Onora il padre e la madre

REGIA: Sydney Lumet

CAST: Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Albert Finney, Marisa Tomei
ANNO: 2007

TRAMA:

Andy e Hank sono due fratelli che navigano in cattive acque, chi per un motivo chi per l’altro. Allora decidono di attuare una rapina ai danni della gioielleria dei propri genitori, consapevoli del fatto che questi intascheranno i soldi dell’assicurazione e che quindi ci guadagneranno tutti. Ma qualcosa andrà storto…

 



ANALISI PERSONALE 

Un’America sempre più nera, quella del cinema d’oltreoceano. Tra Non è un paese per vecchi, Il petroliere, Sweeney Todd, Sogni e delitti e via dicendo non c’è da stare tranquilli. Il comun denominatore di quasi tutti i suddetti film è il denaro, l’oggetto che muove e smuove gli animi e che porta ad una sete impareggiabile di possesso e al superamento di ogni limite consentito dalla società e persino dalla propria coscienza. Si assiste alla perdita di ogni valore, persino quello dagli americani ritenuto il più importante e cioè la famiglia. Il cinema si tinge di un pessimismo estremo e ci mostra la completa sfiducia proprio nell’unica via di speranza che si potrebbe e dovrebbe avere: i legami affettivi e famigliari. I parallelismi e le somiglianze con l’ultimo film di Allen saltano agli occhi. Innanzitutto lo scandaloso e ignobile trattamento della distribuzione italiana riservato ai titoli delle pellicole: laddove si aveva Cassandra’s dream si è passati a Sogni e delitti e, cosa ancora più incredibile, con un titolo così evocativo e potente come Before the devil knows you’re dead (che riprende un proverbio irlandese che recita: Cerca di andare in Paradiso mezz’ora prima che il Diavolo sappia che tu sia morto) è diventato l’inconsistente e fuori luogo Onora il padre e la madre, che darebbe da pensare a connotazioni religiose che in realtà sono del tutto cinicamente e pessimisticamente assenti dal contesto, così come ci fa capire il più spietato dei protagonisti (Andy) che rivolgendosi a suo padre a proposito di Dio gli dice: “Smettila con queste stronzate…”.

Andy (un magistrale Philip Seymour Hoffman) ha un ottimo lavoro in una grossa compagnia e una bella e giovane moglie che però sembra insoddisfatta della sua vita e ha troppe pretese. Per mantenere il suo stile di vita e quindi riuscire a soddisfare le richieste della moglie, ma anche a consumare una serie di droghe (marijuana, cocaina, eroina) ad Andy non rimane altro che rubare dalla cassa della sua società, se non fosse che ad un certo punto gli viene comunicato che ben presto ci saranno dei controlli esterni. Per Andy si mette male, deve assolutamente risolvere questo suo grosso problema e soprattutto deve sparire per un bel po’, anche perché durante l’ultimo viaggio a Rio con sua moglie Gina (la svampita Marisa Tomei), aveva vissuto un idillio sessuale che non viveva da tempo.
Suo fratello Hank (l’ottimo Ethan Hawke) non naviga proprio in buone acque. Abusa con l’acool, è separato dalla moglie, ha una bambina piccola da mantenere ed è molto indietro con gli alimenti. Quando sua moglie lo minaccia e sua figlia lo implora di mandarla ad una gita per andare a vedere il
Re Leone, Hank si rende conto di aver bisogno di una bella cifra.
I due fratelli si incontrano e si confidano di avere dei problemi economici. Allora il maggiore, Andy,
suggerisce di fare un colpo e di sistemarsi a vita. Hank è riluttante, vuole avere maggiori delucidazioni, ma Andy gliele darà solo dopo che il fratello avrà dato la sua parola di esserci dentro in tutto e per tutto. Quando Hank accetta, Andy gli fa la sconcertante rivelazione: il loro bersaglio sarà la gioielleria di famiglia, quella di mamma e papà. Conoscono gli orari di apertura e chiusura, sanno dove sono gli allarmi, come si apre la cassaforte e via dicendo. Non ci sono problemi, perché nessuno si farà male, tanto più che la mattina c’è la commessa anziana amica di mamma, e i genitori non ci rimetteranno perché incasseranno la cospicua somma dell’assicurazione. Con queste rassicurazioni, Hank si convince ma Andy gli dice che deve farlo da solo, perché per lavoro nell’ultimo mese è stato troppo presente nell’area dove si trova la gioielleria e chiunque lo riconoscerebbe subito.

Andy allora decide, all’insaputa del fratello, di rivolgersi ad un amico esperto in questo genere di affari. Costui si presenta con una pistola e anche se Andy si oppone strenuamente, pretende di portarla nella gioielleria con sé. Ed ecco che accade l’inevitabile. Andy dalla sua auto ode tre colpi d’arma da fuoco e quando si gira per guardare, trova il suo compagno di malefatte steso a terra, morto. Non gli resta altro che scappare e che contattare il fratello per dirgli che è andato tutto a rotoli.
Molto presto i due scopriranno che all’interno della gioielleria quella mattina non c’era la vecchia commessa, ma la loro mamma, colpita dal ladro e ora in coma permanente. La tragedia si è abbattuta sulla famiglia, ma soprattutto su loro due che sono i responsabili della sorte capitata alla loro povera madre. Vengono a galla i problemi di Andy con suo padre Geroge (uno strepitoso Albert Finney) che però cerca di fargli capire che lo ha sempre voluto bene, soprattutto il giorno del funerale di Nanette (la madre, che George, suo padre, ha deciso di “lasciare andare via”).
Per i due fratelli si mette davvero male: la fidanzata del furfante defunto (che aveva visto Hank andarlo a prendere la mattina della rapina) manda suo fratello a minacciare Hank e questi gli chiede 10.000 dollari in cambio della sua vita. Andy scopre che sua moglie lo tradiva proprio con suo fratello e in più continua ad essere vessato dai problemi sul lavoro. E come se non bastasse, a loro insaputa, George li sta seguendo per capire cosa stanno combinando i suoi figli.
Per uscire da questi ulteriori guai, non resterà altro che scendere sempre più in basso nella spirale della violenza, della degradazione, del delirio, della quasi onnipotenza fino a giungere ad un finale da elettrocardiogramma piatto, in tutti i sensi.

“Cerca di andare in Paradiso mezz’ora prima che il Diavolo sappia che tu sia morto”, cosa significa? Che forse siamo tutti irrimediabilmente e forse anche naturalmente dei peccatori e che quindi ci conviene evitare l’Inferno se ci riusciamo? A guardare questo film sembrerebbe di si. La crudeltà e la malvagità umana può giungere fino a certi limiti da noi quasi impensabili ed inimmaginabili, ma Lumet riesce con questo noir dalle tinte molto forti a mostrarcelo. Non sempre la somma delle parti dà come risultato il tutto, così come dice Andy nell’intensissimo dialogo con suo padre il giorno del funerale di sua madre. La somma delle sue parti non crea il totale della sua persona, lui non si sente completo e soprattutto non si sente effettivamente appartenente alla sua famiglia: suo fratello e sua sorella sono sempre stati più benvoluti, anche perché più belli e giovani di lui, persino i suoi anziani genitori sono più belli di lui tanto che gli viene da chiedere “Sei sicuro che sono tuo figlio?”, e viene da chiedercelo anche a noi, ovviamente non per questioni estetiche, ma perché risulta difficile credere che da due genitori che sono anche delle brave persone, così come ci vengono mostrati nel corso della pellicola, possa nascere un tale “mostro” di disumanità, spietatezza e aberrazione.
Con una costruzione narrativa che è una vera e propria bomba ad orologeria pronta a scoppiare quando meno ce lo aspettiamo, Lumet flashback dopo flashback (che contribuiscono a rendere il racconto più intrigante, avvincente e coinvolgente e che soprattutto mostrano di volta in volta i vari stati d’animo, prima di tutto, ma anche i punti di vista di tutti i protagonisti) ci porta in una strada che appare essere, minuto dopo minuto, sempre più senza via d’uscita, senza speranza alcuna, priva di illusioni e di fiducia nell’umanità, nella società, nell’individuo e soprattutto nel futuro.

VOTO: 8,5/9

 



CITAZIONE DEL GIORNO

L’avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l’avidità è giusta, l’avidità funziona, l’avidità chiarifica, penetra e cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme: l’avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha impostato lo slancio in avanti di tutta l’umanità. E l’avidità, badate bene, non salverà solamente la Teldar Carta, ma anche l’altra disfunzionante società che ha nome America. (Michael Douglas, in "Wall Street")


LOCANDINA


31 commenti su “Onora il padre e la madre

  1. dunque lumet conferma se stesso: mai consolatorio e sempre molto lucido e crudele. almeno mi sembra di capoire questo dalla tua recensione (io non ho ancora visto il film). il maestro non si smetisce.

    mario

  2. Claudio, allora mi raccomando fammi sapere!

    Mario, se ti piace Lumet, non può non piacerti questo magnidico film. Se me lo stronchi, ti stronco le gambe! 😛

  3. Forse i distributori avevano bevuto troppo prima di cominciare a vedere il film o magari gli era andata la peperonata di traverso oppure erano sotto l’effetto di qualche non ben definita sostanza allucinogena o peggio ancora avevano visto l’ultimo video della Tatangelo…insomma di sicuro non dovevano essere in stato cosciente quando hanno deciso di dare questo titolo alla pellicola…

  4. Mi fa piacere che tu sia riuscita a vederlo… non so se io ci andrò 🙁

    Purtroppo mi stanno sfuggendo un mare di titoli in sala: ma poi coi DVD mi metto la coscienza a posto 😉

    Comunque, Lumet è una garanzia.

    Ti consiglio il suo precedente PROVA A INCASTRARMI: c’è la recensione sul mio blog…

    Ciao!

  5. Non è un paese per vecchi, ma anche no, se poi un “vecchio” come Lumet tira fuori un film del genere!!! ^^

    Grande cinema! Io sono ancora stordito!

  6. bellissimo, veramente un grandissimo film…

    una curiosità: il titolo originale si ispira ad un brindisi irlandese che dice “che tu possa stare in paradiso prima che il diavolo sappia che sei morto”

  7. Iggy, hai perfettamente ragione.

    Alè, se te leggevi la recensione te rendevi conto che la curiosità l’avevo scritta io, mor…(sai tu cosa!) 😛

  8. Meraviglioso affresco al negativo di un’America arrivata al capolinea: neanche durante la Grande depressione vennero realizzati(e premiati) film così cupi e senza speranza.

  9. Visto stasera.

    Mi sento come se mi fosse passato sopra un tir… grande, grandissimo cinema.

    Rigoroso, crudele, definitivo.

    La fine della morale civile, il nero.

    Concordo alla grande con il tuo voto.

  10. Alè, lo so 😛

    country, pensa che in sala tutti che dicevano: “Era meglio verdone”, oppure “Che delusione!”…e poi dicono che non vogliono essere chiamati terroni…

    t3nshi, anche tu, fammi sapere mi raccomando!

  11. Dev’essere bellissimo, inquietante, angosciante. E con la tua recensione hai spiegato bene il senso del film. Se Lumet non arriva dalle mie parti dovrò decidermi di andare a cercarlo altrove.

  12. Bello, un bel film, con diversi pregi soprattutto di sceneggiatura e recitazione. Mi è piaciuto, pur senza avermi entusiasmato più di tanto. Gli ho preferito (di pochissimo) il film di Allen.

    Un salutone 😉

  13. Alberto, anche io sono andata in sala proprio perchè adoravo il cast e apprezzavo moltissimo il regista, vedrai che non rimarrai deluso!

    pick, a dire il vero io ho preferito, anche se di pochissimo questo ad Allen, e se lo dico io che amo Allen a dismisura…cosa non ti ha convinto del tutto nel film di Lumet?

  14. Una regia e una fotografia un pochino piatte, l’assenza di una degna colonna sonora che desse forza al racconto (aspetto per me fondamentale in ogni film che vedo) e magari un piccolo “eccesso di pathos” nel finale…ma possono essere mie impressioni, soggettivissime

    A presto 😉

  15. Molto bello, un altro filmone a inizio 2008! Cast stupefacente, film strutturato in maniera funzionale e coinvolgente. Grande Ethan Hawke!

  16. Pick, capisco, in effetti ho notato anche io l’assenza di una forte colonna sonora (al contrario del film di Allen dove la faceva quasi da padrone), però non so, sono riuscita a non rendermene conto mentre guardavo il film.

    Edoo, questo 2008 ci sta riservando un sacco di graditissime sorprese!!!

    Superga, terrificante, hai detto bene. Se persino i “rassicuranti” americani hanno acquisito quest’anima così nera, non c’è da stare tranquilli!

  17. Inanzi tutto fammiti fare i complimenti per il tuo blog. Poi voglio dire che sono d’accordo con te per quanto riguarda il film. Bello, compatto e disperato.

  18. Senz’altro uno dei migliori lavori della stagione 2007-2008 questo “Onora il padre e la madre” che giustamente aveva entusiasmato i critici al Romafilmfest.

    Sidney Lumet, premiato nel 2005 con l’Oscar alla carriera, non finisce di stupirci: autore di capolavori come “La parola ai giurati” “Quel pomeriggio di un giorni di cani” “L’uomo del banco dei pegni”, all’età di 84 anni ci regala un altro piccolo gioiello, coraggioso cinico spietato tagliente.

    Giustamente molti hanno sottolineato come il film sia difficilmente classificabile: non un semplice giallo e neanche un semplice noir e “dramma” è decisamente troppo generico. Solo una definizione sembra calzare al film, ed è “tragedia”: una tragedia che vede come protagonisti angoscia, colpa e peccato, una tragedia senza speranza né perdono.

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