M il mostro di Dusseldorf




REGIA: Fritz Lang

CAST: Peter Lorre, Ellen Widmann, Inge Landgut, Otto Wernicke, Gustaf Grundgens

ANNO: 1931

 

TRAMA:

 

La piccola Elsie viene avvicinata da un passante che le offre un palloncino. Il giorno dopo viene trovata morta nel parco. E’ la nona vittima di un sadico assassino che ammazza e, probabilmente, sevizia, le bambine di una città tedesca. A braccarlo sia la polizia che brancola nel buio e procede a rilento a causa di problemi burocratici, sia la malavita del paese che ci tiene a mantenere l’ordine e a far sì che la polizia non entri nei loro affari.

 

  


ANALISI PERSONALE

 

Grandissimo thriller-noir, M il mostro di Dusseldorf, che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Gli assassini sono tra di noi, titolo che fu osteggiato dal nascente partito nazista, costituisce forse il primo esempio di film incentrato sulla figura di un terribile serial killer e sulle indagini atte a smascherarlo. Dobbiamo quindi al grande Lang e a questa sua straordinaria pellicola, tutta una serie di film che col tempo hanno costituito un vero e proprio genere. Prima pellicola del regista che si avvale del sonoro, M costituisce un perfetto connubio tra l’espressionismo muto tedesco e la nascente tecnica del sonoro. Privo di una vera e propria colonna sonora, il film si avvale di un espediente agghiacciante che caratterizza lo spietato assassino che ogni volta che si avvicina alle sue vittime comincia a fischiettare un motivetto tratto da Peer Gyant, motivetto che condurrà l’assassino vero il suo amaro, ma giusto destino. Il protagonista, che in realtà costituisce solo un trampolino di lancio per descrivere e narrare quella che effettivamente è la vera protagonista della pellicola e cioè la società tedesca agli albori del nazismo, non pronuncia parola se non nel potentissimo ed efficacissimo finale che lo vede di fronte ad un tribunale di criminali che lo giudicano senza rivolgersi alle competenti autorità. Qui tutte le potenzialità espressive del grandissimo Peter Lorre fanno capolino in quella che può essere considerata una delle interpretazioni più importanti e incisive della storia del cinema. L’aspetto quasi innocente e innocuo dell’attore, unito al monologo quasi straziante nel quale il mostro racconta della sua “malattia”, del diavolo che lo possiede e lo costringe e a compiere le terribili azioni che ha compiuto, riesce a coinvolgere non solo per l’alta qualità della recitazione, ma anche e soprattutto per il contesto in cui è inserito, contesto che ci porta verso più ampie riflessioni come possono essere quella sulla pena di morte, sull’ammissibilità di un giudizio da parte di persone non competenti, sul tema della giustizia in generale. Come può una giuria composta di criminali pretendere di essere in grado e di avere il diritto di giudicare un altro criminale? Le risate quasi malefiche di questo folto gruppo di delinquenti, uniti ai primissimi piani dei loro volti che ce ne mostrano i difetti e le debolezze (Lang ha asserito che alcune delle comparse utilizzate per la giuria, erano dei veri e propri criminali), ci fanno quasi più orrore del vero e proprio mostro posto in ginocchio davanti a loro. Lang, infatti, decide di non lasciare il terribile assassino nelle mani di una giustizia fittizia e sbagliata e fa terminare la pellicola con l’arrivo della polizia, una volta tanto in perfetto orario, che consegna il criminale nelle mani della vera giustizia. Del resto, anche le forze dell’ordine escono con le ossa rotte da questo racconto macabro di una società complessa e piena di contraddizioni. Rallentati da inutili e stupidi problemi burocratici, interessati alla carriera e all’avanzamento di grado, colti da uno spirito di rivalità che non fa altro che renderli ancora più ridicoli (particolarmente interessanti a questo proposito le figure dei due poliziotti che si occupano delle indagini), i poliziotti arrivano allo smascheramento del mostro solo dopo i più efficienti e veloci delinquenti della città, aiutati anche dai barboni e dai mendicanti. Ma la valenza sociale ed etica della pellicola non è assolutamente l’unico pregio di questo capolavoro, proprio perché il grande Lang ha firmato una regia davvero molto importante e ricca di straordinari piano-sequenza e di altre sequenze indimenticabili, come quella della scoperta dell’assassino dell’ultima vittima (un palloncino incastrato in una grata, un pallone che scivola nel parco), quella dell’incursione dei delinquenti nel magazzino dove si è nascosto il mostro, quella con scene alternate delle riunioni della polizia e dei criminali, e ovviamente, quella finale dotata di una carica emotiva dirompente. Il terrore e l’orrore sono comunicati senza mai mostrare nessuno degli omicidi del mostro o dei cadaveri da lui abbandonati sulla strada o nessun’altro espediente di questo genere, ma con l’ausilio di un’atmosfera cupa e angosciante aiutata anche da una splendida fotografia e da un’ambientazione e una messa in scena calcolata nei minimi particolari (le vetrine di un negozio con oggetti ipnotici e quasi psichedelici che rispecchiano alla perfezione la contorta e malata personalità del protagonista). M il mostro di Dusseldorf rimane ancora, a distanza di quasi 80 anni, un film attualissimo ed interessantissimo con tematiche tutt’ora scottanti e irrisolte mostrate con uno stile asciutto ed elegantissimo.

 

VOTO: 10

 

  



CITAZIONE DEL GIORNO

 

Ci sono due semplici strade per avere i soldi: o li rubi o te li sposi! (Tony Curtis in "Operazione sottoveste")



LOCANDINA

26 commenti su “M il mostro di Dusseldorf

  1. …propongo una campagna contro coloro che bruciano i finali dei film…. meno male che questo l’ho visto 900 volte..! tra l’altro l’ho recensito sul blog proprio l’altroieri!

  2. Non ho bruciato il finale del film, a parte che è scritto su ottomila siti, quindi scriverlo qui o meno non è che cambiava moltissimo, ho solo usato una parte di finale per descrivere la tematica principale della pellicola. Comunque ho appena letto la tua recensione, molto bella ^^

  3. Questo è un capolavoro della cinematografia di tutti i tempi. Ogni volta che lo vedo riesco a cogliere aspetti che mi erano sfuggiti le volte precedenti. E’ come se ogni volta lo vedessi per la prima volta. Immenso!

  4. Ohh ragazzi che filmone capolavoro!! Bello bello bellissimo. Un film straordinario per bellezza, innovazione, recitazione e regia. Che spettacolo! La scena dove il mostro “rapisce” la bambina è da brividi. Mitico Peter Lorre.

  5. Al, l’uso del sonoro ma anche della fotografia con luci e ombre sapientemente commiste è una roba da brividi!!

    Alè, infatti non ho ancora sentito uno a cui non sia piaciuto!

  6. Il film rispecchia benissimo l’atmosfera di insicurezza e ansia di quei tempi cupi, che un po’ è anche la nostra (senza un Fritz Lang a raccontarla). L’uso espressionista delle ombre (sui muri, nella cantina, ecc) è più inquietante di molti dettagli espliciti. Il viso di Peter Lorre (primi piani) è qualcosa che assolutamente s’imprime indelebile. I delinquenti che “si fanno giustizia da soli” probabilmente incarnano i nazisti. M infine è meno mostro di loro. Mi pare che la vicenda sia stata tratta da un fatto realmente accaduto di un certo Peter Kurten, detto il “Vampiro di Dusseldorf” che operò dal 1913 al 1930. Fu catturato e condannato a morte nel 1931.

  7. a me piace leggere solo dopo la visione del film.

    tuttavia, credo che chi legga prima della visione non si ponga tanto il problema di scoprire il finale del film.

    per cui propongo una campagna contro coloro che leggono prima della visione e poi si lamentano. 😀

  8. ofvalley, il gioco di ombre è davvero perfetto ed è davvero molto inquietante.

    virginprune sindaco di C’era una volta il cinema!!!

  9. Lang è geniale…ha l’equilibrio di Puskin in tutte le situazioni…angoscia ma nn troppo; incuriosisce senza artifici…

    è autentico ,lineare.

    Angelica “Zazie” S.

  10. come ho già detto da Lessio, questo film è talmente moderno da far dubitare della sua età.

    Capolavoro, senza SE e senza MA…

  11. Non sono un intenditore di Cinema a livelli di vero e proprio cultore con tanto di studio universitario appresso, non conosco le scale di giudizio a cui si rifanno gli esperti.

    Anche se da esperto sicuramente mi rifarei ad un metodo rigoroso che lasci in disparte la soggettività stessa del giudizio. Almeno che non debba appunto esprimere una mia personale opinione e possa permettermi di modellare meglio e smussare la spigolosità di certi giudizi costruiti su solidi schemi.

    So soltanto che, nel modo più obbiettivo consentitomi, non mi sembra un film da 10.

    Ho potuto immaginare, dato gli anni del cinema di Fritz Lang, che possa essere stato un punto di riferimento per molti altri film a venire. Un elemento di studio per cultori e studiosi di cinema.

    Ho notato effettivamente certi montaggi ancora rudimentali, ma per i tempi all’avanguardia, come il passaggio di scena. Quando ad esempio si apriva una certa parantesi descrivente un particolare evento non direttamente collegato allo svolgersi della storia (ad esempio quando per telefono uno dei polizziotti cercava di spiegare al commissario che gli interrogati portavano, ognuno, versioni differenti).

    In questo caso il montaggio proponeva una sorta di flashback che per quanto mi pare di capire era una caratteristica del tutto nuova per il cinema dell’epoca.

    Ho notato anche l’autenticità del tutto, autenticità suggerita soprattutto dalla gente che non sembra interpretare un ruolo all’interno di un film, ma godere di vita a se stante.

    Nonostante la scenografia come anche la storia possano rappresentare un bene culturale e storico di non poca rilevanza non penso sia un motivo sufficiente a far si che gli si possa dare un 10.

    Ma sono sicuro che con le nozioni e le conoscenze che può avere un cultore o uno studioso del cinema possa concepire un film come “M il mostro di Dusseldorf” un film da 10 pieno.

    Ultimo commento: Le immagini, le atmosfere, le ambientazioni, e la storia, dalla tematica profonda, mi sono piaciute molto.

    Sarebbe da suggerire a chi pratica ancora la pena di morte.

  12. Bè, per tutti i motivi che hai citato nel commento, e per altri che ho citato anche io nella mia recensione, devo dire che se non merita il 10 questo film, non saprei proprio a che tipo di film indirizzare quel voto.

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