Lo sguardo dell'altro (post schizofrenico)

REGIA: Vincente Aranda

CAST: Laura Morante, Miguel Bosè, Josè Coronado
ANNO: 1997

TRAMA:

Che in pratica ci sta una zoccola che la da a tutti. E basta.


ANALISI PERSONALE

Partiamo col presupporre, come nel precedente post schizofrenico, che anche questa volta rientrando tardi a casa e soffrendo di insonnia, mi è capitato di vedere questo film in tv, partendo da metà primo tempo. Purtroppo mi sono persa i primi momenti di questa fantasmagorica pellicola che fa accapponare la pelle e girare le palle, e sto ancora piangendo e strappandomi i capelli (tanto sono parecchi) per non aver potuto godere appieno di questo film, così come gode appieno la sua protagonista. Che in pratica per tutto il film stiamo ad osservare sta mezza, anzi togliamo il mezza, zoccola (che poi è Laura Morante) che la dà a destra e a manca per non so quale tipo di esperimento psicologico o scommessa con se stessa e riprende tutte le sue avventure con una specie di occhio-telecamera con cui comunica e spara un sacco di cazzate per giustificare tutti i letti in cui entra. Che poi non lo fa solo nel letto ovviamente, lo fa un po’ ovunque con chiunque, a qualunque ora e via dicendo. Ma guai a pensare che sia una zoccola eh? Perché mica è detto che lo fai con tutti sei zoccola? Anzi! Questa smania di avere sempre un “oggetto” diverso dentro di sé e sintomo di qualcos’altro, di una qualche mancanza affettiva, di un desiderio di uscire dalla propria solitudine, o forse di rimanerci forzatamente? Vabè, ma tanto chissene! L’importante è che ci facciano vedere le tette e il culo di quella gran gnocca della Morante. Che poi dico io, se proprio voleva mostrare le sue beltà, non poteva recitare che ne so in un film di Tinto Brass, che sicuramente sarebbe stato almeno leggermente meglio di sta caciara de uomini e donne che se infrattano? Che poi come se non bastasse, sta donna di facili costumi (chiamiamola così va) ci tiene molto a provocare due uomini innamorati di lei. Uno che mi pare dovesse essere Miguel Bosè, ma lo dico solo perché il suo nome è nel cast, e l’altro che è un pischello che ogni giorno si va a mettere sotto la finestra di casa sua perché si è perdutamente innamorato, manco nelle favole. Peccato che nelle favole alla principessa je davano il bacio, a questa je danno altro, e che altro. Ma tralasciamo queste facili e becere trivialità, per proseguire con l’analisi di questa strabiliante pellicola che ci mostra la fatidica femme fatale estremamente provocante che tenta di ingelosire entrambi i suoi pretendenti, mettendosi un parruccone biondo che manco Olivia Newton John ai tempi di Grease e un micro-vestito attillatissimo rosso. E che ti fa conciata così? Ovviamente va a battere sulla strada insieme alle altre prostitute per vedere cosa si prova! Ma la povera donna è davvero sfortunata, proprio mentre aveva beccato un cliente brutto, grosso e pelatone, arriva n’altro energumeno vestito da donna con tanto di pailettes e trucco pesante e la porta in un androne molto caratteristico, che non si capisce se il regista vuole imitiare Almodovar o Platinette. Vabè, ma il protettore da quando in quando si mette sulla strada con le sue protette e si veste da donna? Forse che in Spagna si usa così? A sto punto sono felice di non esserci mai stata. Fatto sta che qui la malcapitata viene ripetutamente stuprata da questo’uomo vestito da donna e da altri che utilizzano ogni suo orifizio come pertugio. E lei invece di gridare o di ribellarsi che fa? Ovviamente si fa stuprare senza opporre resistenza, salvo poi andare in giro con le gambe aperte e i dolori alla schiena. Ma il pischello che è innamorato di lei, non ci sta mica a lasciarsi sfuggire una potenziale moglie, adatta proprio a fare la donna di casa. In pratica, che tanto che si impunta, che alla fine riesce a sposarla, anche se si capisce che lei lo sta facendo solo perché si è un po’ rotta di sentirlo piagnucolare. Allora lei dopo che è stata stuprata da quattro uomini ben messi, si sposa col pischello e durante il matrimonio non si sa per quale strambo motivo ridono tutti come dei mentecatti affetti da una qualche paresi facciale o da una sindrome di schizofrenia avanzata (che poi con tutto il rispetto per gli schizofrenici come me). Ridono i testimoni raccattati all’ultimo momento (perché la madre di lei non è mica d’accordo che sua figlia smetta di darla a destra e a manca e si sposi col pischello), ride persino il giudice che celebra le nozze. L’unico che non ride, perché mi sa che ha capito che se l’è presa in quel posto peggio della donna che ama, è proprio il pischello. Ovviamente il film non può mica finire così, col povero pischello che si deve piangere sta donna di facili costumi! Allora il regista o lo sceneggiatore o il paninaro che in preda a non so quale delirio ha scritto questo film, ti fa che ti mette di mezzo una bella gravidanza. La Morante è incinta, ma di chi? Vabè ma che ce lo chiediamo a fare? Diciamo che è di suo marito, così tanto per essere gentili. Solo che nemmeno l’arrivo di un bebè riesce a frenare gli istinti più reconditi di Begogna (ecco finalmente l’ho citato il nome orrendo della Morante), che alla fine si ricorda che un anno e mezzo prima ci stava pure Miguel Bosè che le faceva la corte. Allora che altro ti fa? Eh quante cose ti fa sta donna? Comunque dicevamo, che ti fa? Niente, ti fa che prende quella specie di occhio-telecamera, che comincia a starci sul belin alla seconda volta che lei se lo mette davanti alla faccia e gli parla come se fosse un animaletto o peggio ancora un peluche, e ritorna nel covo di quella specie di uomo-montagna che l’aveva violentata, per farsi giustamente una ripassatina dello stupro precedente, che forse si era dimenticata qualcosa. Stavolta però riprende tutto e alla fine, mostra la sua “scempiaggine” (per non dire “zoccolaggine”), sia al maritino che all’ex-pretendente, che dopo un anno e mezzo dico io non se poteva rifà na vita, magari anche con un’altra zoccola? Vabè, alla fine che in pratica finisce così: che quei due si rendono conto che effettivamente sta qua è na zoccola (come se prima non ci fossero stati indizi al riguardo) e la abbandonano lasciandola sola al suo destino. Ma Begogna ormai non sarà più sola, ora c’è suo figlio, che povero lui quando sarà grande molto probabilmente subirà le avances di sua madre.

VOTO: Non classificato

 


CITAZIONE DEL GIORNO

E’ come quando qualcuno ti invita ad una festa… tu non ci vai… E nessuno se ne accorge… (da "Rambo 2")


LOCANDINA

8 commenti su “Lo sguardo dell'altro (post schizofrenico)

  1. Cacchio ! Qui si rischia il C U L (T) MOVIE !

    Comunque mi hanno detto che tette e chiappe della Morante sono – udite, udite – finteeeeeeee,

    ricreate in lattice da abilissimi effettisti.

    Mecojoni !

  2. Boh! Può essere! Fatto sta che è gnocca, e se lo dico io che sono donna ed eterosessuale, un fondo di verità ci sarà! Comunque molto Cul(t), devo dire!!!

  3. E’ un film che vidi anni fa in TV. Il guaio di questo film è di essere troppo “meccanico”. Voglio dire che si può benissimo girare un film su una “ninfomane”, ma le scelte tecniche e formali dovrebbero essere altre. Ne è uscito un film “grottesco”. Anche per me non classificabile.

  4. Io trovo abbastanza singolare (e sintomatico dell’Italia misogina e mammista) che una donna splendida e sensuale come la Morante da noi faccia sempre parti da mamma nevrotica mentre poi ti arriva un regista spagnolo come Aranda e tenta di veicolare quel sex-appeal in senso cinematografico.

    Non ho mai visto il film, ma ho sempre avuto la curiosità proprio per questo motivo.

    Davide DG

  5. una delle più tonanti boiate mai viste. un film così imbecille da far sorgere il dubbio sulla reale capacità di raziocinio dell’essere umano…

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