Marilyn

REGIA: Simon Curtis
CAST: Michelle Williams, Kenneth Branagh, Eddie Redmyne, Dominic Cooper, Judi Dench, Julia Ormond, Emma Watson, Dougray Scott
ANNO: 2012

Il terzo assistente alla regia di Sir Laurence Olivier durante le riprese de “Il Principe E La Ballerina” entra in intimo contatto con la star Marilyn Monroe, fragile e imperscrutabile, e con lei vive una settimana indimenticabile.

Non proprio un biopic, dal momento che attraversa solo un episodio della vita dell’indimenticabile Monroe, anche se possiede quasi tutte le caratteristiche del genere cinematografico in questione, a partire da una certa ridondanza e un raffinato calligrafismo romanzato. Spesso, purtroppo, “Marilyn” diventa ripetitivo, quando non noioso e, soprattutto, è attraversato da una mancanza di originalità a tratti sconfortante, come se partendo da un soggetto simile non si potesse tirare fuori dal cilindro ben altro. Ci si limita, invece, con una regia anonima e una sceneggiatura a tratti banale, ad entrare, anche simpaticamente volendo, nel mondo della settima arte e, cosa alquanto ardua e non del tutto riuscita, nella personalità di una donna così tremendamente incomprensibile, anche se decisamente irresistibile. Sembrerebbe più un film televisivo, quindi, anche se la bellezza della campagna inglese e l’interesse per la storia narrata fanno spesso dimenticare l’anonimato del resto. Inutile sottolineare che gran parte della riuscita, non totale ovviamente, dell’opera va al cast di protagonisti, su cui svetta luminosa e perfetta una Michelle Williams in stato di grazia, che svia il pericolo macchietta o mera imitazione, e ci regala una Marilyn in grado di irritarci, affascinarci, interrogarci, intenerirci ed emozionarci allo stesso tempo. Il suo sguardo fragile e intenso, vuoto e ammiccante, il suo ancheggiare forte ma contemporaneamente insicuro, il suo oscillare tra la consapevolezza di essere la donna più famosa del mondo e il bisogno di essere amata e apprezzata come persona e non come diva, tutte queste caratteristiche sono portate sullo schermo dalla Williams in maniera non solo credibilissima, ma anche efficace e coinvolgente. Gradevole, anche se forse un po’ troppo marcata, anche l’interpretazione di Kenneth Branagh che finalmente si confronta col grande Sir Laurence Olivier, restituendocelo in tutto il suo sfaccettato mondo di caratteristiche: la grande esigenza, la voglia di sfondare al cinema, il dissidio interiore tra l’attrazione irrimediabile nei confronti di Marilyn e la profonda irritazione per i suoi capricci e la sua disattenzione sul set. Nel mezzo, a creare equilibrio, il giovane Colin che comincia a stare dalla parte della diva, finendo inevitabilmente per innamorarsene, servendo da fidata colonna di supporto per la donna sempre in preda alle insicurezze e agli sbalzi d’umore. E’ proprio lui lo scrittore dei due diari, The Prince, The Showgirl and Me e My Week with Marilyn (da cui il titolo originale del film), che hanno ispirato questo lavoro. “Marilyn”, quindi, come la stessa protagonista di cui racconta, rimane in bilico tra la voglia di stupire con il soggetto raccontato e la possibilità di farlo uscendo dagli schemi.

Pubblicato su www.livecity.it

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