Mulholland drive

REGIA: David Lynch

CAST: Naomi Watts, Laura Helena Harring, Justin Theroux
ANNO: 2001

TRAMA:

L’aspirante attrice Betty, arriva a Los Angeles e nella casa di sua zia trova una donna che in seguito ad un incidente stradale ha perso la memoria. Betty cerca di aiutare l’intrusa a riscoprire la sua identità e nel corso delle ricerche vengono a galla numerose verità.

 



ANALISI PERSONALE

Un nuovo Twin peaks? Magari! Purtroppo la bigotta tv americana si è rifiutata di accettare questo straordinario film come pilot di una serie televisiva (nonostante Lynch si sia anche prodigato a fare dei tagli qua e là) e quindi il grande regista ha deciso di inserire un finale per concludere e conchiudere la storia e, grazie ad un produttore francese, ne ha fatto uno dei film più intensi ed importanti degli ultimi anni, vincendo addirittura il primo premio al Festival di Cannes (insieme al meraviglioso L’uomo che non c’era dei Coen), nonché numerosissimi altri premi. Certo sarebbe stato davvero fantastico poter avere una nuova serie televisiva diretta da Lynch, ma anche così non ci si può assolutamente lamentare. Lynch sforna una pellicola disturbante, a tratti indecifrabile e inesplicabile, ma sicuramente affascinante, ammaliante, sensuale, quasi ipnotizzante ed enormemente potente sia visivamente che emozionalmente e sensorialmente.
Uno sfrenato balletto anni ’50, stile musical colorato e movimentato, e subito dopo una soggettiva che ci “accompagna” su un letto e su un cuscino rosso. Di importanza “vitale” l’attenzione in questo momento iniziale della pellicola, perché molto probabilmente (ma non sicuramente, dato che il regista si rifiuta ancora oggi di dare una spiegazione al suo film) costituisce un punto fondamentale per la comprensione (ma è poi così importante comprendere? non è meglio lasciarsi trasportare dalla forza delle immagini e dei suoni, qui di vitale importanza, che si imprimono indelebilmente nei nostri occhi e nelle nostre viscere?) delle vicende che si svolgono a Mulholland drive e dintorni. 
Tentare di riassumere la trama è cosa assai ardua, quanto oggettivamente inutile, dato che bisogna davvero guardarlo per lasciarsi trasportare nella dimensione onirica e surreale che il regista è riuscito a costruire. In breve i fatti sono questi: una donna molto affascinante ed avvenente è a bordo di una limousine e sta attraversando la famosa strada di Los Angeles, Mulholland drive. Ad un certo punto l’auto si ferma e i due uomini davanti puntano una pistola verso la donna. Prima che possano premere il grilletto, però, arriva un auto piena di ragazzi scalmanati che va a schiantarsi proprio contro la limousine. L’unica a sopravvivere è proprio la donna misteriosa (la sensualissima Laura Helena Harring) che scappa e si rifugia in una villa, prima che questa venga “abbandonata” dalla sua padrona dai capelli rossi. Nel frattempo un’aspirante attrice, apparentemente frivola e sgallettata (l’incisiva Naomi Watts) arriva con un aereo (sul quale ha fatto la conoscenza di due amabili vecchietti) dall’Ontario per riuscire a sfondare nel mondo del cinema. Si tratta di Betty ed è la nipote della padrona della villa nella quale si è rifugiata la donna misteriosa. Quando Betty arriva a casa, si accorge della presenza della donna e quando si rende conto che ha subito un grave incidente e che ha perso la memoria, decide di aiutarla a riacquistarla. La donna si farà chiamare Rita (a causa del poster di Gilda presente nel bagno della villa) e cercherà in tutti i modi di risalire alla propria identità e soprattutto di capire per quale motivo la sua borsa è piena di soldi e di una chiave blu dalla strana forma. A Rita verranno dei flash della sua vita passata, ad esempio si ricorderà di un nome Diane
Selwyn, credendo che sia il suo. Questo sarà il punto di partenza delle ricerca delle due alleate che durante il corso delle loro “investigazioni” finiranno anche a letto insieme e finiranno soprattutto per innamorarsi. Nel frattempo, si svolgono anche altre sottotrame apparentemente scollegate con quella principale, ma sicuramente facenti parte di un disegno generale. Il regista Adam Kasher (il particolare Justin Theroux) viene vessato da produttori, scagnozzi e strambi personaggi (il mitico nano di Twin Peaks!!) perché scelga come attrice protagonista del suo prossimo film una certa ragazza, tale Camilla Rhodes.

Il regista si oppone, perché aveva già pensato ad un’altra protagonista, ma viene minacciato e costretto a scegliere la donna suddetta. “E’ lei la ragazza”, gli verrà ripetuto un’infinità di volte da uno dei suddetti vessatori (niente poco di meno che lo stesso Angelo Badalamenti, il compositore solito dei film di Lynch, che qui si cimenta in uno straordinario cameo nel quale dopo aver assaggiato un’espressino, lo sputa in un tovagliolo gridando: “E’ una merda!”). A comparire sullo sfondo di questa contorta vicenda ci sono anche altri strambi personaggi: un killer maldestro che ricorda molto i personaggi tarantiniani davvero molto simpatico e divertente, un uomo che vede materializzarsi un suo incubo e per questo muore forse di crepacuore, un cowboy davvero molto singolare, un barbone mostruoso che recupera un oggetto importante per Betty e via dicendo. Inutile tentare di spiegare la presenza e l’esatto ruolo di ciascuno di questi personaggi, ma bisogna ammettere che ognuno di loro riesce ad essere estremamente enigmatico e inquietante, così come ambiguo ma sicuramente avvincente, coinvolgente e suggestivo è il finale del film.
Bisogna stare attenti ai nomi e ai ruoli, perché nel corso della pellicola questi tornano e ritornano, ma vengono posseduti ogni volta da personaggi diversi. Si tratta di un sogno? Si tratta di strane visioni dettate dal senso di colpa? Si tratta di allucinazioni? Ad un’iniziale (e forse, ma non è detto, superficiale visione) si potrebbe pensare alla prima ipotesi, che pare la più plausibile, ma se ci si sofferma a pensare e a rimuginare, si potrebbero dare alla pellicola numerose chiavi (ecco che ritorna la chiave) di lettura. E sta proprio in questo la particolarità e la straordinarietà di questo film che subisce una vera e propria cesura ad un certo punto: quando le due donne si recano a teatro a vedere cantare una famosissima cantante spagnola (una scena che porta con sé una carica emotiva davvero devastante, ma soprattutto un messaggio molto forte) e poi tornano a casa e Betty nella sua borsa trova un cubo blu che si apre proprio con la chiave di Rita. Una volta aperta la scatola, niente sarà più come prima, tutto verrà sconvolto e capovolto e bisogna stare molto attenti e avere la mente aperta e lucida per riuscire a rimanere ancorati alla visione. Tutto quello che abbiamo visto fino all’apertura del cubo era un sogno di Betty e quello che viene dopo e la dura e cruda realtà? Oppure si tratta del contrario? O ancora peggio è tutto vero, solo che avviene in dimensioni temporali diverse? Chi è Rita? Chi è Betty? Chi è Diane? Chi è Camilla? Chi è quel barbone e cosa rappresenta? Chi è quel cowboy e che cosa incarna? Chi sono quei due vecchietti che Betty aveva conosciuto sull’aereo? A queste domande ci sono molteplici e differenti risposte. L’unico personaggio che sembra rimanere sempre sé stesso è il regista Adam (sarà un caso?). Ad aggiungersi ed affastellarsi alle tematiche dell’ignoto, dell’amore non corrisposto, del senso di colpa, della solitudine e della degradazione; c’è anche un’analisi sui meccanismi di Hollywood (rappresentata proprio dalla Mulholland drive) e delle sue logiche crudeli e spietate (i produttori e i “mafiosi” che vogliono imporre
la protagonista al regista, l’attrice brava e valente che viene scalzata dalla femme fatale che va a letto col regista e via dicendo). Mulholland drive non è un film semplice o di facile digestione, soprattutto se si è sensibili a certe visioni e a certe sensazioni. Contribuisce a rendere il risultato ancora più incisivo, la straordinaria colonna sonora (del già citato Angelo Badalamenti) che permea ogni singolo fotogramma rendendolo più che una semplice immagine e trasformandolo in un pezzo essenziale e determinate dell’enorme, confuso e  intrigante puzzle che è questa pellicola.

VOTO: 9

 



CITAZIONE DEL GIORNO

Regola uno: il karate serve solo per difesa. Regola due: prima imparare la regola uno. (dal film "Karate Kid II")


LOCANDINA


28 commenti su “Mulholland drive

  1. Un CAPOLAVORO! Uno dei miei film preferiti, forse il mio film preferito. Lo rivedo ogni volta ed ogni volta rimango a bozza aperta! Grande Lynch!
    Ciao, Ale

  2. OK, lynchami pure perché non l’ho ancora visto!!! 😉

    Ma spero di rimediare al più presto… cavolo, quanti film ci sono ancora da vedere!

    Ciao!

  3. Ecco. Hai toccato il mio punto debole. Per due motivi. 1) è la prima recensione che ho postato sul mio blog e ricordo ancora l’emozione 2) per me il miglior film di Lynch (sto ancora rimuginando quale fra questo e INLAND sia il mio preferito). Per me C A P O L A V O R O! Recensione s t u p e n d a!!

  4. “ma è poi così importante comprendere?”

    Secondo me sì, ma non nel modo deficiente di chi vuole una trama: semplicemente perché dietro c’è un discorso che si può scomporre, analizzare. E lo stesso si può fare con INLAND, che forse preferisco addirittura. Cmq due capolavori: ancora una volta, su con questo voto! ^^

  5. io vado controcorrente, il mio lynch preferito è “una storia vera” (anche uno dei miei 10 preferiti di sempre)

    MD è un capolavoro (per me il voto sarebbe più o meno quindici…), di quelli che ti offrono un misto tra stupore, commozione e ammirazione

    un film che ha cambiato la mia vita e il mio modo di vedere (e soprattutto vivere) il cinema

    grazie ale per avermelo ricordato!

  6. chimy, non posso ancora dire se per me è il migliore Lynch, perchè devo vedere ancora alcune delle sue pellicole. Grazie per i complimenti alla recensone ^^

    Giovanni, non può mancarti, cerca di recuperarlo al più presto!!!

    Davis, quindi anche tu dici che è il suo migliore. Bene!!!

    Country, e vai!!!

    Luciano, mi fai brillare gli occhi!!!! G r a z i e!!! ^^

    gahan, tu gli daresti 10? Comunque, quella mia domanda era una sorta di provocazione ^^

    Dome, ahahah 15!! Mitico!!! Comunque il tuo commento esprime in pieno quello che si prova con questo film ^^

  7. Un capolavoro, senza ombra di dubbio. Il mio film preferito, lo guardo al ritmo di una volta l’anno, minimo! Grande recensione!

    Angelo Badalamenti che beve il caffè e lo sputa nel tovagliolo non ha prezzo.

    Mulholland Dr. per me è un film su un sentimento: Lynch parla del “rimoso”. E il rimorso è un sentimento che ci lacera lentamente. Per fuggire dal pensiero di aver commesso un’azione crudele rimodelliamo la nostra realtà, e fantastichiamo riorganizzando gli elementi reali, eliminando ciò che ci tormenta. Addomestichiamo la nostra coscienza, ma è inevitabile che qualche elemento inizi a stridere. E quando iniziano a stridere così forte da riportarci alla dura realtà che abbiamo cercato di soffocare, le conseguenze sono disastrose. Allucinante…

    Capolavoro!

    Ciao,

    Lore

  8. La prima volta che lo vidi spensi dopo 40 min. di pellicola.

    La seconda volta lo vidi interamente.

    La terza visione mi rimase dentro per settimane…

    diciamo non un colpo di fulmine ma un amore vero.

    non ho ancora visto INLAND EMPIRE, ne sono in un certo senso ossessionato e intimorito… credo prenderò una settimana di ferie per vederlo.

    Spino

  9. Grandissimo David, la nostra guida spirituale :))

    Ottima ottima rece per un film “oltre”. Anche per me non il mio Lynch preferito (Eraserhead, Blue Velvet e Straight story sul podio in ordine sparso) ma di certo un’esperienza unica e indimenticabile

    P.S. Mitico Badalamenti

    Un salutone 😉

  10. Spino, anche io ho una sorta di timore verso Inland Impire…dopo tutto quello che ho letto!!!

    Edooo, quella scena fa piangere come una neonata anche me….

    Pick, Eraserhead e Blue Velvet sono indubbiamente due film straordinari, ma io ho preferito Mulholland drive, anche se di poco. L’altro devo ancora vederlo ^^

  11. Un film che ho visto infinite volte anche per cercare di dargli un senso (cosa che alla fine penso di essere riuscito a fare).

    Bellissimo, anche se il mio preferito di Lynch rimane Velluto blu…

  12. Ognuno ha un suo preferito e la cosa è bellissima, significa che tutte le sue opere sono degne di essere le preferite di qualcuna. Straordinario.

  13. Strepitoso… Sono tra quelli che non lo giudicano il lynch migliore (lost highway, blue velvet e eraserhead mi han trasmesso qualcosa in più..) Però cavolo… Da rivedere per capirlo meglio, ma con lynch non voglio logica, voglio sensazioni, e come sempre le ho avute….

    Glore

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