Profumo di donna Vs Scent of woman

GASSMAN CIECO, DISPERATO E INNAMORATO

Il capitano Fausto Coppolo, ormai in pensione, ha subito un terribile incidente nel quale ha perso la vista e una mano. Assistito da un’anziana zia, decide di fare un viaggio da Torino a Napoli. Ad accompagnarlo ci sarà un giovanissimo soldato in permesso premio. I due si fermeranno a Genova e a Roma dove Fausto andrà a prostitute prima, e dal cugino prete dopo per discutere della sua condizione. Una volta giunto a Napoli, si ricongiungerà con un suo vecchio amico colpito dalla sua stessa disgrazia e con Sara, una ragazza perdutamente innamorata di lui. Qui, sarà chiaro il reale motivo del viaggio intrapreso dal capitano.

Tratto dal romanzo di Giovanni Arpino, “Il buio e il miele”, “Profumo di donna”, diretto da Dino Risi che cominciò con questo film ad occuparsi anche di storie “drammatiche” e interpretato da un mastodontico e prepotente Vittorio Gassman, è sicuramente una bellissima pellicola che ci restituisce l’importanza dei rapporti interpersonali, dei legami affettivi, dell’amore per riassumere, come ancora di salvezza alla disperazione e alla mancanza di voglia di vivere. E’ proprio questo l’assunto principale della pellicola, che en passant ci mostra anche vizi e virtù dell’italiano medio di allora, ma molto probabilmente anche di ora. Le donne e l’alcool sono le più grandi passioni del capitano, tant’è che non si vergognerà a chiedere al suo accompagnatore di cercargli una prostituta per soddisfare i suoi piaceri (imperdibile il cameo di Moira Orfei nel ruolo della suddetta prostituta), lui che le donne le riconosce da lontano solo annusandone l’odore (di qui il titolo “Profumo di donna”). Il giovane spaesato dai comportamenti un po’ burberi e al limite della maleducazione del capitano, si ritroverà ad assecondarlo in ogni suo desiderio, fino a quando non si renderà conto delle reali intenzioni dell’uomo e del suo amico che lo aspetta a Napoli. Ed è così che nascerà anche una sorta di amicizia che vedrà l’adulto ammorbidirsi e intenerirsi grazie all’affetto dimostratogli dal ragazzo stesso, ma non solo, e il giovane soldato dapprima scocciato e infastidito dagli atteggiamenti del capitano, ma poi sempre più consapevole di ciò che questi prova realmente a causa della sua impossibilità di vedere e di godere appieno di quel mondo di cui ha sempre goduto alla grande.

Una storia decisamente commovente, quindi, anche se raccontata con toni ironici e divertiti, tant’è che il personaggio interpretato dal grandissimo Gassman suscita le simpatie dello spettatore, nonostante il suo carattere difficile, proprio perché sempre sarcastico e sibillino, ma poi capace di farsi perdonare in un battito di ciglia con un gesto affettuoso o una frase riparatoria. Apparentemente un uomo che crede gli sia concessa qualsisasi cosa solo perché è cieco, ma in raltà un uomo completamente distrutto a causa della sua condizione e per questo deciso ad assaporare ogni scampolo di vita e divertimento, allontanando però sgarbatamente chiunque si dimostri affezionato più del dovuto, fino a giungere ad una decisione sofferta ed attuabile solo con un estremo atto di forza e coraggio. Decisione che non riuscirà a portare fino in fondo, per mancanza della suddetta temerarietà, ma soprattutto grazie alla forza dell’amore di quella ragazza, Sara (interpretata dalla bellissima Agostina Belli), innamorata di lui sin da bambina e alla pazienza del giovane Giovanni (interpretato dal povero Alessandro Momo che morì di lì a poche settimane in un incidente stradale).

In un finale un po’ troppo melodrammatico e sottolineato da note forse esageratamente epiche (la colonna sonora firmata Armando Trovajoli è comunque apprezzabile per il resto della pellicola), Fausto capitolerà inerme di fronte alla forza dell’amore, rendendosi conto di averne bisogno come qualunque essere umano, anzi forse molto di più.

 

PACINO CIECO, DISPERATO E DIFENSORE DEI PiU’ DEBOLI

Se non fosse che “Scent of woman” è la storia di un cieco che fa un viaggio facendosi accompagnare da un ragazzo con l’intento di porre fine alle sue sofferenze, non ci accorgeremmo che in realtà questo è il remake di “Profumo di donna”, proprio perché la storia di questa pellicola, datata 1992, si discosta pesantemente dall’originale per molti versi. Innanzitutto il ragazzo, interpretato in questo caso dal giovane Chris O’Donnel, non è un soldato ma uno studente che sta avendo grane a scuola a causa di una grande marachella compiuta da alcuni compagni a cui ha assistito e per cui gli è stato chiesto di fare la spia, pena l’espulsione dalla scuola che lui frequenta solo grazie ad una borsa di studio e non certo per meriti famigliari, come tutti gli altri. Il cieco, invece, è un ex-colonello ed è interpretato da un mastodontico Al Pacino che per questa interpretazione vinse anche l’Oscar, meritatissimo, e che riesce a ritrovare la forza e la voglia di vivere non grazie all’amore di una donna (seppur non manca la medesima caratterizzazione del personaggio fissato con il profumo delle donne e con l’alcool), ma in seguito all’esperienza passata con questo ragazzo bisognoso di una guida e di protezione.

Dunque tra i due nascerà un vero e proprio rapporto padre-figlio, in cui il “padre” troverà momenti di sano divertimento (come la folle corsa in Ferrari, il tango con una bellissima ragazza in un ristorante, la notte passata con una prostituta, persino la cena a casa di suo fratello dove sputerà e gli sarà sputato addosso molto veleno, ecc…) e il “figlio” crescerà e maturerà imparando molti valori come l’onestà, l’indipendenza, la fierezza e perché no il divertimento, che sembrava fino ad allora un’entità a lui sconosciuta.

I due faranno un viaggio da Boston a New York e impareranno a conoscersi meglio nonostante le iniziali diffidenze: il colonello odia qualsiasi moto di compassione nei suoi confronti oltre al fatto di non voler essere toccato o chiamato signore in alcun modo e per questo si comporta arcignamente e duramente con chiunque gli si avvicini, fino a dimostrare poi una certa verve e una spiccata simpatia nei momenti più opportuni; il ragazzo stenterà ad avvicinarsi a lui proprio perché vessato da problematiche che gli sembrano insormontabili, oltre che spaventato dal carattere estremamente burbero e prepotente dell’uomo che ha deciso di accompagnare per racimolare un po’ di soldi durante la festa del Ringraziamento.

Una pellicola che però, nonostante le vistose differenze con l’originale, si fa apprezzare per il suo elevato impatto emotivo, escludendo alcuni passaggi appesantiti da una patina di retorica decisamente evitabile, e per la sceneggiatura che misura abilmente l’importanza di entrambi i protagonisti e che alla fine ricalca il successo de “L’attimo fuggente”, in un finale in cui sarà il cieco ad arrivare in soccorso e a dare sostegno al ragazzo e non viceversa, come durante tutto il viaggio in cui il giovane studente restituirà all’uomo depresso e disperato la forza e la voglia di vivere, con la sua genuinità, semplicità e onestà, oltre che con il suo bisogno di essere protetto che farà sentire il colonnello ancora utile e indispensabile.

Pubblicato su www.supergacinema.it

9 commenti su “Profumo di donna Vs Scent of woman

  1. Provo un’autentica adorazione per il film di Risi, capace di scivolare progressivamente dalla commedia al puro melodramma. Il finale mi commuove sempre profondamente nonostante la sua calcata enfasi.

    Invece ho detestato la versione americana, a iniziare dall’insopportabile pistolotto finale in pubblico tipico di tanto cattivo cinema americano. E mi spiace che Pacino l’Oscar lo abbia avuto proprio con questo ruolo (ma sappiamo cosa penso della statuetta dorata…).

    Però la scena del ballo con la splendida Gabrielle Anwar non fa rimpiangere la visione 🙂

    Davide DG

  2. Non mai visto nessuno dei due film e credo che a questo punto prima lo faccio meglio è, visto che le tue due recensioni mi hanno incuriosito non poco.

    Ciao

  3. Ottimo confronto. E bello il modo in cui li metti uno “contro” l’altro. Il film di Risi l’ho visto. Il remake di Brest ancora no ma prometto che un giorno lo vedrò. Ma sta di fatto che ho un forte odio verso i remake, che giudico per gran parte delle volte stupidi e soprattutto inutili. Anche se da quello che scrivi sembra che il remake del film di Risi sia fuori dalla categoria dei film inutili. Vorrà dire che dovrò vederlo e riflettere. E su una cosa ci si può riflettere all’istante. Sia Gassman che Pacino sono due grandissimi attori (purtroppo Gassman non è più tra noi ora). Per certo credo che l’interpretazione di Gassman sia unica, straordinaria ed intensissima. E confido che quella di Pacino sia su grandi livelli. Ma, fa davvero ridere che un attore, rifacendo un personaggio già all’epoca interpretato così bene, si aggiudica un Oscar per la medesima interpretazione. Peccato che qui in Italia non ci siano riconoscimenti davvero importanti (escluso il Festival di Venezia eh).

  4. Purtroppo non ho visto l’originale italiano, ma solo il remake americano. Il film nel complesso non è un granchè, ma va visto anche solo per ammirare la gigioneria istrionica e formidabile di Pacino, la cui arringa finale mi mette i brividi ogni volta che la vedo!

  5. Davide, a me il remake non è dispiaciuto, pur essendo un film sufficiente e niente più.

    Pillole, ovviamente se devi recuperarli dai la priorità assoluta all’originale.

    Al, questo remake è sufficientemente godibile, dunque non un completo disastro come altri remake che si sono susseguiti sugli schermi. Secondo me una “visioncina” la merita.

    Verdoux, si hai ragione. A me Pacino in questo film è piaciuto veramente molto, anche se il Gassman dell’originale non si batte. Cerca di recuperare l’originale rimarrai piacevolmente sorpreso.

  6. Se vabbè…però ti ripeto che non è un film così malvagio, anzi. Secondo me è più che sufficiente. Ovviamente se lo mettiamo a confronto con l’originale ha solo da perdere…

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