Mister Hula Hoop

REGIA: Joel Coen, Ethan Coen

CAST: Tim Robbins, Jennifer Jason Leigh, Paul Newman
ANNO: 1994

TRAMA:

Norville Barnes, neolaureato di una piccola cittadina dell’Indiana, arriva a New York in cerca di lavoro e viene assunto come addetto alle poste della grandissima industria Hudsucker, il cui direttore si è appena suicidato lanciandosi dal quarantaquattresimo piano del grattacielo. Il suo vice tenta di recuperare tutte le azioni dell’azienda facendo diventare direttore un perfetto idiota che faccia crollare il loro valore, in modo tale da poterle acquistare lui stesso insieme al suo consiglio di amministrazione. Il prescelto è proprio Norville, di cui si interessa anche la giornalista in incognito Amy Archer, che risulta essere un po’ ingenuo e sbadato che inizialmente fa bene il suo lavoro di idiota, ma che poi risulta essere più che proficuo per il valore delle azioni, dato che mette sul mercato una sua invenzione: l’hula hoop.

 


ANALISI PERSONALE

I Coen sono forse gli unici registi contemporanei che riescono a giocare egregiamente o meno con diversi generi: dal noir alla commedia, dal mafia-movie al giallo e via dicendo. Con questa loro quinta pellicola deliziano i palati dei cinefili e degli spettatori più attenti con una marea di rimandi più o meno velati alle commedie sociali degli anni ’30 e ’40 (nonostante la pellicola si ambientata verso la fine degli anni ’50 in una New York sede di veri e propri mondi sotterranei che ricordano la Metropolis langhiana) nonchè a singoli personaggi della cinematografia di Frank Capra o di Howard Hawks. Non mancano i riferimenti al capolavoro Quarto potere, dato che c’è un’analisi (seppur parodistica e superficiale rispetto al film di Welles), del giornalismo come mezzo di informazione. Appaiono lampanti le somiglianze con lo stralunato Brazil di Terry Gilliam nel quale veniva scandagliato il mondo “sommerso” degli operai e il loro rapporto coi piani alti. Mr. Hula Hoop ricalca tutti i topoi di ogni favola che si rispetti con tanto di voce narrante che ci accompagna verso l’antefatto che ha portato Norville ad affacciarsi al quarantaquattresimo piano del palazzo Hudsucker (così come aveva fatto il suo fondatore) e con una serie di personaggi surreali come il vecchio custode che ferma letteralmente il tempo per salvare la vita del protagonista disperato, l’operaio sinistro e malvagio che cambia ogni volta il nome del direttore alla porta dell’ufficio principale, e l’angelo con tanto di aureola e chitarrina che arriva a cantare la sua canzone preferita (la stessa cantata dai protagonisti del loro secondo film Arizona junior, quindi non solo citazioni ma anche autocitazioni) e a ricordare al distratto protagonista di adempiere ad un compito importante che, se portato a termine in precedenza, gli avrebbe evitato i numerosi guai che l’hanno condotto fino a quel punto. Come ogni favola che si rispetti i Coen ci lasciano con un romanticissimo happy ending che vede la bella e spietata giornalista cedere alle lusinghe dell’amore e il rinato protagonista risalire la china con una nuova strabiliante invenzione: dopo l’hula hoop, il freesbe passando per la cannuccia pieghevole (questa però rubata dall’ascensorista con la passione per le rime).

Spiccano per vivacità e presenza scenica i tre attori principali, soprattutto l’ammaliante Jennifer Jason Leigh che ricorda per finezza e grinta le vecchie attrici di una volta e non solo grazie ai bellissimi costumi e alla raffinata pettinatura, ma soprattutto per il guizzo, il fascino e la parlantina facile. Non è da meno il brillante Tim Robbins, che si discosta dal suo repertorio drammatico per dare vita ad un personaggio sostanzialmente comico e buffo. Fa la sua parte anche il grande Paul Newman, relegato al ruolo di comprimario ma ottimo nell’incarnare l’arrivismo e il cinismo di un uomo pronto a tutto pur di arrivare in alto.
La sceneggiatura (tipico marchio di fabbrica dei Coen questa volta aiutati da Sam Raimi) è una macchina perfettamente oleata, così come l’orologio del grattacielo che scandisce gli avvenimenti sempre più disastrosi del povero Norville, e racconta simpaticamente ma intelligentemente il percorso di un uomo apparentemente idiota (così come recitano i titoli dei giornali che si sono occupati di questa figura diventata improvvisamente importantissima), ma in realtà solo molto semplice, ingenuo e idealista. Si ride di gusto e, cosa più importante, si ride di testa. Una comicità non priva di acume quella dei fratelli Coen che si contraddistinguono grazie a particolari e a scelte registiche davvero peculiari, come una dentiera che si incastra tra gli ingranaggi di un enorme orologio, o un bambino che comincia a giocare con un hula hoop facendolo girare attorno alla sua testa creando il visibilio tra gli altri bambini, o un membro del consiglio di amministrazione fissato col conteggio del mezzanino per indicare il numero dei piani del grattacielo dal quale si è lanciato il suo capo e un altro dalle foltissime sopracciglia che pare essere l’unico a disperarsi per la dipartita del direttore per poi tranquillizzarsi immediatamente una volta messa al sicuro la sua posizione.
Il tipico humor nero alla Coen fa qui capolino anche se sotto altre vesti, sfiorando tematiche interessanti (e non soffermandosi ad analizzarle adeguatamente, forse questo l’unico neo della
spassosissima pellicola che come molti hanno già detto manca di “cuore”) e relegando il protagonista cattivo ad un finale da lui malvagiamente ideato per il più ingenuo, salvato dal fato, baciato dalla fortuna, aiutato dalla donna amata, ma soprattutto da un’importantissima lettera blu maldestramente dimenticata.

VOTO: 7,5


 


CITAZIONE DEL GIORNO

"Siete Norma Desmon, la famosa attrice del muto. Eravate grande". "Io sono sempre grande. E’ il cinema che è diventato piccolo". (William Holden  e Gloria Swanson in "Viale del tramonto" di Billy Wilder)


LOCANDINA

17 commenti su “Mister Hula Hoop

  1. coen minore comunque apprezzabile, divertente e dice anche cose serie… 7 pieno nel mio personalissimo cartellino…

  2. Lo vidi molti anni fa e adesso, guardando gli screenshots delle varie scene, l’ho riconosciuto ancora prima di leggere il titolo. E’ un film che secondo me rimane impresso maggiormente rispetto ad altri magari anche più rilevanti. Pur se quello stesso background che va creando la caratteristica scenografia di new york in quegli anni la si ritrova in più film sembra che molti fotogrammi portino il marchio “Mister Hula Hoop”.

    Per il resto è un film divertente e leggero e molto intelligente.

  3. Ritengo che questa bellissima “commedia” sia un film molto complesso e di difficile valutazione. Forse non uno dei migliori dei Coen, ma solo perché almeno il sottoscritto non è ancora riuscito a definirlo. Lo sto guardando da anni. Ne sto provando a scrivere. Eppure ogni volta vedo qualcosa di diverso, vedo un’ombra sinistra che affiora dietro le immagini. E questo mi spaventa. La prima volta che lo vidi (al cinema) rimasi esterrefatto. Ebbene ancora oggi indugio. Forse un giorno farò una recensione. Naturalmente non posso che approvare le tue precise osservazioni.

  4. Fly, noto con piacere che l’hanno visto e apprezzato in parecchi.

    Luciano, non l’avrei mai pensato. A questo punto non vedo davvero l’ora di leggere la tua!

  5. OT: Ciao Ale, ho pubblicato una recensione su Zero – L’inchiesta sull’ 11 Settembre documentario presentato alla festa del cinema di Roma, e costretto all’autodistribuzione, perché film politicamente scomodo.

    se ti va passa a dare un’occhiata e a scoprire tutte le bugie che ci hanno detto nella versione ufficiale.. ti aspetto!

    Ps: questo non lo conoscevo, me lo segno, anche se so già che prima di vederlo troppo tempo dovrà passare..

    ciao bella!

  6. E che te lo dico a fare?

    Ovviamente condivido!

    Un Coen minore ma pur sempre un Coen… e il cameo di Buscemi è da applausi!

  7. Ho visto questo film per la prima volta al cinema. Bella recensione la tua. Il film è pieno di chiavi di lettura, spunti, trovate, interessanti se non geniali.

    Per esempio: che cosa si faceva prima dell’arrivo di Barnes alla Hudsucker? Che cosa si fabbricava? Siamo così sicuri che si fabbricassero giocattoli? Ad esempio secondo non ricordo più quale critico lì si fabbricava il tempo.

    Teoria interessante secondo me, discutibilissima ma interessante.

  8. Adoro questo film, non riesco a considerarlo minore, ha delle trovate particolarmente geniali e il finale ogni volta che lo rivedo mi fa impazzire!^^

  9. Bisognerebbe ragionare sulla scelta dell'happy ending in alcune pellicole dei Coen. Credo abbia un peso tutto da sviscerare, che dici Ale?

    Salv.

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