Poliziotti fuori – Due sbirri a piede libero




REGIA: Kevin Smith

CAST: Bruce Willis, Tracy Morgan, Sean William Scott, Adam Brody, Kevin Pollack, Guillermo Diaz, Jason lee, Rashida Jones, Ana de la Reguera, Michelle Tratchenberg

ANNO: 2010

 

Jimmy e Paul, poliziotti in coppia da nove anni, vengono sospesi per un mese dopo aver fatto scappare uno spacciatore in un rocambolesco inseguimento. Privati di pistola e distintivo d’ordinanza, si muniscono di armi proprie quando a Jimmy viene rubata una figurina dal valore altissimo che doveva servire per pagare il costoso matrimonio sognato dalla figlia. Alla ricerca della figurina sottratta, i due verranno coinvolti in un losco giro di criminali spietati.

 

Non è proprio il film che ci aspetteremmo da Kevin Smith. Quel regista che ha sempre firmato pellicole indipendente e particolarissime, con scarsissimo budget, sempre irriverenti e molto politicamente scorrette. Quel regista che ha saputo conquistarsi una fetta di pubblico ben definita, grazie al suo linguaggio narrativo molto singolare, costituito da dialoghi al limite del surreale e del grottesco e da situazioni ancora più strampalate. Quel regista, insomma, che con poco, con molto poco, ma con tante idee e grandi intuizioni, ha saputo farsi un nome e una ben meritata reputazione positiva.

Con “Poliziotti fuori – Due sbirri a piede libero” (titolo originale molto più adeguato “Cop out”), pur trattandosi di una commedia godibile e spassosa, siamo su tutt’altro fronte. A partire dalla produzione, visto che alle spalle del regista stavolta abbiamo un colosso come la Warner, fino ad arrivare al genere vero e proprio. Siamo dalle parti del main-stream con questo buddy-movie tra polizitti, di cui uno di colore e l’altro no; uno sposato e l’altro separato con problemi in famiglia; uno più calibrato e attento, l’altro più combina guai e sbadato; uno più duro ed efficiente, l’altro più spericolato ed esilarante. Tutti, o quasi, i topoi del genere vengono richiamati dal regista e di rimando dagli sceneggiatori, Rob e Mark Cullen, facendo adagiare la pellicola insieme a tutte le altre dello stesso tipo senza che si distingua per qualche particolare guizzo estetico o narrativo. Al di là di questo lo zampino di Smith è ravvisabile in alcuni frangenti ed elementi che compongono questa strampalata storia di poliziotti fuori e criminali ancora più fuori. A cominciare dal cameo di Jason Lee, immancabile attore feticcio del regista, nonché grande protagonista della bellissima sit-com “My name is Earl”, fino ad arrivare al personaggio assurdo e allucinante interpretato da Sean William Scott, che irrita i suoi interlocutori ripetendo a pappagallo tutto ciò che dicono, passando per le battute e i dialoghi incentrati sul sesso, risalendo all’incipit imperdibile e divertentissimo in cui durante un interrogatorio i due sbirri si danno il cambio: Paul, l’omaccione di colore, solitamente il poliziotto buono, decide di fare la parte del cattivo. Interroga allora il sospettato cominciando a citare le battute di tutti i suoi film preferiti (rigorosamente andati in onda sulla tv via cavo, come fa notare un sempre più sbalordito Bruce Willis, che con autoironia si lancia egli stesso in una parodia dei personaggi che ha interpretato in pellicole in voga negli anni ’80 come i vari Die Hard), partendo da “Heat – la sfida”, passando per “Il Padrino”, “Training day”, “Die Hard” appunto e “Scarface”, arrivando addirittura a film impensabili come “Star Wars”, “Schindler’s List”, “Il colore viola”, “A spasso con Daisy” e “Dirty Dancing”.

Ci si diverte anche con la sequenza dell’inseguimento iniziale con Paul che ruba una bicicletta e vestito da telefonino gigante cerca di raggiungere lo spacciatore in maniera a dir poco goffa e ridicola. Per il resto ci si adagia sui soliti clichè del genere, pur avendo l’opportunità in più, targata sicuramente Smith, di assistere ad una vera e propria parodia, oltre che ad un omaggio (oppure homage come lo chiamano i protagonisti stessi sbagliando anche l’accento) di un certo tipo di cinema commerciale, soprattutto action, che ha formato la cultura popolare di un’intera generazione, come quella di Smith stesso, che di questo tipo di cultura (fumettistica, letteraria, cinematografica, musicale) ha sempre infarcito le sue precedenti, e molto più interessanti, pellicole. Non propriamente un buco nell’acqua, anzi, una tipica commedia da guardare spensieratamente senza troppe pretese, ma comunque una piccola delusione per i fan del regista abituati a ben altro.

 

VOTO:


 


Pubblicato su www.livecity.it

5 commenti su “Poliziotti fuori – Due sbirri a piede libero

  1. Non il miglior Smith, ma pur sempre Smith, no? Anche se qualche volta mi piacerebbe vederlo in vesti "serie": personalmente l'ho conosciuto con la storia a fumetti SPIDER-MAN/BLACK CAT: EVIL THAT MEN DO, e il talento che traspare da quelle pagine va ben oltre, secondo me, il semplice sberleffo. Staremo a vedere…

  2. Non conosco l'opera di cui parli, però ho sempre amato le pellicole di Kevin Smith e i suoi personaggi. Questa si discosta notevolmente dal suo stile, secondo me. Ma è comunque una buona commedia.

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