L'ultimo bacio VS The last kiss

UNA BUGIA DETTA A FIN DI BENE E’ COMUNQUE UNA BUGIA?

Dopo il successo di “Come te nessuno mai”, Muccino si fa notare da critica e pubblico con il pretenzioso “L’ultimo bacio”, storia di trentenni eterni ragazzini che vengono completamente schiacciati dal peso delle responsabilità reagendo ognuno a modo suo.

Il fulcro del racconto è il tradimento di Carlo (Stefano Accorsi) ai danni della sua compagna Giulia (Giovanna Mezzogiorno) da cui aspetta una bambina. Per il 29enne, pubblicitario, sarà l’inizio di un’instabilità emotiva e di un’incertezza atavica che lo faranno cedere alle lusinghe di una diciottenne “lolitesca”, Francesca (Martina Stella alla sua prima apparizione cinematografica), conosciuta al matrimonio di uno dei suoi migliori amici, Marco (Pierfrancesco Favino) caduto sotto il peso delle convenzionalità sociali e di coppia.

Gli altri componenti del gruppo sono Paolo (Claudio Santamaria) ossessionato dalla sua ex-ragazza che lo ha lasciato, desideroso di abbandonare la sua vita vuota, vissuta nella gestione di un’attività di famiglia che gli va stretta, e oppresso dalla malattia terminale del padre; Adriano (Giorgio Pasotti), sposato con un figlio di sei mesi, ma completamente disinteressato a sua moglie che ha cominciato ad odiare; Alberto (Marco Cocci), che cambia donna ogni giorno e prende la vita così come viene senza farsi troppi problemi.

Trentenni sull’orlo di una crisi di nervi dunque, anche se Muccino butta un occhio, macchiettisticamente e quasi irrealisticamente su un’altra generazione, quella dei cinquantenni come il padre e la madre di Giulia (Luigi Diberti e Stefania Sandrelli), rendendoli portatori di luoghi comuni quasi insopportabili: la coppia ormai navigata che non ha più dialogo, la donna che comincia a sentire il peso degli anni e a cercare nuove emozioni magari in relazioni clandestine (con un Sergio Castellitto al limite del ridicolo), le urla e gli strepiti con conseguenti lanci di vasi e oggetti vari, ecc…

Ma il luogocomunismo accompagna anche il tratteggio di ciascuna figura che si muove su questa scacchiera fatta di isterismi esagerati e pretenziosità registiche (Muccino sa girare un pianosequenza e sa come avvolgere i suoi personaggi, però forse lo fa in maniera forzata e costruita), visto che le donne sono descritte come delle arpie acide e possessive (come la moglie di Adriano o Giulia), oltre che antipatiche e in alcuni casi malefiche (come l’ex-ragazza di Paolo), se non ingenue (come Francesca); mentre gli uomini sono visti come degli eterni ragazzini che non decidono a mettere la testa a posto, come se l’unico modo di mettere la testa a posto fosse sposarsi e mettere su famiglia. Ed ecco che chi non si allinea a questo pensiero viene visto come un eterno Peter Pan da rimettere sulla retta via, come succede con Carlo.

Tutti gli altri continuano a cercare un senso alle proprie vite organizzando un viaggio in Africa a bordo di una roulotte, senza rendersi conto, così come dice la moglie di Marco, che “la normalità è la vera rivoluzione”. Sperando che non sia affatto così, a noi spettatori non resta altro che divertirci di quando in quando con qualche sfuriata al limite dell’assurdo tra le varie coppie “scoppiate” che appaiono sullo schermo, e di quando in quando tapparsi le orecchie per l’eccessività delle urla con cui i protagonisti si comunicano sentimenti, emozioni e sensazioni.

“L’ultimo bacio” è infatti un film urlato, con una sceneggiatura piena zeppa di dialoghi quasi assurdi e insostenibili che termina anche con uno sfiancante e risibile quadruplo finale in cui si sfiora l’infantilismo, della serie: se tu mi hai tradito, allora quasi quasi anche io…

 

 

LA VERITA’ A TUTTI I COSTI, OVVEROSSIA UN’AMERICANATA ITALIANA

Se già con l’originale non avevamo un prodotto totalmente apprezzabile, che sfiorava senza tuttavia mai raggiungerla, la sufficienza, figuriamoci cosa può succedere con il remake di cui sicuramente non c’era alcun bisogno, ma che è stato realizzato seguendo una moda che vede nel cinema italiano di genere un prodotto da seguire e imitare.

Alla regia abbiamo il televisivo Tony Goldwyn che molto probabilmente ha meno talento registico di Muccino, ma perlomeno non esagera col manierismo fine a sé stesso e il nostro regista prestato agli States figura in veste di produttore e sicuramente di supervisore. Al posto della valente, anche se esagerata, Giovanna Mezzogiorno abbiamo un’inconsistente Jecinda Barret che non riesce ad avere lo stesso carico emotivo e a trasmettere lo stesso pathos, seppur a volte irritante, dell’attrice italiana. Nei panni di Stefano Accorsi, forse il più misurato tra i componenti del cast dell’originale, se non per certi versi inespressivo, abbiamo il solitamente simpaticissimo Zach Braff che tutti noi abbiamo apprezzato e amato nella nota ed esilarante sit-com “Scrubs”. Qui lo ritroviamo in un ruolo inedito che molto probabilmente non gli calza a pennello, rendendolo quasi sconosciuto agli spettatori che avevano imparato ad apprezzarne le doti recitative ed espressive. Per sostituire la sensuale e lolitesca Martina Stella, ragazzina quasi ingenua e tenera, è stata chiamata Rachel Bilson già famosa per la sua partecipazione al telefilm “The OC”, qui ben più grande e smaliziata della sua progenitrice.

Al di là delle differenze inevitabili in fatto di cast (i genitori sono interpretati niente poco di meno che da Tom Wilkinson e Blythe Danner e l’amico vessato da problemi matrimoniali ha il volto del bravissimo Casey Affleck, sicuramente il migliore della pellicola), è proprio la sostanza, più che la forma, a cambiare in questo remake americano, che ci presenta dei trentenni completamente diversi da quelli dell’originale, per certi versi più maturi (ad esempio se nell’originale Giorgio Pasotti lasciava moglie e bambino e partiva in viaggio con i suoi amici, qui Casey Affleck ritorna indietro per prendersi cura di suo figlio), ma molto probabilmente ancora più stereotipati. Ed è così che se nell’originale l’addio al celibato di uno di loro veniva festeggiato a base di bunjee jumping, qui vengono chiamate in causa due spogliarelliste che si esibiscono in una perfomance dai toni decisamente lesbo. Lo stesso tema del viaggio, ne “L’ultimo bacio” visto come via di fuga dalle responsabilità della propria crescita e come ricerca di un vero senso della vita, qui non ha nessuna connotazione, non se ne comprendono a fondo le dinamiche come avveniva nell’originale dove, a dirla tutta, erano tutti i personaggi ad avere un’approfondimento (negativo o positivo che fosse) e uno spessore, mentre qui sembrano tutti di carta velina, a cominciare dai genitori la cui crisi non viene compresa a fondo, come nel primo film, fino ad arrivare a ciascun componente del gruppo di trentenni in lotta con la propria vita e le proprie responsabilità.

Se ci aggiungiamo un finale completamente stravolto (non che l’originale fosse poi così accettabile), in cui al pentito Zach Braff viene suggerito che dire la verità a tutti i costi è l’unica cosa da fare (mentalità tipicamente buonista e americana che porterà ad una sequenza decisamente sfiancante nella sua stucchevolezza) e in cui si abbandona anche quella sorta di spirito sornione e furbastro con cui si concludeva “L’ultimo bacio”, non possiamo che asserire che a conti fatti se proprio dovete scegliere tra quale dei due film visionare, sarebbe meglio optare per la pellicola italiana che offre attori migliori e un minor numero di luoghi comuni.

Pubblicato su www.supergacinema.it

14 commenti su “L'ultimo bacio VS The last kiss

  1. Io preferisco di gran lunga quello americano, anche se la tua analisi mi ha fatto riflettere molto su alcuni passaggi della pellicola.

  2. Premesso che l’Ultimo Bacio è proprio l’emblema del cinema italiano più orrido non capisco perchè necessariamente un remake debba essere peggio dell’originale (“figuriamoci cosa può succedere con il remake”), ci sono casi in cui il remake è meglio dell’originale.

    Ti dirò di più nemmeno del bellissimo Infernal Affairs si sentiva il bisogno eppure Scorsese è riuscito a fare ancora meglio!

  3. Cine, alla fine è questione di gusti. Pur non avendo apprezzato nessuno dei due, se dovessi scegliere di rivederne uno, la scelta ricadrebbe sull’originale.

    Cine, diciamo che è abbastanza raro che il remake superi l’originale, anche se ovviamente possono esserci delle eccezioni. Poi non so, tu lo hai visto questo remake?

  4. Secondo me dipende sempre da CHI fa il remake e non dal fatto che sia un remake in sè.

    Questo in particolare non l’ho visto ma min interessava per via della sceneggiatura (pur non originale) del bravo Haggis

  5. Si, su questo non ci sono dubbi, la paternità della pellicola è sempre molto importante. A me The last kiss è piaciuto veramente pochissimo anche, e forse soprattutto direi, per la sceneggiatura.

  6. Ottima analisi. Per quanto mi riguarda, nel caso in esame, un remake era impossibile tanti erano gli elementi “italici” impossibili da riprodurre nell’ambiente e nella mentalità americana. Zach Braff è sempre eccezionale!

  7. L’affetto che ho per Zach Braff è innegabile, ma il personaggio che interpreta in questo film non sono riuscita proprio a digerirlo.

  8. A dire la sincera verità quello di Muccino non riesco mai a finirlo (troppo nevrotico e inconcludente) e non riuscirò di conseguenza a sottopormi al remake.

    In ogni caso, secondo me -ma questo è un parere squisitamente personale- il regista del primo -e produttore/supervisore del secondo- credo sia uno dei più sopravvalutati artisti italiani, nessuno dei suoi film mi ha mai convinto e anzi, quasi tutti cavalcano una certa onda di noia.

  9. Verdoux e Assurdinaa, diciamo che ci troviamo decisamente d’accordo. Anche a me Muccino non piace assolutamente come regista, anche se sostanzialmente non è un incapace…

  10. Non no ho visto il remake, ma notando cosa ne hai scritto, evito volentieri. E poi sono d’accordo: già l’originale non mi sembra davvero nulla di che. Storiellina creata per incantare il simpatico pubblico italiano (ma che arrabbiare la critica), dove l’unica cosa che si salva, come hai precisato, sono proprio gli attori che, seppur incastrati in parti ridicole (pecca che ha anche il nuovo film di Tornatore “Baarìa”), riescono a recitare in maniera fin troppo decente. “L’ultimo bacio” non credo sia il peggior film di Muccino (“Sette anime” li “batte” tutti), ma insomma, non è nemmeno tutta questa gran cosa.

  11. Io non ricordo nemmeno se la prima volta lo vidi al cinema o meno…non ne ho idea. Comunque secondo me il remake è molto peggio, ma è solo il mio modesto parere…

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