Mammuth

REGIA: Gustave de Kervern, Benoit Delépine
CAST: Jerard Depardieu, Yolande Moreau, Isabelle Adjani
ANNO: 2010
 
Serge, dopo tanti anni di lavoro, può finalmente andare in pensione. Qualcosa però lo ostacola: nella documentazione necessaria mancano alcune buste paghe. E’ costretto così a salire a bordo della sua moto Mammuth, dalla quale ha preso il soprannome, e ripercorrere a ritroso tutte le tappe lavorative della sua vita, per riuscire a ricostruire il puzzle e correre verso la libertà.
 
Un film molto intenso e coinvolgente, senza essere patetico o drammatico, né tantomeno retorico o ruffiano, questa seconda fatica del duo che nel 2008 ha sfornato quel film sorprendente che è stato “Louis-Michel”. Per certi versi anche “Mammuth” risulta un film sorprendente, perché riesce a trasmettere tutto il senso di solitudine, incomprensione, sconfitta e malinconia di un personaggio molto particolare, raccontandolo tramite una sorta di road-movie “commemorativo” e saltando l’ostacolo della banalità e della prevedibilità. Così come avveniva nel grandissimo “The Wrestler”, anche il protagonista di questo film (fisicamente in qualche modo somigliante a quello interpretato magnificamente da Mickey Rourke nel film di Aronofsky), si ritrova a non avere più una dimensione al di fuori del proprio lavoro. Anche a livello registico, per certi versi, è possibile comparare le due pellicole, perché spesso si fa ricorso alle riprese che catturano le spalle del protagonista e le sue camminate solitarie alla ricerca di un equilibrio impossibile da trovare dopo anni di intensa attività. Mammuth, così lo chiamano tutti per via della sua moto, è un uomo che non sa correlarsi col mondo esterno, un uomo che ha sempre e solo lavorato (vedremo poi che la sua ossessione per il lavoro deriva dal desiderio di dimenticare un tragico evento della sua giovinezza) e che quindi non riesce bene a muoversi nella scacchiera del “mondo”. E’ così che lo vediamo impacciato quando al supermercato si ritrova un uomo svenuto davanti ai piedi, o incapace di riconoscere una prostituta e una ladra che sta palesemente tentando di fregarlo.
Durante il suo viaggio a bordo della moto che l’ha sempre accompagnato negli anni, Mammuth ci porta a conoscere una realtà sociale e lavorativa non proprio rosea, tendente ad una sorta di analisi scevra da qualsiasi polemica, di un paese ormai in preda al lavoro in nero, alle aziende che falliscono, ai soprusi lavorativi e non. Nel mezzo qualche episodio che sfiora il surreale, come il rapporto con la stramba nipote ritrovata dopo vent’anni, l’incontro al limite del grottesco con il cugino (con tanto di nostalgico ricordo dei tempi andati nei quali la masturbazione era una pratica entusiasmante), la disavventura della moglie rimasta a casa ad aspettarlo che tenta di punire una persona di cui non conosce nome e collocazione.
Il viaggio di Mammuth, contrassegnato anche da ripetute visioni di una donna che cerca di spronarlo a trovare il suo posto nel mondo e soprattutto a far sentire la propria presenza come valida e indispensabile, è anche un viaggio nel percorso umano di quest’uomo che senza lavoro non è niente, ma che tappa dopo tappa, delusione dopo delusione, ricordo dopo ricordo, riesce a conciliarsi col suo presente, piuttosto che rincorrere (inutilmente come vedremo) il suo passato.
Particolarmente efficace dal punto di vista emotivo e comunicativo, infatti, risulta il finale nel quale l’uomo, di ritorno dal suo percorso a ritroso nella sua vita lavorativa e non, giunge al punto di ritorno (sua moglie e la sua casa) con una serenità e una consapevolezza che prima non aveva mai raggiunto.
Tutto questo è “Mammuth”, un film che esprime un grande senso di libertà, trasmesso soprattutto dalle lunghe corse in moto di Jerard Depardieu (davvero perfetto in questa interpretazione) e anche la sensazione che forse la consistenza di un uomo, il suo valore e la sua dimensione sono date non tanto da ciò che fa o che ha fatto, ma in primis da ciò che è e che è stato.

Pubblicato su www.loudvision.it

5 commenti su “Mammuth

  1. Gent.mo Blogger, mi chiamo Luca e sono un blogger di NetworkBE, un neonato media network delle professioni e dei mestieri, composto da un team giovane e dinamico aperto al confronto con gli altri blogger. Ho visitato il tuo blog e l'ho trovato decisamente interessante oltre che ben curato e dettagliato. Ritengo quindi che non ci sia persona migliore a cui segnalare il nostro canale http://www.becinema.it. Mi farebbe davvero piacere avere un feedback da parte tua e sapere cosa ne pensi. Magari potrebbe nascere una bella collaborazione o un occasione di confronto. Aspetto tue notizie

  2. la brianza sforna mammouth dalla mattina alla sera.Gente che lavora e nel tempo libero lavora.Tutti indistintamente.Il lavoro ,la fabbrica,l'azienda,la scrivania,sono Vita.
    In questo pensiero rientrano anche i "rossi " come me,per abitudine e perchè sono le radici di questa terra.Nascono profonde amicizie sul posto di lavoro,ci si sposa.Il profitto per i capitalisti,la Famiglia e la lotta di classe per i comunisti,ma come ripeto:il lavoro è la vita.Io questa cosa la concepisco a metà,ma la prima domanda che faccio sempre è:che lavoro fai?Perchè spontanea.L'uomo è quello che fa,lo conosci per questo.Chiaramente ha un mondo a parte ,la sua essenza naturale,ma quella è roba privata,solo sua.Nella società è quello che fa.

    Tutto questo per dire che scaricherò sto film

  3. ciao alessandra, c'è un indirizzo email per scriverti? Vorrei proporti un questionario, è per la mia tesi di laurea sulla critica cinematografica online…

  4. viga, ahah! Poi fammi sapere eh?

    utente anonimo, scusa se ti chiamo così ma non riesco ad evincere il tuo nick,  contattami privatamente su splinder così ti mando il mio indirizzo email.

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