Martin Scorsese

Religione, gangster e indipendentismo nel cinema del mitico Scorsese

1036_martinscorsese

Il suo vero nome è Martin Marcantonio Luciano Scorsese. Lo conosciamo tutti, è il mitico Martin Scorsese che tanti capolavori ha regalato a noi spettatori entrando di diritto nella storia del cinema. Agli inizi della sua carriera si è ispirato senza ombra di dubbio al Neorealismo italiano e alla Nouvelle Vague francese, senza tralasciare l’indipendetismo di John Cassavetes, entrando a far parte della corrente cinematografica chiamata New Hollywood. A far parte dello stesso movimento ci sono anche altri grandi registi come Brian De Palma, Robert Altman, Steven Spielberg, George Lucas, Francis Ford Coppola, Arthur Penn, Sidney Pollack e gli europei Roman Polanski e Milos Forman. Italo-americano doc, Scorsese ha origini siciliane, anche se è cresciuto nel Queens dove ha modo di appassionarsi alla settima arte, anche costretto dalla sua asma a non poter svolgere attività fisiche. Presto, dopo aver abbandonato gli studi per diventare prete (la religione infatti sarà una componente fondamentale del suo cinema), si dedica a quelli per diventare regista e il suo primo cortometraggio, “La grande rasatura”, diventa il vero e proprio simbolo della New Hollywood.

Ma il vero passo da gigante lo compie ovviamente col suo primo lungometraggio intitolato “Chi sta bussando alla mia porta?” e interpretato da Harvey Keitel. Questo film è molto importante anche perché segna l’inizio del connubio del regista con la montatrice Thelma Schoonmaker, che praticamente non l’abbandonerà mai. Siamo nel 1969 e Scorsese, appena ventisettenne, si fa notare per il suo talento e la sua espressività, tanto che agli inizi degli anni ’70 entra a far parte della scuderia di Roger Corman che dirigeva un’importante casa di produzione, la American International Pictures. Grazie a questa collaborazione il regista riesce ad avere una vasta eco con la pellicola “America 1929 – Sterminateli senza pietà”, interpretato da Barbara Hershey e David Carradine. Ma la vera anima di Scorsese comincia realmente a delinearsi a partire dal lungometraggio “Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno” in cui accanto ad Harvey Kietel, che torna a lavorare per lui, Scorsese collabora per la prima volta con Robert De Niro, che diventerà uno dei suoi attori feticcio. In questo film la religione e il mondo dei gangster vengono posti in primo piano, andando a porre il primo mattone sul muro cinematografico costruito dal regista in più di 40 anni di carriera. Subito dopo risponde alle critiche di non saper giostrare una pellicola al femminile, girando “Alice non abita più qui” per il quale la brava Ellen Burstyn vince addirittura il premio Oscar. Anche se poco conosciuto, però, il film che Scorsese predilige tra i suoi è “Italoamericani”, proprio perché racconta di una parte di sé, essendo incentrato sui suoi genitori e sul tema degli immigrati italiani stabilitisi a New York nel quartiere Little Italy.

Nonostante l’importanza stilistica e contenutistica di queste sue prime pellicole i veri gioielli di Scorsese sono quelli in cui l’attenzione del regista è incentrata sull’amatissima New York, così come dimostra il fatto che il suo più grande capolavoro, “Taxi driver”, ancora una volta interpretato da De Niro, è ambientato in quella città. Dopo aver vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 1976, Scorsese capisce che forse è il caso di restare “nei paraggi” e così l’anno dopo gira “New York, New York”, toccando un nuovo genere, quello del musical, anche se a dire il vero non incontra il favore della critica, nonostante la presenza di Liza Minelli. Si riscatterà alla grande, dopo un periodo di depressione e problemi di salute, con un altro dei suoi più grandi capolavori, “Toro scatenato”, suggeritogli dall’amico De Niro che interpretò il ruolo del protagonista, il pugile sul viale del tramonto Jake LaMotta. E’ questo il celebre film per il quale l’attore ingrassò di 30 chili, vincendo il premio Oscar per la sua monumentale interpretazione. Siamo nel ’77 e precedentemente Scorsese si era interessato per la prima volta al mondo della musica in maniera approfondita, girando il film-concerto “L’ultimo valzer” nel quale compaiono star della musica rock come Bob Dylan, Eric Clapton e Neil Young. Altro film molto particolare che vede la partecipazione di De Niro è “Re per una notte” che costituisce una sorta di critica parodica alla spasmodica ricerca del successo a tutti i costi.

Martin-Scorsese_1403455c

Tra i suoi film meno pomposi, ma più interessanti e particolari, svetta sicuramente “Fuori orario”, un’odissea notturna allucinante e grottesca. Ancora una volta Scorsese si aggiudica la Palma d’Oro a Cannes. Questa volta però è il 1986. Nello stesso anno il regista cambia del tutto stile e registro, girando “Il colore dei soldi” con un giovanissimo Tom Cruise e un imperdibile Paul Newman che vince anche l’Oscar per questo film dedicato al mondo del biliardo e costituente, tra l’altro, il sequel del famosissimo “Lo spaccone”. L’interesse di Scorsese per la religione ha modo di esplicarsi totalmente nella sua pellicola più controversa e osteggiata. Trattasi dello straordinario “L’ultima tentazione di Cristo” con Willem Dafoe nei panni di Gesù. Il regista voleva raccontare la figura di Gesù come uomo, piuttosto che come Dio e nonostante gli ostacoli riuscì a farlo nella migliore delle maniere. Nel 1988, ormai, l’indiscusso talento del grande regista non ha più motivo di dover essere dimostrato, così Scorsese si diverte a girare il video musicale di Michael Jackson, “Bad”, della durata di 18 minuti. Accanto a lui, i talenti di Coppola e Allen, formano la regia di “New York Stories”, ma l’altro grande salto di qualità del regista è costituito dall’indimenticabile e meraviglioso gangster movie “Quei bravi ragazzi”, anch’esso entrato a far parte di diritto nella storia del cinema. Siamo ormai entrati negli anni ’90, un decennio che vede Scorsese destreggiarsi in diversi generi cinematografici, dal thriller di “Cape Fear – Il promontorio della paura”, in cui ancora una volta De Niro dà il meglio di sé, al film in costume de “L’età dell’innocenza”; dal gangster-movie, ancora, di “Casinò”, al documentario di “Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese”; dal biopic di “Kundun”, dedicato ad una parte della vita del Dalai Lama, al dramma di “Al di là della vita”. Giunto alla fine degli anni ’90, Scorsese ha prodotto una serie di pellicole dall’altissimo valore, lavorando con sceneggiatori di tutto rispetto e con attori del calibro di Nick Nolte, Jessica Lange, Robert Mitchum, Daniel Day-Lewis, Michelle Pfeiffer, Winona Ryder, Sharon Stone, James Woods, Joe Pesci, Nicolas Cage e John Goodman. E’ ormai un monumento della settima arte, un regista imprescindibile per tutti gli appassionati di cinema, un autore affermato e conclamato, anche se mai premiato direttamente agli Oscar, la più importante manifestazione cinematografica americana. Forse è per questo che negli anni 2000, Scorsese si dedica alla direzione di due grandi kolossal che vedono entrambi la presenza di Leonardo Di Caprio come attore protagonista (anch’egli, infatti, diventerà al pari di De Niro, amico e attore feticcio del regista). Trattasi dei famosissimi e bellissimi “Gangs of New York” e “Aviator”. Questo però non basta a fargli vincere le ambite statuette, quelle per la miglior regia e il miglior film. Sorprendentemente è il film “The diparted”, remake di una pellicola orientale, a fargliele vincere, consacrando finalmente una carriera inarrestabile e indimenticabile.

E’ l’anno 2006 e Scorsese non tornerà al cinema se non dopo quattro anni con l’affascinante e coinvolgente “Shutter Island”, ancora una volta snobbato agli Oscar 2010. Ma il grande regista, ovviamente, non si scoraggia e continua a lavorare ad una serie di progetti che già fanno venire l’acquolina in bocca. Ha deciso di trasporre cinematograficamente un libro per bambini in una pellicola che si intitolerà “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret”, confrontandosi per la prima volta con il genere fantasy e soprattutto con il 3D. Ma non si ferma di certo qui, visto che passerà anche al “dramma religioso” di “Silence”, incentrato su due sacerdoti gesuiti che nel 17° secolo andarono incontro alla persecuzione in Giappone. A seguire, molto probabilmente, ci sarà la regia di “Il lupo di Wall Street”, con Di Caprio ancora come protagonista, basato su una storia vera. Infine, potrebbe addirittura dedicarsi ad un biopic di Frank Sinatra, affidando il ruolo di The Voice sempre al fidato Di Caprio.

Insomma il talento e l’inventiva di Scorsese sembrano non avere mai fine così come dimostra il fatto che non si è risparmiato e si è dedicato anche alla produzione e alla regia di un meraviglioso serial televisivo, incentrato sul proibizionismo e sulla criminalità di Atlantic city negli anni ’20. Trattasi di “Boardwalk empire”, la cui prima stagione ha esaltato critica e pubblico e ha dimostrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, il valore immenso di un imprescindibile cineasta.

Pubblicati su www.supergacinema.it

11 commenti su “Martin Scorsese

  1. Ottimo articolo, anche se, scusa se lo dico, usi troppi lusinghieri avverbi per la carriera di Scorsese dagli anni '90 in poi (ti ho sentita un po' acritica). Scorsese a mio parere non è mai riuscito a eguagliare il lavoro che ha fatto negli anni '70-'80. Gli ultimi film sono un po' presuntuosi e talvolta mediocri. Cape Fear è un film facilmente fraintendibile ma probabilmente il migliore della seconda ondata (va visto forse come una metafora grottesca del mondo pre-Tarantino, come una repellente esplosione delle pulsioni rimosse della società, come una perversa descrizione della colpa e della giustizia… ora che ci penso, è proprio un grande film). Casino è divertente ma solo discreto, Kundun invedibile mentre The Age of Innocence è l'ultimo vero film che Scorsese ha girato (inferiore però ad altri film dello stesso genere). Gangs of New York e The Aviator sono polpettoni estetici, The Departed ha un finale ridicolo, Shutter Island lascia un po' il tempo che trova. Si tratta sempre di Scorsese che, quando sbaglia, come direbbe Paolo Conte, sbaglia da professionista però la prima parte della sua carriera e l'ultima sono qualitativamente incomparabili. 

  2. Bè, secondo me, invece Gangs of New York e Shutter Island si avvicinano al capolavoro e pure con The departed e The aviator ha fatto veramente delle ottime pellicole. Che poi i suoi più grandi capolavori restino quelli della prima parte della sua carriera, non si discute.

  3. No,per me The Aviator è un polpettone girato bene,ma freddo e dimenticabile.
    The Departed è proprio brutto e con nicholson anche un po' ridicolo.
    Chiaramente stiamo parlando di una leggenda,per cui anche i suoi film brutti son decenti rispetto ad altri.
    E' morto pure l'immenso Sidney Lumet,è il mio regista americano preferito.Insieme a Martin Ritt,Richard Brooks,Sam Peckinpah e Clinte Eastwood

  4. Mi è dispiaciuto moltissimo per Lumet. Un grande regista forse poco considerato. E' stato grande fino all'ultimo tra l'altro visto che, sempre secondo me, Onora il padre e la madre è un filmone.

  5. si è stato il degno canto del cigno.Anzi,il film aveva una sceneggiatura a rischio in mano a qualche sbarbatello emulo dei Tarantino.Il grande Lumet invece lo ha filmato come un film anni 70.

    Scorsese,Lumet,in un certo senso anche Pollack sono i grandi registi che girano Storie.Non videoclip

  6. Scorsese è un grandissimo, questo è certo. Uno dei più grandi e uno dei miei preferiti.

    Però devo dire che sono anch'io d'accordo con viga, alcuni dei suoi ultimi film sono a mio avviso piuttosto improponibili (parole, le mie, da leggere sempre in relazione ad un regista come Scorsese… che anche quando fa cilecca, realizza sempre un film più che dignitoso).

    The Departed sarebbe un buon film se non fosse un remake molto meno creativo di Infernal Affairs. E Shutter Island, al di là degli evidenti e numerosi errori tecnici e di montaggio che me ne hanno diminuito il coinvolgimento, funziona solo fino ad un certo punto.

    ciao! c

  7. Bè, non si possono mica chiedere sempre e solo capolavori, anche se abbiamo a che fare con grandi registi come questo.

  8. credo sia uno dei pochi registi ancora in attività che sarà ricordato per sempre nella storia del cinema (forse l'unico vivente insieme ad eastwood ed allen). Certo, i primi film (Toro Scatenato, Goodfellas, La Tentazione di Cristo) restano i migliori, ma direi che fino a Casinò si può tranquillamente parlare di capolavori. La qualità è un pò scesa dopo, con Gnags of New York e Aviator, ma è risalita, anche se non ai soliti livelli, con Departed e Shutter Islan. Resta comunque uno dei miei registi preferiti in assoluto.

  9. Grandissimo regista e grandissima filmografia. I suoi sono tutti film di ottima qualità (anche gli utlimi girati), forse qualcuno non ad altissimi livelli, ma sempre da prendere in considerazione. Scorsese ci ha abituati male, ogni volta ci aspettiamo da lui un capolavoro ma purtroppo i capolavori sono "oggetti" artistici irripetibili e rifare film simili sperando di bissare è quasi sempre un errore. Scorsese invece riesce sempre a stupirci per la sua capacità di cimentarsi in qualsiasi genere. Per me il suo lavoro migliore è Taxi Driver che oserei definire un capolavoro. Grazie per questo tuo splendido omaggio al grande regista.

  10. Sono d'accordissimo con entrambi. E secondo me anche se Aviator non è ai livelli di molti suoi capolavori, è comunque un gran bel film. Gangs of New York lo ritengo stupendo poi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.