L'ombra del testimone

REGIA: Alan Rudolph
CAST: Demi Moore, Bruce Willis, Harvey Keitel, Glenne Headly, John Pankow, Billie Neal
ANNO: 1991
 
Una donna viene interrogata da due investigatori circa l’omicidio del marito della migliore amica. Presto si scoprirà che anche suo marito è stato assassinato e così i due detective dovranno sbrogliare il bandolo della matassa e scoprire i colpevoli di entrambi i delitti.
 
Forse lo ricordiamo di più per lo strambo “La colazione dei campioni” di qualche anno dopo. Stiamo parlando del regista Alan Rudolph che in questo caso si mantiene più in anonimato e sforna una pellicola né carne né pesce che ha anche il demerito di essere a tratti molto noiosa, al di là del fatto di essere contrassegnata da elementi fastidiosi che ne limitano il gradimento, a partire da una colonna sonora più enfatica e ingombrante che mai, passando per un uso spropositato e fin troppo reiterato di retorici ed evitabili ralenti, non tralasciando inutili volteggi della macchina da presa all’interno dell’aula di interrogatorio decisamente fini a se stessi. La pellicola, infatti, gioca su due piani temporali differenti, quello del presente costituito dall’’interrogatorio, appunto, e quello del passato raccontato tramite dei lunghissimi flashback, giocando con il senso di claustrofobia che l’ambientazione dell’aula della stazione di polizia dovrebbe creare, non riuscendoci affatto, e con la spirale sempre più inarrestabile di errori commessi dalle due amiche nel loro passato recente. Si aggiunga il fatto che nonostante per tutto il tempo di questa stancante riproposizione di fatti, a tratti a dir poco banale, ci si aspetti l’arrivo di un qualsivoglia colpo di scena che risvegli l’attenzione e doni un senso alla pellicola, ciò non avviene, lasciando lo spettatore esterrefatto per la semplicità e la prevedibilità di un finale rivelatorio e a tratti stucchevole, nonché decisamente telefonato.
Un poliziesco senza alcun spessore che si limita a mostrare la parabola discendente di due donne contraddistinte al tempo stesso dal forze e debolezze e in qualche modo vittime di entrambi i mariti, seppur in maniera del tutto differente: si potrebbe descrivere così tutta l’essenza de “L’ombra del testimone”, dal titolo originale molto più indicato e ficcante “Mortal thoughts”. Nonostante il cast stellare, comunque, anche sotto questo punto di vista non possiamo godere di interpretazioni particolarmente brillanti o entusiasmanti. Spicca un Bruce Willis più antipatico e odioso che mai, accanto alla sempre bellissima, seppur ignobilmente pettinata Demi Moore. Il primo è la vittima, la seconda dovrebbe essere la testimone del delitto. Qualcosa nel suo racconto, però, non convincerà il detective Harvey Keitel, qui chiamato ad interpretare uno dei personaggi cinematografici più inutili e incolori della storia, riuscendo comunque a fare un lavoro più che decente, donandogli qualche espressione particolare e comunicativa.
Ciò che ci rimane è un giallo sbiadito dai contorni sbavati che non disturba eccessivamente, ma, colpa forse ancor più grave, non provoca alcun tipo di piacevole sensazione o minimo gradimento.

Pubblicato su www.livecity.it

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