Machete

REGIA: Robert Rodriguez
CAST: Danny Trejo, Jessica Alba, Michelle Rodriguez, Robert De Niro, Steven Seagal, Jeff Fahey, Don Johnson, Lindsay Lohan, Cheech Marin, Tom Savini, Daryl Sabara
ANNO: 2011
 
L’ex agente federale messicano soprannominato Machete, per la sua predilezione nei riguardi dell’arma, si ritrova nel bel mezzo di un complotto per le elezioni in Texas di un senatore corrotto e xenofobo. Dovrà riuscire a smascherare i suoi nemici e a scampare a chi lo vuole morto, come Torrez, a capo dei traffici di droga tra il Messico e gli stati Uniti. Ad aiutarlo ci saranno il fratello prete, Luz, combattente rivoluzionaria e Sartana, agente dell’immigrazione clandestina che si unirà alla sua lotta.
 
Pensavamo che Robert Rodriguez, dopo la follia e l’assurdità di “Planet terror”, non avrebbe potuto fare di meglio, o di peggio a seconda dei punti di vista. Eppure il finto trailer di “Machete” contenuto in quella pellicola aveva entusiasmato e fomentato non pochi spettatori, ovviamente quelli propensi ad un certo tipo di visioni cinematografiche. Si sperava, o si temeva, sempre riferendoci alla differenza di punti di vista al riguardo, che il film si sarebbe veramente realizzato. Rodriguez sembra non averci pensato due volte e a distanza di un paio d’anni è saltato fuori con questo tamarrissimo “Machete” che non apporta nulla di nuovo o di originale rispetto al precedente film, ma risulta oltremodo divertente e coinvolgente nonostante la pesantissima patina di trash che lo ricopre. Siamo alle solite, quindi: prendere per buono questo sfrenato citazionismo, questo parodico riferimento ad un cinema di un certo genere, questo lanciarsi a briglia sciolta in un’operazione nostalgica e al tempo stesso divertita, oppure rimanere fermi sulle proprie posizioni ignorando l’intento parodico che sta alla base della narrazione e negando la patente di cinema ludico, spensierato ed estremamente grezzo alle pellicole di Rodriguez? Difficile riuscire a trovare un compromesso, una via di mezzo. Chi si assesterà sulla prima posizione si entusiasmerà come un matto durante le scene più assurde che riguardano un cellulare tirato fuori dalle parti intime di una donna, un intestino umano usato come corda in una fuga, una serie di decapitazioni davvero allucinanti, una crocefissione di un prete un po’ sui generis, senza tralasciare le numerose scene di sesso di dubbio gusto, anche se volutamente. Chi, invece, deciderà di porsi sul fronte opposto troverà tutti questi espedienti fin troppo volgari, poco originali e non in grado di rendere un film totalmente apprezzabile.
Per parte nostra, riteniamo che scopo di questi film e di Rodriguez in particolare, sia quello di mostrare, forse anche in maniera autoreferenziale, la sua estrema passione per il cinema, la sua conoscenza dello stesso e la sua voglia di ricreare atmosfere e dimensioni ormai fuori dal tempo e soprattutto fuori dal mondo. Si spiegano, ancora una volta, l’utilizzo della pellicola sgranata, il ricorso a colonne sonore fortemente caratterizzanti e, soprattutto, la scelta di un cast che si presenta come biglietto da visita di questo modo di concepire il cinema. Finalmente dopo anni e anni di carriera come comprimario, il grande Danny Trejo assurge al ruolo di protagonista e rimane impresso per la sua espressione monolitica e la sua faccia butterata. Non trascurabile la presenza di Steven Seagal per la prima volta nei panni di un cattivone; di Robert De Niro, le cui faccette gigione per la prima volta dopo tanto tempo hanno ragione d’esistere; e di Don Johnson nei panni di uno sceriffo assetato di sangue. Si aggiungano le bellezze esotiche di Jessica Alba e Michelle Rodriguez; la presenza di una Lindsay Lohan drogata e libertina; il cameo immancabile del mitico truccatore Tom Savini e la presenza di chicche lostiane così come avveniva in “Planet terror”: abbiamo di nuovo Jeff Fahey-Frank Lapidus, e questa volta al posto di Naveen Andrews-Sayid Jarrah, ci viene proposto Cheech Marin, nel telefilm “Lost” padre di Hugo Rayes, qui nel ruolo del fratello di Machete, prete che nella sua chiesa ha costruito una croce con le televisioni delle videocamere di sicurezza.
Era difficile riuscire a pareggiare il livello di tamarraggine e assurdità allucinante presente in “Planet terror” e in effetti “Machete” risulta un pelino più ridondante e meno fomentante. C’è da dire che il compito era più facile, trattandosi di zombie e di virus incombenti. Qui, invece, siamo di fronte alla statuaria leggendarietà di un personaggio eroico che parla di sé in terza persona e si esprime per motti (“Machete non manda messaggi. Machete improvvisa”), arrivando ad assurgere alla dimensione del mito, come egli stesso afferma in un finale a dir poco citazionistico che riprende molti finali di pellicole di questo genere, così come tra l’altro avviene nel corso dell’intera pellicola in riferimento alle caratteristiche dei vari personaggi e all’evoluzione della narrazione. Ma non si tratta di puro e semplice citazionismo, Rodriguez, infatti, esaspera notevolmente in una bonaria presa in giro di molte esagerazioni del cinema action di serie b. Spetta a noi, allora stare al gioco o meno. Di sicuro Rodriguez, approvazione degli spettatori o meno, continuerà a divertirsi come un matto.
 
VOTO:

Pubblicato su www.livecity.it

 

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