Maurice

REGIA: James Ivory
CAST: James Wilby, Hugh Grant, Rupert Graves, Billie Whitelaw, Denholm Elliott, Helena Bonham Carter, Ben Kingsley
ANNO: 1987

Maurice e Clive si conoscono a Cambridge ed è subito amore. Solo che siamo negli anni ’10 in un Inghilterra ultraconversatrice che mal accetterebbe un amore omosessuale, senza considerare l’illegalità del sentimento. I due non riusciranno a vivere appieno la loro storia, finendo per prendere due strade completamente opposte.

Grande affresco della società inglese degli anni ’10 che ben dipinge con pennellate forti e precise il clima di austerità, perbenismo, ipocrisia e convenzioni che caratterizzavano l’ambiente preso in considerazione, “Maurice” è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di E.M. Forster. Teatri prediletti per il grande James Ivory, la city e la campagna londinese vengono descritte con perizia calligrafica non solo grazie alle splendide scenografie e ambientazioni mozzafiato, ma anche e soprattutto grazie alla dettagliata sceneggiatura che sviscera approfonditamente ciascun personaggio nelle sue caratteristiche peculiari che di rimando sono esempio ed emblema della società dell’epoca in generale, anche se bisogna considerare che molte cose purtroppo non sono ancora cambiate. Partendo dal particolare, dunque, è possibile arrivare al generale, in un eccezionale connubio tra il carattere avvincente della storia narrata e l’interesse etico-sociale di ciò che essa rappresenta. “Maurice”, infatti, è uno tra i più intensi e profondi film dedicati all’omosessualità principalmente, e a molte altre tematiche secondariamente. Un film che riesce a catalizzare tutta la tragicità di un argomento simile, l’impossibilità di dare espressione alle più profonde passioni oltre che alla propria vera natura, in un racconto dai toni soavi e delicati che mai calca la mano o eccede in soluzioni stilistiche, formali o anche solo narrative fin troppo melodrammatiche o patetiche.
Grande tema portante è la netta contrapposizione tra i due protagonisti principali, visto che uno si fa carico della paura di esprimere se stesso e di andare incontro a spiacevoli conseguenze legali e sociali, cedendo sotto la montagna delle convenzioni e delle costrizioni; e l’altro, invece, pur combattendo inizialmente la sua condizione perché convinto da fattori esterni che si tratti di una malattia, non si lascia condizionare e decide di vivere appieno, e non solo platonicamente, la sua vera natura, nonostante l’indottrinamento all’eterosessualità e alla convenzionalità privata e professionale avvenuto sin dall’infanzia (straordinario al riguardo l’incipit del protagonista da bambino che sulla spiaggia passeggia con il maestro che tenta di spiegargli il miracolo della vita e della riproduzione disegnando gli organi sessuali maschili e femminili con un rametto sulla sabbia).
Grande apprezzamento anche per la regia che presta particolare attenzione sia ai grandi ambienti che “ospitano” i protagonisti e le vicende che li vedono coinvolti, sia ai protagonisti stessi, con un susseguirsi di primi piani e di grandi vedute di ville e campagne nelle quali si consumano le attività tipiche del ceto sociale preso in considerazione, a cominciare dalla caccia, passando per pranzi e cene lussuose. Interessanti e coinvolgenti le interpretazioni di James Whilby nel ruolo di Maurice, il ragazzo dapprima riluttante e poi sempre più combattivo nel desiderio di esprimere se stesso e il suo sentimento; e di Hugh Grant nel ruolo di Clive, il primo ad accendere la “miccia”, salvo poi fare un passo indietro decidendo per la via più semplice e indolore, quella del matrimonio e della carriera politica.
L’unico elemento che leggermente scalfisce l’altissima qualità della pellicola è la sua prolissità soprattutto nella seconda parte che comincia a diventare leggermente ridondante e a tratti quasi noiosa. Ma è una sensazione che viene spazzata via subito dall’entusiasmo che tutte le qualità succitate suscitano nello spettatore, oltre che da un finale non scontato e, soprattutto, molto emozionante e significativo.
Trasponendo la lotta natura/convenzioni a qualsiasi altro tema che ci sta a cuore, oltre che all’omosessualità, possiamo definire “Maurice” un’occasione unica per imparare una grande lezione: anche se la vittoria delle convenzioni può sembrare inevitabile, oltre che schiacciante, in realtà è la natura che continua a strisciare per conquistarsi un posto inamovibile sul ring.


Pubblicato su www.livecity.it

6 commenti su “Maurice

  1. …tempo fa avevo preso un cofanetto con 4 film di James Ivory e questo è l'unico che non sono ancora riuscito a vedere…
    Adoro le ambientazioni storiche di Ivory

  2. un gran film e, visto che non la citi nella tua recensione, aggiungo che la colonna sonora di richard robbins è particolarmente bella.

    sonny

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