Lost 1×23-1×24

Ultimo doppio episodio della prima stagione, presenta ben quattro scenari: l’isola (tra la spiaggia e le grotte), la zattera, la Black Rock e, infine, i flashback. Si apre con l’occhio del piccolo Aaron. Claire non sa come gestire la situazione di minaccia imminente, soprattutto col bambino che non smette di piangere. Charlie chiede a Sayid una pistola per proteggere la ragazza, ma Sayid si oppone ricordandosi dell’affare di Ethan. Nel frattempo Kate, Jack, Hugo, Locke e Danielle, insieme al mitico signor Artz, arrivano alla famosa Black Rock, quella che tanto ci ha fatto penare nel corso delle stagioni, circa la sua provenienza e il suo ritrovarsi nel bel mezzo della giungla. Artz e Hugo, un po’ paurosi, rimangono fuori, mentre gli impavidi Jack, Locke e Kate entrano alla ricerca di dinamite. L’interno non è dei più confortevoli, ci sono un mucchio di ossa e di scheletri ovunque: sono gli schiavi, così come interpreta (giustamente) Locke. All’esterno il signor Artz, ammorba Hugo sulle sue lamentele circa l’esistenza di “cricche” e gruppetti tra i vari losties. Poi, quando cerca di insegnare agli altri come maneggiare i candelotti, assistiamo ad un’altra delle scene più mitiche e famose di “Lost”: la rocambolesca morte del povero professore pedante e tedioso.

Sulla zattera, Sawyer, Jin, Michael e Walt proseguono il loro viaggio di fuga dall’isola, con James che significativamente canta “Redemption song” di Bob Marley. L’isola è proprio un luogo di redenzione, e sembra che gli autori ce l’abbiano suggerito sin dall’inizio per bocca di uno dei personaggi più emblematici dello show sotto questo punto di vista. Subito dopo, però, dà dimostrazione della sua natura di simpatica canaglia: spulcia i messaggi che i vari losties hanno imbottigliato per farli arrivare ai propri cari. Ci viene riproposto il solito simpatico scambio di nomi tra Scott e Steve e poi si fa un ironico riferimento alla scarsa conoscenza che hanno ancora i vari losties delle proprie rispettive vite prima di arrivare sull’isola: James si imbatte nel biglietto di un certo Hugo che possiede un patrimonio di milioni di dollari. Non sa ancora che si tratta di Hurley! Sull’isola, invece, Jack e Locke, i due protagonisti/antagonisti di “Lost” cercano di prendere i candelotti che gli servono e l’uomo di fede ha anche la presenza di spirito di giocarci su: “Hai mai giocato all’allegro chirurgo?”, e lo chiede proprio a Jack? Il dottore comunque si propone come unico trasportatore dei candelotti, mentre John suggerisce di dividerseli. Come al solito Kate si intromette, offrendosi volontaria per il trasporto. Se la giocheranno a sorte, e i due sfortunati saranno la fuggitiva e il “miracolato” dall’isola. Jack, però, da vero eroe gentiluomo (a volte in maniera un po’ stucchevole bisogna dirlo), ci riserva una bella sorpresa, prendendo di nascosto lo zainetto destinato a Kate e sobbarcandosi l’onere di portare i candelotti della ragazza, a sua insaputa. Praticamente se non avesse agito così, molto probabilmente Kate avrebbe fatto la stessa fine di Artz! Un vero peccato per i numerosi detrattori di questo personaggio così tanto discusso.

Dall’altro lato, invece, la Rousseau arriva sulla spiaggia e si avvicina a Claire, mostrandole dei significativi graffi sul braccio. La ragazza ha come un flash in cui ricorda di essere stata lei a farglieli. Cosa vorrà dire questo? La sua scomparsa e il suo rapimento hanno a che fare con la francese, o c’è qualcos’altro sotto? Ecco uno dei numerosi misteri che ci vengono posti lungo questo tortuoso e affascinante cammino da parte degli autori. Claire, allora, disperata, prega Charlie di riportarle il suo bambino e per la prima volta pronuncia il suo nome. D’istinto decide di chiamarlo Aaron, quel bambino che tanto ci ha fatto arrovellare con la sua presunta natura “speciale”. La cosa più importante, però, è che Charlie, aiutato da Sayid, riesce a recuperare Aaron, accanendosi poi con la Rousseau che aveva pensato di scambiarlo per la sua Alex. La donna non si lascia scappare l’occasione di lanciare un altro mistero: dice di aver sentito gli altri sussurrare di volere un bambino. Ma quale bambino? Walt o Aaron? Ma soprattutto, alla luce della natura di questi sussurri, svelata solo nella sesta stagione, cosa avrà significato questo in particolare? Alle grotte, invece, Sun cerca di consolare Shannon per la morte del fratello Boone, poi si lancia in un’interpretazione del significato dell’isola e della loro presenza su di essa: “Secondo te quello che ci sta succedendo è una punzione?”. “E chi sarebbe a punirci?”, le risponde la biondina. “Il destino”, dice la coreana, chiamando in causa un altro dei temi fondamentali di Lost. “Nessuno ci sta punendo, non esiste il destino”, dice una scoraggiata Claire, non sapendo quanto è vicina al vero, inerentemente a ciò che sta accadendo loro. Hugo, invece, a “passeggio” con Locke e Jack che trasportano la dinamite, e Kate che crede di farlo, si lancia in varie ipotesi sul contenuto della misteriosa botola, avvicinandosi con qualche idea (soprattutto riguardante il cibo), mentre Locke pensa che all’interno ci sia “la speranza”. Un’interpretazione da brividi, soprattutto considerando quello che avverrà dopo, nel corso delle successive stagioni. E’ anche questa, infatti, la magia di “Lost”, riuscire ad emozionare e a far riflettere anche durante successive visioni.

Dopo questo momento “filosofico” a portare un po’ d’azione di pensa il fumo nero (forse il mistero più grande in assoluto dello show) che trascina con sé un Locke incuriosito e per niente impaurito, poi salvato in extremis da Jack e Kate accorsi in suo aiuto. L’uomo di fede dice a Jack di lasciarlo andare perché è sicuro che “non gli succederà niente”, quasi come se sappia che il fumo nero non può ucciderli! Del resto è stato Locke il primo ad avere sentore della natura e dei segreti di quest’isola straordinaria. Il dottore però si arrabbia, ma Locke continua a dire che si è trattato di un test, andando a sottolineare l’assunto principale di quest’opera “telefimica”: lui è un uomo di fede, mentre il dottore è un uomo di scienza, aggiungendo poi: “Siamo stati trascinati qui per uno scopo. Ognuno di noi è stato PORTATO qui per una ragione”. Il dottore gli chiede sarcasticamente chi possa essere mai stato a portarli lì e riceve una risposta sorprendente e quasi rispondente al vero: “L’isola”, dice Locke. Ancora una volta è stato il primo a risolvere quasi interamente uno dei tasselli fondamentali del rebus lostiano. Il dialogo si conclude con un momento che fa brillare gli occhi e tremare i cuori, alla luce del percorso intrapreso da entrambi i personaggi. Jack dice a Locke di non credere nel destino, ma l’uomo gli risponde: “Si invece. Solo che ancora non lo sai”. Anche sulla zattera assistiamo all’importanza del lato umano di tutti i personaggi di Lost e del loro percorso formativo: Michael restituisce a Jin il famoso orologio della discordia (quello per il quale nei primi episodi si erano picchiati pesantemente). Il coreano però glielo regala con un sorriso, segno questo del fatto che sono diventati amici e hanno costruito un rapporto di rispetto reciproco. Anche Sawyer dà soddisfazioni da questo punto di vista, quando Michael gli chiede come mai sta rischiando la vita andando con loro sulla zattera: “O vuoi morire, o sei un eroe”, gli dice. Sawyer risponde subitaneamente di non essere un eroe, ma nel corso del tempo ci darà numerose dimostrazioni del contrario. Ad esempio quando arrivano degli apparenti soccorsi che in realtà si rivelano tutt’altro: degli strani uomini a bordo di una barchetta rapiscono Walt. Sawyer non ci pensa due volte a sparare nel buio, prendendosi una pallottola nella spalla, finendo in mare insieme a Jin e a Michael, mentre la zattera va completamente a fuoco. Si tratta di un momento molto importante perché è la prima volta che abbiamo un contatto visivo con i tanto nominati “others”! Essendo l’ultimo episodio della stagione, poi, i flashback sono collettivi e ritraggono le azioni, i pensieri, le sensazioni di tutti i protagonisti poco prima di salire sul fatidico Oceanic 815. Tramite i paralleli tra ciò che erano poco prima di cominciare quest’avventura e ciò che sono diventati o stanno diventando a pochissimo tempo di distanza, in seguito all’esperienza unica e fantastica dell’isola, vediamo tutti i loro cambiamenti e la loro evoluzione.

Tra i tanti esempi che si potrebbero addurre c’è l’episodio di Jin che si reca nel bagno dopo che Sun sbadatamente gli ha versato del cibo addosso e si imbatte in uno scagnozzo di suo suocero che gli dice: “Tu non sei libero. Non lo sei mai stato. E mai lo sarai”. Ecco che allora l’isola ha fatto ciò che sembrerebbe impossibile nella vita reale: ha donato a Jin la libertà che apparentemente non avrebbe mai potuto avere. Charlie, invece, si ritrova in una stanza d’albergo a lottare con la donna con cui ha passato la notte per una misera dose di eroina. Sull’isola, invece, si ritroverà a lottare per qualcosa di molto più importante, il ritrovamento del piccolo Aaron, rapito poco prima dalla francese. Mentre Walt e Michael, nel racconto pre-isola, sono dei perfetti sconosciuti che mal si sopportano a vicenda, nel dopo-isola li ritroviamo ad assumere pienamente il ruolo di padre e di figlio. Infatti, l’altro grande leitmotiv del telefilm è senza ombra di dubbio l’emblematico e significativo rapporto padre-figlio e non solo nel senso consanguineo del concetto, basti pensare a ciò che hanno rappresentato Locke e Jack l’uno per l’altro, con l’iniziale rifiuto dell’”autorità paterna” da parte del dottore, fino alla consapevolezza della saggezza e dell’utilità degli insegnamenti ricevuti. Il tutto si conclude con un emozionantissimo incontro/scontro di quasi tutti i losties a bordo dell’815, accompagnato dalle magnifiche, malinconiche e struggenti note di Giacchino, che poi si trasformano in un ritmo cadenzato e angoscioso quando cambia lo scenario: ci ritroviamo sull’isola con Jack e Locke che hanno fatto saltare la botola. Stiamo assistendo all’indimenticabile e geniale inquadratura dei due uomini affacciati sulla botola, con la telecamera che man mano si allontana da loro per sprofondare nell’oscurità. Uno dei cliffangher più straordinari che si siano mai visti sul piccolo schermo!

Pubblicato su www.supergacinema.it

8 commenti su “Lost 1×23-1×24

  1. Io aspetto il cofanetto per rivedere tutto Lost, e magari ci scappa qualcosa nel blog, non so…Certo che tutto sembra preistoria, ma un'analisi attenta degli episodi passati può essere utile.

  2. Io ricordo il bellissimo pilot, ma tutto il resto sembra esser stato "fuffa": avevano in mente il finale già dall'inizio, poi hanno inserito quello che sappiamo entrambi e non sono stati più capaci di uscirne. A conferma di ciò ti ricordo che non sapevano nemmeno quante stagioni doveva durare, anche se la ABC aveva programmato tutto e concessi tutti i favori.

  3. Bè, su Lost ci troviamo in totale disaccordo. Per me non è stato affatto "fuffa", poi sinceramente se avevano pensato a tutto prima o meno a me non interessa affatto. A me interessa quello che vedo e le sensazioni che mi trasmette.

  4. Si, ma che "fuffa", dovevo aggiungere. Peccato solo che solo alcuni dei misteri siano stati risolti. Mi sa tanto che ci sarà un film sequel…

  5. A me non interessava tanto della risoluzione di tutti i misteri (che poi secondo me sono stati risolti quasi tutti e gli altri sono interpretabili dallo spettatore), quanto la costruzione della storia, dei personaggi, le emozioni, ecc…Spero che non ci sia un film comunque, di solito queste operazioni sono puramente commerciali e deludono sempre.

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