Non drammatizziamo è solo questione di corna

REGIA: Francois Truffaut

CAST: Jean-Pierre Leaud, Claude Jade, Daniel Ceccaldi, Claire Duhamel, Hiroko Berghauer, Claude Vega
ANNO: 1970

TRAMA:

Antoine e Christine sono due freschi sposi in attesa di un bebè. Lei suona il violino e dà lezioni di musica ai bambini, lui si diverte a colorare i fiori con diverse tonalità da quelle naturali. La loro vita sembra perfetta, fino a quando, dopo la nascita del bambino, lei comincia a trascurare lui e lui rivolge le sue attenzioni ad una donna orientale, con la quale tradisce sua moglie. Dopo l’inevitabile rottura, entrambi si renderanno conto di amarsi ancora e torneranno insieme. 



ANALISI PERSONALE

Un plot sicuramente alquanto banale quello di Non drammatizziamo è solo questione di corna (scandaloso titolo italiano), dato che si tratta della solita storia d’amore, tradimento e perdono. Quello che riesce a differenziare il cinema di Truffaut è la qualità della messa in scena, l’adorabilità dei suoi personaggi, l’estrema freschezza e ironia insite nei dialoghi e nelle situazioni che si creano all’interno della storia, l’azzeccatissima scelta delle colonne sonore e in questo caso sicuramente l’estrema particolarità ed originalità dell’ambientazione che con un tocco di singolarità ed originalità riesce a dare alla pellicola un’impronta che ci fa riflettere su altro, oltre che sul percorso formativo dei due personaggi. In realtà questo film è il quarto capitolo della saga dedicata al personaggio di Antoine, in questo caso mostrato in tutta la sua immaturità e al contempo simpatia. Antoine non è un uomo forte, si lascia sempre “fregare” i soldi da un conoscente straniero e non riesce a resistere alle lusinghe di una sorta di geisha che poi si rivela più noiosa che mai. Sua moglie, invece, è una donna intraprendente, completamente innamorata di suo marito ma al contempo estremamente indipendente. All’inizio, infatti, siamo portati a credere che le corna sarebbero arrivate da parte sua, piuttosto che da parte del timido Antoine che continua a destreggiarsi tra le attenzioni morbose di una vicina di casa e i continui scambi di vedute con tutta una serie di strambi personaggi che abitano il condominio nel quale vivono e lavorano i coniugi. Dal tenore italiano che non fa altro che esercitarsi e che aspetta impazientito sua moglie sempre in ritardo, gettandole per le scale ogni volta borsa e pelliccia, al fantomatico nuovo vicino molto silenzioso ed enigmatico tanto da meritarsi il soprannome di strangolatore (per poi venire a scoprire che è un noto cabarettista televisivo), ai gestori del fatiscente bar nell’atrio del cortile, fino ad arrivare al “recluso” in casa per motivi politici. L’arrivo di Ghislain (come vorrebbe lei) o Alphonse (come vorrebbe lui), rimescola un po’ le carte in tavola, portando alla luce quelli che forse erano i problemi nascosti o sconosciuti alla coppia e sancendo la rottura dei coniugi a causa di un tradimento non perdonato, nonostante l’amore di Christine che non riesce a trattenersi però dal cacciare Antoine dalla sua casa e dalla sua vita. Passa un anno, durante il quale i due continuano a vedersi per via del figlio e Antoine si rende conto di non amare affatto la sua “geisha” e di voler ritornare con la sua dolcissima Christine.
Non manca una sorta di venatura radical-chic dato che Antoine non vuole il telefono, preferisce passare tutto il suo tempo leggendo o ascoltando musica e per questo non ha mai modo di annoiarsi. Il suo percorso, da marito gentile e innamorato, a lavoratore di una grossa azienda, a traditore trascurato, a uomo pentito, ci mostra proprio il percorso formativo di quest’uomo che fatica a raggiungere la maturità e si arena in atteggiamenti da adolescente non riuscendo ad affrontare le difficoltà della vita coniugale, ma anche della società. Un ritratto molto lucido di una certa
generazione, in cui sicuramente regista e attore protagonista (il bravissimo Jean-Pierre Leaud che ha interpretato anche i tre precedenti capitoli), si rispecchiano per certi versi e nel quale hanno ovviamente riportato esperienze di vita vissuta.
Non un capolavoro, ma un film molto divertente e spiritoso, che non manca di qualche momento di poesia e di dolce malinconia, nonché di una sottile critica sociale.

VOTO: 7,5


 


CITAZIONE DEL GIORNO

"Era proprio necessaria quella strage? Ti avevo detto solo di spaventarli". "Chi muore è molto spaventato". (da "C’era una volta il West")


LOCANDINA


13 commenti su “Non drammatizziamo è solo questione di corna

  1. cambia il titolo per favore!!!! non riesco a leggerlo…

    che leggerezza e che film si può trarre da una storiella… è truffaut!

  2. Già, è proprio una storiella, ma Truffaut la rende unica! Comunque che ci posso fare, il titolo è talmente scandaloso che l’ho voluto mettere così! XD

  3. E di che Damiani? Anche se mi rendo conto che molto probabilmente sarebbe stato meglio andare in ordine con i capitoli della saga dedicata ad Antoine.

  4. Domicile conjugal è la settimana enigmistica di Truffaut, un gioco ad incastri che va visto avendo visto gli altri suoi film e in particolare Baci rubati. Come al solito (tipico della Nouvelle Vague) è metacinema. I personaggi sono gli stessi di Baci rubati, anche quelli minori. Altri personaggi sono giunti da alti film oppure vi sono nomi, immagini, luoghi , situazioni che provengono da altri film: Tirate sul pianista, La peau douce, I quattrocento colpi. Devo ammettere che dopo l’ennesima visione non sono riuscito a trovarli tutti. Elettrizzante!

    Sono contento che ti sia piaciuto. 🙂

  5. mi mancano le tue recensioni cinematografiche . se t’interessa Per problemi tecnici , il rifacimento grafico e del nostro blog scatta dal 19-20 di maggio anzichè da oggi . t’aspetto in un blog più dinamico e in quanto ho eliminato tutto quello che lo rendeva pesante e innavigabile cdv.splinder.com

  6. infatti, dovevi andare in ordine! e soprattutto ti devi vedere i 400 colpi, il primo della saga di antoine, e soprattutto il film più bello della nouvelle vague!

    w truffaut

  7. concordo con la visione in ordine proposta da chi ha commentato prima di me.

    e non posso che concordar con lessio nell’inneggiar a truffaut

    jules et jim uno dei miei 5 film preferiti in assoluto… non a caso rivisto proprio tre sere fa.

    sciauuuuz

  8. …i film di Truffaut li quasi visti tutti, ne mancano davvero pochi all'appello !
    Questo è uno dei pochi che mi ha soddisfatto meno…

    L'altra sera mi sono visto "Gli anni in tasca" (1976), un capolavoro assoluto , di certo uno dei migliori film che io abbai mai visto !!!

  9. Ancora mi manca. Indubbiamente per me in testa ci sono Effetto notte e I quattrocento colpi, ma ho da recuperarne veramente molti di Truffaut.

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