Rabbit hole

REGIA: John Cameron Mitchell
CAST: Nicole Kidman, Aaron Eckhart, Sandra Oh, Dianne Wiest
ANNO: 2011

Un uomo e una donna fanno di tutto per superare il dolore causato dalla perdita del proprio figlio, reagendo in maniere molto differenti e incontrando sollievo e conforto in posti e persone diverse, fino a quando non giungeranno ad una sorta di resa finale: il dolore non può essere superato. Bisogna conviverci giorno dopo giorno.

Il dolore per la perdita di un figlio è forse uno dei più grandi che si possano provare. Come raccontare un simile argomento senza scadere nel banale e nel già visto? Ci avrà pensato il regista John Cameron Micthell quando ha deciso di trasporre cinematograficamente la pièce teatrale di David Linsday-Abaire, premio Pulitzer che si è occupato anche della sceneggiatura del film.
Di pellicole che trattano questo tema ne abbiamo viste sicuramente tante (basti ricordare il recente “Reservation road” che però era molto più piatto e monodimensionale), fatto sta che in qualche modo “Rabbit Hole” riesce a farsi apprezzare grazie all’asciuttezza del racconto che non scade mai nel melodramma eccessivo e che non si lascia andare affatto a retoricismi, portando con sé, anzi, molti momenti di gradita e necessaria ironia (la sequenza in cui una famiglia si reca a visitare la casa che i protagonisti hanno deciso di mettere in vendita è assolutamente irresistibile, così come i personaggi della sorella e della mamma di Nicole Kidman, quest’ultima interpretata dalla grande Dianne Wiest).
Altro momento di originalità e coinvolgimento emotivo per lo spettatore è la significativa e toccante relazione che si viene a instaurare tra la madre affranta e il ragazzo che ha accidentalmente investito il suo bambino, relazione che alla fine si risolve in un dialogo alquanto illuminante circa gli intenti del regista. Il ragazzo, parlando del fumetto che ha scritto e disegnato (nel quale parla di universi paralleli e di possibilità di essere felici in almeno qualcuno di essi, elemento molto toccante della narrazione), dice alla donna che non c’è bisogno di un’interpretazione: è solo una storia.
E anche “Rabbit hole” è solo una storia, che non possiede particolari sottotesti e si fa apprezzare per la sua forza comunicativa. Interpretato ottimamente da una perfetta Kidman (anche produttrice) e da un intenso Aaron Eckhart, ci lascia con il magone in gola in un groviglio di emozioni oneste e assolutamente non ruffiane.

VOTO:

Pubblicato su www.livecity.it

4 commenti su “Rabbit hole

  1. un film molto bello, ero indeciso prima, poi ho letto il tuo post, e non mi sono pentito di essere andato al cinema.
    grazie per il "consiglio".

  2. Pienamente d'accordo sull'interpretazione della Kidman. Il film non è male, ma il rapporto tra il ragazzo e la Kidman secondo me andava approfondito maggiormente, Manca un pò di spessore, per il resto è buono.

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