L'orgoglio degli Amberson

REGIA: Orson Welles

CAST: Joseph Cotten, Anne Baxter, Agnes Moorehead, Tim Holt, Dolores Costello, Ray Collins, Richard Bennett
ANNO: 1942

TRAMA:

George Minafer Amberson è il figlio unico e viziato di una ricchissima famiglia di aristocratici terrieri. Alla morte di suo padre, la sua adorata madre Isabella vorrebbe sposare l’amico di sempre Morgan, un nuovo ricco, ma il figlio si oppone strenuamente. Questo atteggiamento, unito all’incapacità della famiglia di adattarsi ai tempi che cambiano, li condurrà verso la rovina economica e non.

 



ANALISI PERSONALE

Uno straordinario affresco familiare che racconta l’epopea di una società che subisce i cambiamenti del tempo e soccombe se non vi si adegua. Purtroppo mutilato di molti minuti e completamente stravolto nel montaggio, a causa di una temporanea assenza del grandissimo regista di cui la RKO approfittò persino per stravolgere il finale facendolo girare da Freddie Flick, che lo rese un po’ più debole e meno incisivo. Nonostante questi inconvenienti, di cui Welles continuò a lamentarsi per anni e che forse hanno cambiato il suo modo di vedere e di fare il cinema, L’orgoglio degli Amberson rimane un film importantissimo, un grandissimo esempio della maestria e del talento dell’insuperabile Orson Welles.
Il protagonista è un bambino e poi un ragazzo molto viziato, egoista e pieno di sé, come ci mostrano le prime straordinarie sequenze che dapprima indugiano sui cambiamenti che la società stava cominciando a subire col passaggio da un secolo all’altro (la pellicola è ambientata tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900), e poi si concentra su questa ricchissima famiglia di aristocratici terrieri, che faticano ad adeguarsi ai cambiamenti dettati soprattutto dalla rivoluzione industriale. Loro sono gli Amberson: il nonno, la figlia Isabella (Dolores Costello), suo fratello Jack, suo marito, la cognata Fanny e il piccolo George, che sin da piccolo va in giro in calesse mostrando i suoi boccoli e i suoi vestiti eleganti e che diventa una furia se solo si nomina sua madre. Una sorta di attaccamento morboso accompagnato dall’orgoglio di appartenere ad una famiglia in vista e sicuramente superiore economicamente e socialmente alle altre. Motivi che le attirano sia simpatie che antipatie, tanto che
alcuni personaggi che assistono alla loro ascesa e alla loro discesa poi, continuano a commentare dall’esterno le vicende che la vedono come protagonista. Il narratore però è uno solo, lo stesso Welles, che centellina le sue parole, ma ci fa comprendere i meccanismi più profondi dei singoli personaggi e delle loro motivazioni, ma anche di un periodo storico ben preciso e molto interessante, che vide il passaggio dal calesse all’automobile, ma non solo.

Morgan (Joseph Cotten), e di rimando sua figlia Lucy (Anne Baxter) di cui George (Tim Holt) si innamora sopprimendo però il suo sentimento pur di impedire a sua madre di risposarsi, è proprio colui che rappresenta l’antitesi degli Amberson, è un cosiddetto “nuovo ricco”, appartenente alla nascente  borghesia industriale, un costruttore di automobili. Automobili che vengono quasi derise da Geroge che preferisce continuare a spostarsi in carrozza, nonostante sia nettamente più scomodo e sconveniente sotto vari punti di vista. Se vogliamo, alcuni atteggiamenti e caratteristiche di questo personaggio possono ricordare il possente Charles Foster Kane di Quarto potere, ma questo è l’unico punto di contatto con quel grande capolavoro che è il primo lungometraggio di Welles. Con L’orgoglio degli Amberson siamo su un territorio del tutto diverso, ma non per questo possiamo negare di essere di fronte ad un film straordinario, che riesce ad emozionare forse più del succitato capolavoro, nonostante ci lasci con un po’ d’amaro in bocca per quel finale stravolto che, nonostante tutto, non intacca l’altissima qualità della pellicola.
Con il solito interessante e fantastico gioco di luci e di ombre, Welles riesce ad incantare e allo stesso tempo immobilizzare lo spettatore colpito dai possenti primi piani, dalle inquadrature inusuali (all’inizio i personaggi sono ripresi dal basso, non ad altezza naturale, cosa che ce li mostra nella loro grandezza e irraggiungibilità; poi la camera si alza, man mano che la famiglia prosegue nella sua parabola discendente e ce li mostra alla nostra altezza, al nostro livello), dalle prove recitative (spicca su tutti la fantastica Anges Moorhead nel ruolo della zia Fanny c
he impazzisce dopo aver perso tutto) e soprattutto dalla possente, solida e compatta sceneggiatura.
L’orgoglio degli Amberson è insomma una drammatica ed intensa saga familiare che non si limita a raccontare le disgrazie e le sciagure di Geroge che alla fine è costretto a rinunciare al suo orgoglio per continuare a vivere, ma che ci descrive perfettamente e quasi minuziosamente un periodo storico importantissimo, proprio attraverso gli occhi e gli atteggiamenti di questo ragazzo e di tutti coloro che lo circondano.

VOTO: 9/9,5


 


CITAZIONE DEL GIORNO

Quei due piuttosto che averli alle spalle è meglio averli di fronte, in posizione orizzontale… possibilmente freddi. (da "Per qualche dollaro in più", 1965)


LOCANDINA

15 commenti su “L'orgoglio degli Amberson

  1. Casualmente ho parlato di questo film (e di Welles in generale) ieri sera, con un caro amico che probabilmente presto passerà a commentare. ^^

    Cmq film grandissimo. Rimane, forse, l’amaro in bocca per un finale che è stato girato (praticamente) dai produttori e diverso, invece, dalle idee del regista.

    Un saluto

    Chimy

  2. Già, chissà come sarebbe stato il finale di Welles. Rimane comunque il fatto che si tratta di un grande capolavoro.

  3. magnifico. a mio parere ancor più bello di quarto potere. nonostante i tagli alla pellicola e kil martirio a cui è stata sottoposta la bobbina.

    mario

  4. Oddio, più bello di Quarto potere non direi, almeno secondo me. Comunque questo se gli è inferiore, e sottolineo se, lo è davvero di pochissimo. Ripeto, restano comunque due grandissimi capolavori.

  5. Un film indimenticabile bello come tutti i film di Orson Wells. Lo metterei appena appena sotto Storia immortale, L’infernale Quinlan, Rapporto confidenziale. Al pari della Signora di Shangai e Otello. Naturalmente Quarto potere rimane per me il suo miglior film.

  6. Ottimo post! un grandissimo film! un vertice assoluto ma… i miei Welles preferiti sono “Quinlan”, “Storia immortale” e “F per Falso” :))

    Un abbraccione, a presto

  7. Stefano, ho deciso che con Welles procederò in ordine cronologico. Non so è una fissa che mi è venuta ultimamente!!!

    Gahan, come darti torto? ^_-

  8. Che dire su:”l’orgoglio degli amberson”,

    Orson Welles è stato un indiscutibile

    genio del Cinema e dopo “Quarto potere” era difficile proseguire.

    Questa volta lui è nelle vesti di narratore e pensa più alla regia e realizza un Film epocale con una struttura solida e maestose

    scenografie che rendono il tutto memorabile.

    Welles ci racconta questa storia di questa famiglia che si autodistruggerà proprio per l’orgoglio.

    Da segnalare la fotografia in bianco

    e nero e la direzione degli attori,

    sopra a tutti uno strepitoso Joseph Cotten.

    Il Film è un capolavoro,ma inferiore

    al suo primo Film,ma si ha l’impressione che si è di fronte a un Film incompiuto perché ci misero le mani i produttori della RKO stravolgendolo e il montatatore

    Robert Wise,che dopo divenne regista

    anche lui di indubbia fama,lo fece a modo suo e il regista non l’ha mai riconosciuto.

    Certo rimane l’atmosfera malinconica

    e il finale amaro.

    Saluti a tutti e un bacio a Ale!

  9. mmciak, un saluto anche a te!!

    Mash, chissà come sarebbe stato il finale di Welles!!!

    shiva, sono onorata di far parte della gente che sputtanerete!! 😛

    Claudio, già e non solo di produttori, purtroppo…

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