Paris, Texas

REGIA: Wim Wenders

CAST: Harry Dean Stanton, Dean Stockwell, Aurore Clèment, Hunter Carson, Nastassja Kinski
ANNO: 1984

TRAMA:

E’ la storia di un uomo, Travis che lotta per ricostruire gli ultimi quattro anni della sua vita e che si ricongiunge, non senza difficoltà, con i suoi famigliari tra cui suo fratello e il suo piccolo figlioletto.

 



ANALISI PERSONALE

Paris, Texas è una sorta di compromesso tra il road movie e il film “familiare”, dato che Travis (Harry Dean Stanton) compie un lunghissimo viaggio in auto per ricongiungersi prima al figlio e dopo alla moglie.

Il film comincia proprio con lui che vaga nel deserto con una tanica vuota di benzina in mano. Indossa un abito ormai consunto e un cappellino rosso. Ha la barba lunga e sembra aver perso l’uso della parola. Quando sviene per la stanchezza nella stazione di servizio, viene accudito da un uomo che trova nella sua tasca un numero di telefono. E’ quello di suo fratello Walt (Dean Stockwell), che lo credeva ormai morto dato che non aveva sue notizie da ben quattro anni. Non appena ricevuta la telefonata dal Texas, vi si reca per andare a riprendere suo fratello. Walt tenterà di comunicare con Travis, ma questi sembra quasi estraniato dal mondo e continua a scappare e a dirigersi muto verso un punto non definito del deserto. Quando finalmente si decide a rimanere con suo fratello e a tornare a casa da suo figlio Hunter di 8 anni, comincia a viaggiare accanto a Walt, piuttosto che sui sedili di dietro e soprattutto comincia a parlare e ad aprirsi. Tra le sue cose, porta con sé delle fotografie: una di sua moglie Jane (Nastassja Kinski) e suo figlio e l’altra di un lotto di terra nel deserto. Un lotto di terra situato a Paris in Texas, luogo nel quale Travis fu concepito dai suoi genitori. Travis non ricorda bene cosa gli sia successo negli ultimi quattro anni, ha solo qualche flash di memoria, che nel corso del lungo viaggio verso Los Angeles condividerà con suo fratello. I due sfrecciano con la loro auto fra le strade deserte del Texas fino ad arrivare in California (Travis si è rifiutato di volare). Ad attenderli ci saranno Anne, la cara cognata che accoglierà Travis a braccia aperte e il piccolo Hunter che eviterà (almeno inizialmente) il contatto con quell’uomo che non riesce a vedere come un padre. Ma Travis riuscirà a farsi benvolere e non solo da suo figlio. Si occuperà della casa, andrà ogni giorno all’uscita di scuola a prendere Hunter, giocherà con lui a fare il papà fino a quando la stessa Anne non gli dirà di essere stata in contatto con Jane nel corso degli anni e si sapere in che luogo vive.
Spinto dal desiderio di riunire la sua famiglia, Travis deciderà di andare a Huston ad incontrare sua moglie e il piccolo Hunter deciderà di andare con lui alla ricerca della sua mamma. Inizia il secondo viaggio, questa volta più breve, ma sicuramente più intenso. Un viaggio che unirà ancora di più il padre col proprio figlio e che porterà ad una conclusione sofferta, ma sicuramente giusta.
Una volta arrivati a Huston (Anne aveva detto a Travis che ogni mese Jane si reca in una banca per fare dei versamenti a nome di Hunter), Travis e Hunter vanno all’inseguimento dell’auto rossa nella quale il bambino ha creduto di vedere sua madre ed arrivano ad una scoperta incredibile.

La giovanissima Jane lavora in una sorta di “bordello” nel quale le donne consolano i propri clienti senza poterli vedere né toccare dato che sono separati da un doppio vetro che permette solo agli avventori di guardare la propria interlocutrice. Mentre Hunter aspetta diligentemente in macchina che suo padre vada a parlare con sua madre, Travis non trova il coraggio di rivelare la sua identità a sua moglie, sconcertato e sconfortato dalla dolorosa scoperta. Ed è così che capisce di non poter avverare il sogno di riunire la sua famiglia magari a Paris lì dove era stato concepito e decide di lasciare suo figlio con la madre e di ricominciare a vagabondare.
Si reca nuovamente a far visita a Jane ma questa volta (tramite un racconto da brivido nel quale finalmente capiamo che fine avevano fatto questi due genitori in quei quattro anni) svela la sua identità e le dà indicazioni su come raggiungere loro figlio, promettendole (falsamente) di potersi finalmente riunire.

Paris, Texas è un film molto intenso ma al contempo molto semplice. Racconta dei sentimenti importantissimi come l’amore fraterno, l’amore paterno, l’amore per i figli o per la donna amata in maniera delicata e molto graziosa. A spiccare per espressività, emotività e forza comunicativa è Harry Dean Stanton nel ruolo di Travis, un uomo particolare e singolare segnato dagli eventi. Non è da meno il piccolo Hunter Carson nel ruolo di Hunter che recita alla perfezione la parte di un bambino che si trova di fronte ad una realtà completamente nuova. Interessanti anche le prove degli altri protagonisti prima su tutte quella della Kinski nella parte di una donna sofferta che non ha mai dimenticato “gli uomini della sua vita”.
Con una sontuosa fotografia che ci mostra dei meravigliosi paesaggi (le strade lunghe e sconfinate, deserti del Texas, squarci di cielo ricoperto di bianchissime nuvole) e accompagnato da una
struggente colonna sonora che sottolinea alla perfezione gli stati d’animo dei protagonisti (soprattutto di Travis durante i suoi viaggi) e che da un tocco nostalgico alla pellicola, Paris, Texas è girato con maestria dal grande Wenders che ci regala momenti di alto cinema, come le stupende inquadrature dei due fratelli durante il loro viaggio in auto. Inquadrature che li riprendono nello specchietto retrovisore o solo nella loro metà dell’auto. Primi piani spettacolari che evidenziano le espressioni dei protagonisti e che li fanno quasi uscire dallo schermo ed entrare nei nostri cuori.

Regia: 9
Sceneggiatura: 9
Recitazione: 9
Fotografia: 9
Colonna sonora: 9
Ambientazione: 9
Voto finale: 9



CITAZIONE DEL GIORNO

Se questo aereo decollerà e tu non sarai con lui, te ne pentirai. Forse non oggi, forse non domani, ma presto… e per il resto della tua vita. (Humphrey Bogart in "Casablanca")


LOCANDINA



11 commenti su “Paris, Texas

  1. un wenders ancora wenders! un grande film inferiore però all’immenso “Alice nelle città” e anche a “Nel corso del tempo”…

  2. Meraviglioso!!!!!!!!!!!!In tutto:attori, sceneggiatura, regia, persino i costumi(come dimenticare il golfino di lana rosso di Natassja??!)

  3. Grazie mille Tuttocinema! Claudio tenterò di recuperare al più presto anche quelli ^^

    Davis, è che dire del cappello e delle camice di Travis? ^_-

  4. Wenders è uno dei miei registi preferiti. Quindi non sono attendibile quando affermo che i suoi film mi piacciono tutti (in effetti alcuni film sono concordemente considerati di qualità scadente). Per me sono tutti stupendi. Naturlamente ce ne sono alcuni veramente superlativi come questo Paris Texas (possiedo un vecchio VHS preso in edicola molti anni fa mi pare con l’Espresso). Il film che per me è al di sopra di tutti è “Il cielo sopra Berlino”, ottimi anche “Lisbon Story”, “I fratelli Skladanowsky”, “L’amico americano”, “Lo stato delle cose”, “Nel corso del tempo”. Mi fermo qui altrimenti finisco col citarteli tutti. Ciao.

  5. Io amo Wenders, anche quando sbaglia! Il dialogo “allo specchio” tra Travis e Jane è una delle sequenze che metterei sul podio delle mie ossessioni cinematografiche di sempre! ^^

  6. Ah, Te lo sei visto..ti ho beccata! mi fa piacere…e vedo che hai apprezzato…non avevo dubbi. Film magistrale, per me di parecchio superiore al “Cielo sopra Berlino”. Forse il miglior Wenders, a parer mio…ciao!! 😉

  7. Sinceramente io ho trovato più emozionante Il cielo sopra Berlino, ma mi rendo conto che è davvero difficile scegliere quando ci si trova di fronte a cotali dimostrazioni di maestria ^^

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