di indizi disseminati qua è là all’interno della pellicola. Alla fine la cosa più importante non si rivelerà l’aver scoperto il suo segreto inconfessabile, ma l’aver stravolto la sua consueta e a tratti noiosa vita a causa della sua voglia di assaporare momenti impedibili per qualsiasi uomo, quali il contatto umano, il calore, l’amicizia, l’amore. Ed è qui che subentra il personaggio dell’affascinante barista (una discreta Olivia Magnani, nipote della grande Anna) che riesce a smuovere l’animo ormai spento di Titta costretto ad una non vita da otto anni a causa di uno sporco ricatto.


"Perdere ad asso piglia tutto con un baro dilettante non vuol dire non essere in grado di eseguire alla perfezione un bluff ad alti livelli. Per assicurarsi una buona riuscita, il bluff deve essere condotto fino in fondo, fino all’esasperazione. Non c’è compromesso. Non si può bluffare fino a metà e poi dire la verità. Bisogna essere pronti ad esporsi al peggior rischio possibile: il rischio di apparire ridicoli."

E’ lei che riesce a svegliarlo dal suo torpore, facendo intravedere lembi del suo corpo mentre si cambia la camicetta o disdegnandolo per la sua maleducazione nel non rispondere ai suoi costanti saluti. Alla fine questo suo nuovo stimolo, questo amore-amicizia nato per la bella barista lo porterà a stravolgere la propria vita in maniera pericolosa. Ovviamente non vi dirò quale sarà il triste epilogo per il nostro Titta e né in che maniera ci arriva. Dirò solamente che l’ultima scena è di una forza visiva e di un impatto quasi esplosivo, così forte e dura e per questo priva di sottofondo musicale, dato che sono le immagini a farla da padrone. Ma in tutto il resto del film, invece, veniamo accompagnati da una bellissima colonna sonora fatta di canzoni molto veloci e adrenaliniche che fanno da contraltare alla lentezza e flemmaticità di Titta il cui occhio si accende solo quando parla, ad esempio, del suo migliore amico che non vede da vent’anni e che adesso a detta di suo fratello minore lavora per l’Enel sui monti innevati a cambiare i fili dell’elettricità. Ed è proprio a lui che va l’ultimo poetico e commovente pensiero del protagonista.

 

Tra le scene più forti si possono citare quella in cui vediamo per la prima volta Titta infilarsi un ago nel braccio, cosa inaspettata quanto brutale, e quella in cui uno scagnozzo della mafia che va a fare una “visitina” al nostro “eore”, dopo fa fuori due scomodi testimoni, padre e figlio quest’ultimo su una sedia a rotelle, cosa che rende la scena veramente dura e visivamente molto forte. Uno degli aspetti che più ho apprezzato oltre alla recitazione del grandissimo Servillo è la sceneggiatura, scarna, pulita e affascinante, ricca di pensieri profondissimi e mai banali espressi con un linguaggio elegante e accattivante. Ci sono persino delle punte di alta ironia che sembra essere l’unica nota positiva che ancora accompagna la vita di Titta. Purtroppo ho visionato questo meraviglioso film stando comodamente sdraiata nel mio letto e quindi non ho potuti prendere appunti e segnarmi le numerose parti di sceneggiatura degne di nota. Ma sono sicura che arriverò molto presto ad una seconda visione di Le conseguenze dell’amore e allora aggiornerò questo post con le migliori perle di saggezza e battute sarcastiche di Titta. Apprezzabilissime anche le atmosfere cupe e soffocanti che circondano il protagonista e l’ambientazione algida di una Svizzera fredda e incolore.

– Non sono più abituato a parlare, sono sempre solo…
– Dai, facciamo quattro chiacchiere. Raccontami qualcosa, fratellino… Quello che vuoi… Puoi anche inventare…
– Quando hai detto che riparti?
– Ti sei già rotto il cazzo, eh?
– No, era per fare quattro chiacchiere..
. 

Nel film non mancano neanche le scene d’azione, magistralmente girate, come quando Titta si reca con la sua bellissima auto alla banca per lasciare le consuete valigie piene di soldi o come quando i due scagnozzi siciliani gli tendono un agguato nella sua stanza d’albergo per rubargli la valigia e l’auto. Titta non si farà fregare così facilmente e lo scopriremo alla fine del film tramite un suo ricordo fatto di immagini adrenaliniche e potenti. Possiamo quasi definire Titta De Girolamo un misto tra il protagonista di The transporter anch’egli un uomo solo e affascinante, trasportatore di qualsiasi cosa tramite la sua bellissima auto nera e il flemmatico eroe de L’uomo che non c’era dei fratelli Coen, silenzioso e solitario con una sigaretta perenne in mano.

Si sarà capito insomma che mi sono letteralmente innamorata di questo regista, di questo attore, di questa sceneggiatura e di questo meraviglioso e stupefacente film. Una straordinaria introspezione che sfocia nel noir, che sfocia nell’ironia che sfocia nell’amore che sfocia nella voglia di vivere che è fortemente insita in ognuno di noi. Un film che è una profonda riflessione sulla solitudine e su quelle che sono, appunto, le conseguenze dell’amore, di qualsiasi tipo e natura esso sia.

Consigliato veramente a tutti senza distinzione di sorta!!!

 «Ogni uomo ha un mistero inconfessabile»

Regia: 9
Sceneggiatura: 10
Recitazione: 10
Fotografia: 8,5
Colonna sonora: 8.5
Ambientazione: 8,5
Voto finale: 9

 


CITAZIONE DEL GIORNO

Se ami una persona, lasciala andare. Se torna da te è tua per sempre, se non lo fa non è mai stata tua. (Dal film "Proposta indecente")


LOCANDINA


 

12 commenti su “Le conseguenze dell'amore

  1. Ehehe, concordo!

    Cmq, qualcuno sa spiegarmi perchè ogni tanto cambia il carattere e il colore dei commenti nonchè dei titoli dei post senza che io faccia nulla? °°

  2. Sorrentino ha stile da vendere, e si vede. Poi Toni Servillo è un attore magnifico.

    Ti consiglio di vedere anche L’uomo in più. Gran bel film anche quello.

  3. “Di Girolamo adesso placati!”

    questa frase mi è piaciuta un casino…

    grandissimo film. forse uno dei migliori del cinema italiano negli ultimi anni.

    Max

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