Masters of horror 5-6

IL GUSTO DELL’OSSESSIONE

Arrivati al quinto episodio di questa interessante serie incentrata sui maestri dell’horror e sui loro mediometraggi, ma soprattutto arrivati all’episodio girato proprio dall’ideatore di questa serie, ci si aspetterebbe di trovarsi di fronte al più stuzzicante e stimolante di essi, e invece, paradossalmente ci si trova a constatare delusi di essere al cospetto di un film decisamente poco affascinante, per nulla considerevole e, soprattutto, del tutto sprovvisto di elementi horror, con un unico momento blandamente splatter verso il finale in cui una mano viene attraversata da un pugnale. Per il resto siamo di fronte alla proposizione di un tema molto affascinante che però non riesce ad essere reso nel miglior modo possibile. Che Mike Garris abbia tenuto un profilo basso per lasciare spazio ai colleghi che ha scelto e selezionato per questo suo progetto? Difficile pensare ad una soluzione di questo genere, visto che avrebbe potuto battere questa strada non partecipando attivamente con un proprio film. Ecco allora che non ci si spiega la piattezza narrativa e visiva di questo episodio, Chocolat, orrendamente tradotto in “Il gusto dell’ossessione”, in, cui il protagonista comincia a sentire le stesse sensazioni di un’altra persona, vedendo quello che vede, sentendo quello che sente, annusando quello che annusa, gustando quello che gusta e via di questo passo. La persona in questione è ovviamente una bella e misteriosa donna che sembra proprio aver bisogno di aiuto. Il ragazzo, separato con un figlio, e dipendente di una ditta di aromi artificiali (la casualità del destino), comincia ad essere ossessionato dagli “incontri” con questa donna di cui pare essersi perdutamente innamorato pur non avendola mai realmente incontrata. Il film si divide in due parti quindi: la prima è quella in cui l’uomo comincia ad entrare in contatto con la donna, con tanto di situazioni che vanno dal noioso, al ripetitivo, all’imbarazzante e involontariamente e grottescamente comico (quando la donna è a letto con un bel ragazzone, il nostro protagonista sente davvero tutto!); la seconda è quella in cui ormai deciso a lasciarsi trasportare da questa passione che lo fa sentire meno solo, raggiunge la bella bionda che vive in Canada, riuscendo a rintracciarla tramite alcuni indizi delle sue sempre più numerose e inusuali visioni (in una la donna si masturba nella doccia, in un’altra accoltella il suo amante perché trovato a letto con un’altra). Qui i due faticheranno ad entrare in sintonia, visto che la donna pensa di essere braccata dalla polizia e in più rimane incredula di fronte alle rivelazioni del ragazzo, e visto che lui ci rimane veramente male quando, dopo aver rivelato il suo amore, viene rifiutato malamente. I due finiranno inevitabilmente ad essere molto vicini, fino a quando il più furbo, o il più spaventato, o il più determinato, non si avventerà contro l’altro per poi finire riverso a terra in fin di vita.  Il più grosso  problema di questo “Il gusto dell’ossessione” è proprio la mancanza di suspance, la noia che aleggia pesantemente in ogni fotogramma che si sussegue, e soprattutto il finale scontatissimo praticamente annunciato sin dall’incipit che, sembra decisamente molto interessante (col protagonista che insanguinato si rivolge ad un interlocutore a noi invisibile), fino a quando non ne intuiamo il vero significato.

 

IL CANDIDATO MALEDETTO

Arrivati a metà strada non è difficile asserire che quasi sicuramente questo episodio si merita il podio tra i migliori della serie. Uno zombie-movie molto ironico, ma anche molto intelligente e stimolante, che ci invita a concentrarci su una serie di considerazioni di non poco conto e lo fa con irriverenza e con sarcasmo, andando a toccare gli “intoccabili” e ribaltando il concetto stesso di zombie, anche se da sempre (Romero ci insegna) sono stati il pretesto e l’espediente per elucubrazioni politico-sociali di ogni sorta. In questo caso ci troviamo di fronte a degli esseri benevoli e ammirevoli, che sono tornati in vita non per spaventare e uccidere il prossimo, ma per far sentire la propria voce e per far valere i propri sacrosanti diritti. Trattasi dei soldati morti in guerra che tornano a reclamare il diritto di voto, per fare in modo che nessun’altro debba morire per una guerra basata su presupposti falsi e ingannevoli, così ci dice John Landis e così la pensano i suoi soldati che non vogliono più votare il presidente in carica (a Bush saranno fischiate sicuramente le orecchie). Tutto parte, comunque, dal discorso politico di un portavoce intrallazzato con il presidente in carica che in una trasmissione televisiva molto seguita, quando la mamma di un ragazzo morto al fronte gli chiede perché suo figlio sia dovuto morire, risponde falsamente e ipocritamente che il suo desiderio più grande sarebbe quello di veder tornare a uno uno tutti i caduti in guerra per sentire proprio dalle loro voci quanto sia stato giusto e salvifico il loro sacrificio. Purtroppo per lui, e per tutto il suo team (che si arricchisce di una cinica e spietata arrivista, che seduce e poi abbandona il portavoce), il desiderio viene presto avverato, ma i caduti non sono affatto orgogliosi del loro sacrificio, perché in realtà non “esisteva nessuna arma di distruzione di massa” e dunque i presupposti per la guerra non esistevano, o perlomeno non erano quelli paventati dal presidente. Cosa fare allora con questi zombie che una volta compiuta la loro missione (votare per il candidato concorrente appunto) muoiono finalmente in pace? Si percepisce anche una certa vena dissacratoria e denigratoria nei confronti delle strategie politiche e dei discorsi in tv quando proprio l’arrivista, dapprima decisa a far votare questi esseri perché convinta di averli dalla sua parte, si oppone strenuamente a che questi vengano considerati idonei al voto. Non resterà altro a lei, e a chi come lei non ci sta a cambiare l’ordine prestabilito e malato delle cose, che cercare di far fuori ad uno ad uno questi ragazzi già morti per una causa sbagliata. Ma il portavoce da che parte si schiererà, visto che anche suo fratello anni prima è morto in una guerra? Il finale un po’ troppo stucchevole per quanto riguarda la figura del fratello e la maniera in cui si risolve la sua storia, è però molto illuminante e forse decisamente utopico: gli zombie, portatori della vera democrazia e soprattutto meritevoli di aver aperto gli occhi sulla reale situazione politica e sociale degli Stati Uniti, trionferanno su quelli che sono i veri mostri. Girato in maniera molto intelligente, con una scena davvero straordinaria che è quella in cui i caduti in guerra cominciano ad uscire dalle bare completamente avvolti nelle bandiere americane, “Il candidato maledetto” è un intelligente, quanto speranzoso, invito alla riflessione e all’indipendenza dei pensieri e delle decisioni, oltre che un’aperta e neanche tanto velata accusa alla vecchia amministrazione Bush e alla guerra da lui voluta, ma combattuta da altri.

11 commenti su “Masters of horror 5-6

  1. IL GUSTO DELL’OSSESSIONE l’ho trovato noioso anch’io, ed anche quando vorrebbe essere più “pruriginoso” strappa solo sbadigli. Peccato, poteva essere molto più angosciante il tema dell’ossessione e della seguente schizofrenia.

    HOMECOMING (mi rifiuto di chiamarlo col titolo italiano) è uno dei migliori di entrambe le serie, molto ironico e “impegnato”. Splendidamente odioso Picardo.

  2. Dei Masters of Horror avevo apprezzato molto “Cigarette Burns” di Carpenter… non ricordo se l’hai già recensito… volevo sapere un tuo parere.

    Ciao 🙂

    Chimy

  3. Giacomo, la pensiamo alla stessa maniera allora ^^

    Chimy, Cigarette burns è davvero un piccolo gioiellino. Uno spettacolo per gli occhi e per la mente. Ne ho già scritto, ma non ho ancora pubblicato il pezzo ^^

    Stefano, si direi che è da recuperare. Ma poi Cigarette burns l’hai visto?

  4. Cavolo i Masters of Horror, li ho sempre voluti vedere, ma adesso la voglia è ancora di più.

    Ti ho aggiunto ai miei link, ormai ti seguo da un po’ e trovo le tue recensioni eccellenti.

    Ciao

  5. Cigarette burns e Homecoming sono sicuramente tra i migliori episodi della serie.

    Ale, per comunicazioni mandami un messaggio privato su Splinder !

  6. Pillole, grazie mille davvero ^^

    Stefano, sono sicura che Cigarette burns ti colpirà parecchio.

    Lost, sono d’accordissimo!

  7. Vidi i Masters al Torino Film Festival, in anteprima, con i registi presenti in sala.

    Chocolate di Garris è in assoluto l’episodio più brutto, senza discussioni.

    Homecoming invece mi ricordo che in sala venne osannato a più non posso da una folla scatenata, al punto che DURANTE la proiezione Joe Dante dovette alzarsi in piedi per ringraziarli… personalmente ho sempre trovato questo entusiasmo un po’ eccessivo, secondo me Homecoming è divertente e interessante ma non così indimenticabile…

    credo, ad esempio, che lo straordinario Cigarette Burns sia infinitamente superiore.

  8. Indubbiamente Cigarette burns gli è superiore, però Homecoming secondo me è molto sottile e sarcastico e oltretutto divertente. Sicuramente anche questo è uno tra gli episodi migliori della serie.

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