Othello

REGIA: Orson Welles

CAST: Orson Welles, Michael McLiaoir, Suzanne Cloutier, Robert Coote, Michael Lawrence, Hilton Edwards, Fay Compton, Joseph Cotten, Joan Fontaine

ANNO: 1952

 

TRAMA:

 

Otello, generale Moro della Repubblica di Venezia sposa in segreto Desdemona, figlia del senatore Barbanzio. Una volta divenuto governatore dell’isola di Cipro, assediata dai Turchi, nomina il suo amico Cassio come suo luogotenente. Ma Iago, il suo alfiere, geloso sia di Desdemonda che di Cassio, trama alle spalle dei tre convincendo Otello che Cassio e Desdemona vivono una relazione clandestina. Otello, fattosi convincere dall’alfiere, toglie la vita a sua moglie Desdemona, ma quando scopre l’inganno, per il troppo dolore si toglie la vita egli stesso.

 

  


 

ANALISI PERSONALE

 

Non era la prima volta che l’immenso Orson Welles, regista dal valore inestimabile, si cimentava con la trasposizione di un’opera di Shakespeare, visto che qualche anno prima aveva girato “Macbeth”. Con “Otello”, storia di un amore talmente forte da sfociare in tragedia, Welles si prende qualche libertà narrativa e fa cominciare il tutto con il funerale dei due innamorati caduti vittima di una tragedia causata dalla cupidigia e dall’invidia umana, funerale girato e fotografato alla maniera espressionista con uno straordinario gioco di ombre che si stagliano sullo sfondo sotto i raggi del sole.

Ma è tutta la pellicola ad avere un’ispirazione espressionista dato che è l’altenarsi di luci e di ombre, il più delle volte proiettate sui muri dei sotterranei del castello di Otello, a creare la giusta atmosfera di tensione e disagio nello spettatore. Indicativa la sequenza in cui il Moro sta per portare a termine il suo intento di ammazzare la moglie, con la sua enorme ombra che si staglia sulle pareti e alle spalle della povera donna inconsapevole del suo destino e delle sue inesistenti colpe.

Il merito, ovviamente, oltre che al direttore della fotografia, l’italiano Anchise Brizzi, va anche al compositore della colonna sonora, giustamente inquietante e coinvolgente, ma soprattutto, ovviamente, al regista stesso qui anche nel ruolo di attore protagonista, in un’interpretazione da premio Oscar, che ci restituisce il carattere statuario e solenne del personaggio Otello, ma anche dell’attore-regista Orson Welles. Un autore la cui carriera non ha vissuto sempre di alti, venendo costellata purtroppo da un sacco di ostacoli che ne minavano la forza creativa, oltre che la possibilità di produrre e mettere in pratica le sue idee geniali. Ecco perché Welles era costretto a produrre il più delle volte da sé le proprie pellicole, come in questo caso, pervenendo all’inevitabile dilatazione dei tempi di produzione del girato, cosa che rese il lavoro di montaggio davvero difficoltoso, visto che alcune scene vicine narrativamente e temporalmente erano state girate magari in periodi molto lontani tra loro. Ma l’enorme talento di Welles e la sua capacità di voltare a suo favore questi disguidi, fece sì che nonostante i problemi e le difficoltà, ne venne fuori un film la cui caratteristica peculiare e fondamentale era proprio il montaggio, così frenetico e frammentato tale da riuscire a comunicare perfettamente lo stato di febbrile angoscia e gelosia che colpisce il Moro, fiducioso e aperto per natura, ma condotto verso la diffidenza dall’amico-traditore Iago, interpretato perfettamente da Michael McLiaoir, che riesce a dargli il giusto carattere viscido e calcolatore.

Montaggio, fotografia, colonna sonora, recitazione, sono dunque le caratteristiche che contrassegnano positivamente la pellicola, allora snobbata dal pubblico e dalla critica, ma poi col tempo giustamente apprezzata anche perché palesemente interessante sotto molti punti di vista e non solo come trasposizione di un’opera letteraria. Non bisogna dimenticarsi, infatti, della regia, l’arma vincente del genio Welles, che anche in questo caso gioca con la profondità di campo, alternandola con primissimi piani presi da angolazioni particolari, come quelli di Otello sempre più catturato dalla spirale ossessiva nei confronti dell’eventuale tradimento della moglie e dell’amico Cassio e sempre più trascinato nel sospetto e nella diffidenza che altrimenti non farebbero parte del suo carattere, sicuramente forte e imponente, ma altrettanto gentile e amorevole soprattutto nei confronti dell’adorata moglie, “caduta ai suo piedi”, proprio grazie alla sua grandezza e al suo coraggio di condottiero e combattente.

Girato tra l’Italia (a Roma e a Viterbo) e il Marocco, le traversie del film non furono poche, come ad esempio l’impossibilità di trovare i costumi per girare la scena del tentato omicidio ai danni di Cassio, disguido a cui Welles ovviò ambientando il tutto in un bagno turco, luogo nel quale non c’era bisogno di alcun costume. Ma anche gli interpreti diedero non pochi problemi al regista, perché quasi tutti impegnati in altre pellicole, così come Welles stesso del resto, che per recuperare i fondi necessari alla produzione di “Otello”, ma anche di quasi tutti gli altri suoi film, era costretto a continuare la sua carriera di attore come nel caso de “Il terzo uomo”, film che il regista stava interpretando in quei mesi.  Da non perdere, comunque, i piccoli camei di Joseph Cotten nel ruolo di un senatore e di Joan Fontaine nel ruolo di un paggetto. 

Concludendo, non si può far altro che asserire che “Otello”, oltre che di un elevato valore estetico, gode di una forza comunicativa non indifferente, grazie soprattutto alle giuste atmosfere create dal regista e dal resto del cast tecnico, che hanno saputo circondare i protagonisti di questa storia con le giuste ambientazioni, dai sotterranei del castello, agli esterni con un mare perennemente agitato che si staglia sulla scena come giusta metafora dell’agitazione di Otello, al tempo stesso vittima e carnefice.

 

VOTO: 9

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

"…Con te,non si può avere una conversazione. Non hai mai delle idee,sempre solo dei sentimenti" (Pierrot le Feu)

 


LOCANDINA

 


 

4 commenti su “Othello

  1. Per quanto, sinceramente, mi fece un po’ ridere Orson truccato da Moro di Venezia, per quanto mi riguarda rimane una delle migliori trasposizioni shakespeariane di sempre…

  2. Il cinema di Welles è un territorio fantastico, impareggiabile e Otello non fa eccezione. Sublime. Hai reso omaggio con grande talento al grande regista.

  3. Orson Welles è sicuramente uno dei miei registi preferiti in assoluto. Si merita molto probabilmente, anzi quasi sicuramente, il podio tra i preferiti dei miei preferiti.

    Ti ringrazio per il commento gentilissimo e lusinghiero ^^

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