Parasite: la guerra tra poveri feroce, divertente e impressionante

Una famiglia molto povera, costretta a vivere in uno scantinato al di fuori del quale gli ubriaconi vanno a fare pipì, sempre intenta a scroccare il wifi dai vicini e ridotta a svolgere lavori umili e sottopagati, si ritrova, all’inizio fortuitamente, e poi sempre più “criminosamente”, a lavorare per una famiglia molto ricca. Da questo momento in poi inizieranno ad assaporare uno scampolo di bella vita, ma soprattutto perverranno a delle verità sconcertanti su loro stessi, sui loro datori di lavoro e non solo…

Lotta di classe, riflessione profonda su quanto il proprio status economico e sociale sia parte della persona, fino a stabilirne i contorni più importanti, guerra tra poveri raccontata con una ferocia che sfiora i contorni del thriller e dell’horror, ma non dimentica la satira e l’ironia: tutto questo, e non solo, è Parasite, ultimo lavoro di Bong Joon-ho, premiato con la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes e selezionato per rappresentare la Corea del Sud per i prossimi Oscar nella categoria Miglior Film Straniero, nella quale siamo quasi certi trionferà.

Mescolando temi a lui cari (trattati persino nella sortita americana con l’action Snowpiercer), il regista riesce a stupire per l’innata capacità di amalgamare alla perfezione stili e toni, senza mai risultare disomogeneo e, anzi, creando un’aderenza alla realtà non indifferente, con tutti i suoi picchi di orrore, ma anche di piccole gioie, di nonsense e di sorprese inaspettate, di divisioni sociali e piccoli momenti di condivisione. Le due classi sociali rappresentate, infatti, non vengono descritte in maniera manicheistica ed è possibile riscontrare elementi positivi e negativi in ciascun personaggio, grazie ad una sceneggiatura che ce ne restituisce luci e ombre, ma soprattutto vizi e virtù. Il merito, oltre ad una scrittura sopraffina e intelligente, va anche all’interpretazione di ogni singolo protagonista, perfettamente calato nella parte, ma soprattutto negli ambienti teatro delle loro vicende.

Ambienti che sono, appunto, un vero e proprio proscenio in cui viene racchiuso un intero mondo e che, grazie all’abile regia di Bong Joon-ho diventano parte fondamentale di questa storia dai contorni assurdi che prosegue con un’escalation di situazioni che ci lasciano con gli occhi sgranati, ma che non fatichiamo a ritenere credibili, visti i soggetti presi in esame e quello che stanno a rappresentare (bellissima la sequenza che nel pre-finale vede alcuni protagonisti vestiti come i nativi indiani, altra categoria che in qualche modo può rientrare nel discorso “lotta di classe” di cui sopra).

La voglia di rivalsa, mista alla frustrazione per la propria condizione, ma anche per la sufficienza, seppure inconscia, con cui vengono trattati dai ricchi con cui entrano molto ingegnosamente in contatto, porterà i protagonisti “poveri” di questo racconto a scatenarsi in una serie di azioni inenarrabili; così come la noia, la stupidità, la vacuità, l’indifferenza e l’ingenuità dei protagonisti “ricchi” li porterà a non rendersi conto di quanto accade intorno a loro, ma soprattutto di quanto la loro sufficienza possa scatenare istinti generalmente tenuti a bada.

Inutile dire che finirà male per chiunque, ma quello che rimane di Parasite, oltre ad un finale molto commovente e poetico, è che a scanso di ogni tipo di retorica, le differenze sociali ed economiche saranno sempre un ostacolo alla piena convivenza tra gli appartenenti di una categoria piuttosto che dell’altra.

3 commenti su “Parasite: la guerra tra poveri feroce, divertente e impressionante

  1. A mani basse, uno dei titoli migliori del 2019, quando pensi che Bong Joon-ho possa aver detto tutto, lui sforna un film così e niente, ha di nuovo ragione lui, un grande 😉 Cheers

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