Racconto di Natale




REGIA: Arnaud Desplechin

CAST: Catherine Deneuve, Jean-Paul Roussillon, Mathieu Almaric, Emile Berling, Anne Consigny, Chiara Mastroianni, Emmanuelle Devos,

ANNO: 2008

 

TRAMA:

 

I componenti di una famiglia cristiana un po’ disfunzionale si riuniscono per Natale a seguito della malattia di Junon, la matriarca, che ha bisogno di un trapianto di midollo per continuare a sperare di poter vivere. A turno tutti i componenti faranno il test per accertarsi di essere compatibili o meno, ma solo uno, il più impensabile, sarà colui che la salverà.

 

 


ANALISI PERSONALE

 

A Natale tutto è possibile? Persino che una famiglia spezzata ritrovi un minimo di equilibrio, o che una donna gravemente malata riesca a guarire, o che un amore tenuto nascosto per anni venga a galla? In effetti, questo è quello che vediamo succedere in questa pellicola, questi sono gli avvenimenti che compongono il racconto di cui parla il titolo stesso del film. A vederla così, sembrerebbe un film dai sapori dolciastri e melensi che vengono distribuiti appositamente nel periodo natalizio per invogliare i più svogliati a recarsi nelle sale. In realtà, Racconto di Natale, è tutt’altro, proprio perché a stupire e affascinare è lo stile del racconto, l’originalità con cui molte situazioni vengono lasciate in sospeso, e molte altre vengono risolte nella maniera meno melensa possibile. In Racconto di Natale ogni tipo di stucchevolezza è bandita per lasciare spazio alla durezza della realtà, alla scorza quasi infrangibile dei rapporti umani spezzati da eventi passati, alla fatalità del caso che si “ritorce” contro coloro che non hanno saputo o voluto amare. E’ questo il caso di Junon, (una coriacea e altezzosa Catherine Deneuve) che trent’anni prima aveva messo al mondo un figlio, Henri (il sempre ottimo Mathieu Almaric), per cercare di salvare il suo primogenito, Joseph, colto da una terribile malattia. Il midollo del piccolo Henri, non era però compatibile con quello del piccolo Joseph, che quindi morì all’età di sei anni, lasciando Junon e il suo devotissimo marito Abel, a crescere Henri, e la neo-primogenita Elizabeth. L’arrivo di un quarto bambino, Ivan, fece presto dimenticare il dramma caduto sulla famiglia. Questo piccolo racconto, il primo dei tanti che si affastellano durante la pellicola, viene mostrato e narrato allo spettatore a mò di teatrino con le ombre cinesi che rappresentano ciascun componente della famiglia. Il racconto, apparentemente ininfluente ai fini dell’impasto generale che costituisce la storia generale, è in realtà l’importantissimo fulcro di essa. Proprio perché dalla morte di Joseph, vero motivo scatenante di tutti i problemi avvenuti in seguito, i componenti della famiglia Vuillard cambieranno in maniera sostanziale. Henri non riceverà l’amore che da bambino meritava, crescendo in una sorta di negazione da parte dei suoi cari e divenendo l’elemento più instabile di essi. Junon si dedicherà anima e corpo a suo marito, amato più dei suoi figli, e Elizabeth comincerà con gli anni a riversare tutto il suo odio verso quel fratello scapestrato e portatore di guai.

 



Sarà una sua durissima decisione (quella che si maschera, al posto della morte di Joseph, come il vero fulcro di questo racconto di Natale) che sconvolgerà ulteriormente il già sconvolto equilibrio familiare: in seguito ad un’altra delle “marachelle” di suo fratello Henri, si offrirà di tirarlo fuori dai guai a patto di bandirlo per sempre dalla famiglia. Ma il suddetto destino tornerà a reclamare “giustizia” e costringerà, a causa della malattia che colpisce Junon (la stessa per la quale Henri non era riuscito a “salvare” Joseph), tutti i Vuillard a riunirsi per le feste. A completare il quadro non proprio roseo, una serie di personaggi costruiti in maniera magistrale: il figlio di Elizabeth, Paul, colpito nel profondo da questa situazione instabile, e per questo affetto da alcuni problemi psichici; la neo-fidanzata di Henri, che si diverte ad osservare le stramberie della famiglia Vuillard; la moglie di Ivan, Sylvia, innamorata di tutti e amata da tutti; il cugino Simone, che ha rinunciato a Sylvia quando era giovane per “lasciarla” al più timido e fragile Ivan. Tutti loro hanno qualcosa da raccontare, tutti loro sono legati da un pesantissimo filo fatto di amore-odio. Sono questi due fortissimi sentimenti i veri protagonisti di Racconto di Natale, due facce della stessa medaglia che non possono esistere singolarmente, ma che vanno sempre a fondersi e a volte a confondersi. Altra dote apprezzabile di questo film natalizio, che di natalizio non ha assolutamente nulla, è il citazionismo quasi sfacciato con il quale si richiamano alla mente i grandi film della Nouvelle Vague (oltre al più recente I Tenenbaum che però aveva uno stile narrativo completamente diverso): montaggio molto poco lineare, attori che si rivolgono direttamente alla telecamera e quindi allo spettatore, primissimi piani che incorniciano i volti e le loro espressioni, lettere lette di fronte alla telecamera, suddivisione in capitoli che scandiscono eventi importanti e giornate che passano, iridi che si stringono sui volti dei protagonisti uniti dai legami familiari, ma xseparati dalle circostanze della vita, e via di questo passo. In Racconto di Natale, che può definirsi una vera e propria “commedia drammatica”, si ride di gusto in più di un’occasione, proprio perché le situazioni altamente drammatiche vengono affrontate con un’ironia e un garbo non indifferenti, ma non mancano nemmeno i momenti altamente emozionanti, come il finale molto toccante in cui Elizabeth chiede a suo padre: “Perché sono sempre triste? Cosa mi manca?”, e questi gli risponde: “Tuo fratello”.

 

VOTO: 8/8,5


  


CITAZIONE DEL GIORNO

 

Nella mia famiglia corre una vena di follia. Anzi, più che correre, galoppa. (Mortimer Brewster (Cary Grant) in "Arsenico e Vecchi Merletti")


LOCANDINA

 

21 commenti su “Racconto di Natale

  1. Non è il primo commento positivo che leggo, il che mi mette una certa curiosità su questo film. Sicuramente non riuscirò a vederlo in sala però…ufff!!!

  2. Data la mia ormai inarrestabile passione per il cinema francese, non potrò esimermi dal guardare questo film… anche perchè storie così, in Francia le sanno raccontare. In Italia no.

  3. Grazie Oscar, guardalo perchè ne vale la pena.

    Cine, in Italia credo che sarebbe venuto fuori una cosa completamente diversa, ahimè.

  4. Cine, in effetti si, la dicotomia tra il titolo e la pellicola è palese.

    Al, facci sapere poi eh?

    Luciano, attendi paziente…e se non arriva procedi verso altre vie ^^

  5. Filippo, io penso che in effetti anche se a volte un pò lento, il film riusciva a conquistare grazie agli ottimi dialoghi, ai bellissimi personaggi, all’intreccio molto accattivante, ecc…

    Chimy, si ne sono convinta anche io.

  6. se fosse durato quaranta minuti di meno sarebbe stato eccezionale, invece mi è sembrato troppo lento, ma cmq mi è piaciuto.

    amarlic poi lo adoro

  7. L’ho appena finito di vedere stasera e ne stavo giusto redigendo la mia recensione sul mio blog cinematografico , ma non sono molto d’accordo con te 🙁 ..eppure sono un estimatore del cinema francese e sono partito con l’idea che questo film mi sarebbe piaciuto

  8. Bè quando ne scriverai leggerò la tua opinione. Comunque alla fine è del tutto naturale che una stessa opera susciti emozioni e sensazioni diverse.

  9. Pubblicato adesso ciò che ne penso. Per il resto hai perfettamente ragione. Ti scrivevo quello proprio perchè ero andato al cinema colmo di grandi speranze e essere deluso da un film che ti aspetti essere positivo beh è sempre un colpo per me

    Davide

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