Reign over me

REGIA: Mike Binder
CAST: Adam Sandler, Don Cheadle, Liv Tayler,Jada Pinkett Smith, Donald Shuterland, Suffron Burrows, Mike Binder
ANNO: 2007

TRAMA:
Alan Johnson è un odontoiatra di successo, stretto un pò nella gabbia del lavoro e della famiglia. Un giorno casualmente incontra per strada il suo vecchio compagno di college, Charlie Fineman che scorazza per le strade con un monopattino a motore e le cuffie alle orecchie. Alan non viene riconosciuto dall’amico, ma i due cominciano a rifrequentarsi e presto viene fuori che Charlie soffre di una sindrome acuta di stress postraumatico dovuta alla perdita della moglie e delle figlie nella tragedia dell’11 settembre. Per Alan, che aveva sempre cercato di contattare l’amico quando aveva appreso la notizia della sua tragedia, aiutarlo diventerà quasi un’ossessione, a costo di mettere a rischio la sua famiglia e il suo lavoro.



ANALISI PERSONALE

Reign over me è una canzone degli Who. Una canzone come quelle degli anni ’70 e ’80 che il protagonista di questo film suole ascoltare per isolarsi dal mondo, da quel mondo che gli chiede di ricordare, che pretende che soffra per la sua perdita. Reign over me racchiude un mondo di significati che non riguardano solo la sfera di chi ha subito delle gravi perdite, ma anche quella di chi gli sta intorno, della società che si aspetta e a volte, pretende, un determinato tipo di comportamento. Reign over me è la storia struggente e commovente di un uomo che ha perso la sua vita e se n’è costruita una fasulla, dove potersi rifugiare lontano dallo strazio e dal dolore. Reign over me è la storia di un altro uomo, che vorrebbe aprire i suoi orizzonti ed essere più libero dalla gabbia dorata della sua vita fatta a volte di convenzioni odiose e insopportabili. Reign over me è l’incontro di queste due storie, di questi due uomini.
Alan Johnson (Don Cheadle) è un ricco e affermato odontoiatra. Ha una bella moglie e due figlie. Una bella casa, una bella auto, parecchi soldi. Ha due genitori un pò anziani che a malapena si sopportano e a malapena sopportano New York e il loro lussuoso appartamento, sicuramente regalatogli dal figlio ormai ricco. Alan Johnson, però, desidera respirare un’aria diversa, poter prendere decisioni autonomamente, vivere un’altra vita e ci riuscirà grazie all’incontro fortuito col suo vecchio compagno di stanza al college, Charlie Fineman. Alan Johnson, ha una cliente stramba, Donna Remar ( Suffron Burrows) che sfiora la ninfomania, recandosi ogni volta nel suo studio e proponendogli di fare sesso orale. L’odontoiatra rifiuta energicamente e dice alla sua segretaria di non fissare mai più appuntamenti con la donna, la quale si vendica denunciando il dentista per molestie sessuali. I dottori del suo studio non vedono di buon occhio la cosa e minacciano Alan di licenziamento se non pone immediatamente rimedio alla situazione. Un ulteriore tassello che va ad aggiungersi alla gabbia da cui Alan vorrebbe fuggire.
Charlie Fineman (Adam Sandler) è un uomo solitario che vaga per New York, soprattutto di notte, a bordo del suo monopattino a motore con delle cuffie giganti ascoltando musica anni ’70 e ’80, da Bruce Springstein agli stessi Who e a moltissimi altri di cui colleziona vinili su vinili (nel suo appartamento ce ne sono centinaia). Si "diverte" a ristrutturare la cucina ogni due mesi e a giocare a Shadow of the Colossus, un gioco per playstation alquanto distruttivo. Charlie risucchia Alan nel suo mondo, trascinandolo nelle sue scorazzate notturne tra un negozio di vinili, una partita alla playstation e un miniconcerto nella sua stanza degli strumenti. Tutto ciò sembra non fare molto piacere a Jeanine (Jada Pinkett Smith), la moglie di Alan che pretende che suo marito resti in casa la notte e che si apra con lei, piuttosto che con un vecchio amico che neanche si ricorda di lui.
Ma sarà proprio questa amicizia tra i due a far arrivare entrambi al punto in cui avevano bisogno di arrivare. Alan si intestardisce a voler aiutare il suo amico, dato che sembra che tutti coloro che lo circondano come la padrona di casa o il suo commercialista (Mike Binder) lo lascino aleggiare in questa sorta di pseudo-vita.


Il dentista non si arrende neanche davanti ai numerosi scatti d’ira apparentemente immotivati che Charlie ogni tanto gli riversa contro non appena gli si chiede qualcosa della sua famiglia o della sua tragedia. Decide di andare a parlare con il suo commercialista che gli rivela di essere stato il suo migliore amico per anni, che le loro famiglie passavano i week-end insieme e che Alan non parla più con lui proprio perchè conosceva sua moglie e le sue figlie. Gli comunica che Charlie gli è così "affezionato" proprio perchè lui non ha mai conosciuto la sua famiglia, il suo cane, la sua vita precedente e quindi non può fargli domande costringendolo in questo modo a ricordare e a stare tremendamente male. I suoceri di Charlie (l’unico surrogato di famiglia che gli sia ormai rimasto dato che è rimasto orfano alle elementari), non si capacitano del fatto che il loro genero non abbia neanche una foto di sua moglie e delle sue figlie e che se ne stia tutto il giorno sul monopattino ad ascoltare musica. Vorrebbero averlo vicino, vorrebbero unirsi a lui nel dolore, ma Charlie stenta a malapena a riconoscerli, così come con tutti quelli che appartengono alla sua precedente vita, e si affianca solo ed esclusivamente ad Alan, andandolo persino a prelevare di notte chiedendo simpaticamente il consenso della moglie per portarlo ad una maratona di Mel Brooks, piuttosto che in un locale dove si suona musica rock o in uno dei consueti negozi di vinili. In una di queste uscite notturne, Alan apprende che suo padre è morto nel sonno e quindi dice a Charlie che deve andare via. Questi sembra non rendersi conto della gravità della situazione e continua a pressare l’amico perchè lo accompagni al ristorante cinese. Dopo essersi reso conto della poca sensibilità avuta nei confronti di Alan, Charlie manda a casa sua il suo amico Sugarman (il commercialista) offrendogli un milione di dollari (l’uomo possiede un sacco di soldi provenienti dalle assicurazioni per l’incidente che ha coinvolto la sua famiglia). Dopodichè si reca egli stesso a casa di Alan per scusarsi del terribile comportamento avuto. Alan accetta le scuse, dopo aver rifiutato il milione di dollari, e invita il suo amico a restare in casa dove ci sono però altri ospiti. A Charlie non piace molto la "compagnia" e infatti si rintana in un angolo con le sue cuffie a cantare stronelli strampalati.
Il rapporto tra i due va avanti così, fino a quando Alan non decide di occuparsi seriamente della salute mentale del suo amico e organizza un incontro apparentemente casuale con uno psicologo al negozio di dischi. Charlie non si fa fregare e sventa subito il complotto prendendo a male parole il povero psicologo e lasciando di sasso Alan. Le sfuriate di Charlie sono pesanti, come quella allo studio dentistico dopo che Alan gli aveva chiesto se gli mancasse esercitare la professione. Alla fine della sfuriata, Charlie vede entrare Donna Remar, la cliente del "pompino" di cui Alan gli aveva parlato e sembra rimanerne incantato e affascinato tanto da sfottere il suo amico dicendogli che era stato uno stupido a rifiutare l’offerta. Alan le aveva fissato un appuntamento per vedere se riuscivano a venirsi incontro e ad evitare la denuncia. Donna, che sembra voler ancora provarci col dottore, gli confessa invece di avere dei problemi psicologici a causa della scoperta della doppia vita di suo marito, che aveva un’altra famiglia.


Donna è in cura da Angela, la psicologa che esercita vicino all’ufficio di Alan e che lui è solito "tampinare" per chiedergli qualche consiglio sulla sua vita e la sua voglia di liberarsi di alcune catente. Angela continua a ripetergli che se vuole parlare deve prendere un appuntamento e non fingere ogni volta di incontrarla per caso e di chiedergli consigli su un amico immaginario, ma Alan non vuole ammettere neanche a se stesso di avere bisogno di parlare con qualcuno. Quando si accorge però che Angela ha fatto un buon lavoro con Donna, pensa che forse sarebbe opportuno farla parlare con Charlie, il quale accetta anche se alquanto riiluttante. Le prime sedute tra i due trascorrono liscie, anche perchè Angela evita di andare sul personale, ma quando ciò accade in Charlie scatta la solita molla che lo fa andare su tutte le furie e decide di abbandonare la cura. Prima che vada via però Angela gli suggerisce che prima o poi dovrà parlare con qualcuno di quello che ha dentro, di quello che gli è successo, perchè altrimenti non ci sarà via d’uscita per lui. Charlie si rende conto che ha ragione e non appena lascia lo studio, si siede accanto ad Alan che lo aspettava leggendo un fumetto. E’ questo il punto di più alta commozione della pellicola, quello in cui Charlie apre il suo cuore all’amico e gli parla di sua moglie e delle sue tre splendide bambine, raccontandogli dei loro desideri, delle loro vite. La cosa lo turba enormemente tant’è che sembra bloccare di colpo il suo straziante racconto per tornare a rintanarsi nelle sue cuffie e nel suo monopattino. Torna a casa disperato e comincia ad avere visioni e ricordi della sua bella famiglia. Sopraffatto dal dolore prende una pistola e va per strada puntandola contro un poliziotto, forse desideroso di essere ammazzato dato che non ha il coraggio di "eliminarsi" da solo. Il risultato però è che viene arrestato e messo sotto processo per via della sua instabilità mentale. Al processo, a cui sono presenti anche i suoi suoceri che lo accusano di aver quasi dimenticato la sua famiglia, l’avvocato dell’accusa mostra una serie di fotografie della famiglia a bordo dell’aereo che ha colpito una delle torri, mettendole proprio sotto il naso di Charlie che non riesce a reggere al dolore e scappa via urlando e crepitando. Il giudice (Donald Shuterland) rimane molto colpito dalla situazione dell’uomo e infatti, suggerisce ai suocrei in sede privata di decidere loro se è il caso di rinchiuderlo per un anno un una clinica psichiatrica o lasciargli trovare da solo la sua strada. Consiglia di pensare a cosa la loro figlia avrebbe voluto per il suo amato marito e alla fine i due sembrano fare la scelta più giusta, lasciando loro genero libero di soffrire a suo modo. Charlie, dopo lo strepitio in aula, si reca da loro dicendogli che non ha bisogno di foto per ricordare le sue "donne", dato che le vede nelle facce di chiunque gli si pari davanti e sente le loro voci e i loro sorrisi ovunque. Non ha bisogno di ricordarle costantemente, dato che sono perennemente presenti nel suo cuore e nella sua mente e va via baciando sulla guancia sua suocera, gesto che provoca sia in lei che nello spettatore, un’immensa carica di commozione ed emozione.
Alla fine Charlie ce l’ha fatta a rimanere nel suo mondo barricato dai ricordi e dalle persone della sua vecchia vita, che gli causavano solo un’eccessivo e insopportabile dolore.


Trasloca dalla sua vecchia casa, in modo tale da non essere più "vessato" da nessuno, suoceri compresi. Alan continua ad essergli amico anche se cerca ancora di aiutarlo, magari facendogli fare amicizia con Donna e quando gli chiede per quale motivo era così ossessioanto dalla cucina tanto da arrivare a ristrutturarla ogni due mesi questi gli risponde che l’ultima conversazione avuta con sua moglie prima che questa salisse sull’aereo verteva proprio su quello. Lei le aveva parlato della sua voglia di fare una cucina nuova e lui che andava di fretta per motivi di lavoro le aveva risposto male chiudendo la comunicazione. Quella era l’ultima volta che aveva sentito la voce di sua moglie e quelle erano le ultime cose che si erano detti. Alan rimane molto colpito e non appena lascia il nuovo appartamento dell’amico telefona a Jeanine promettendole di aprirsi e parlare sinceramente con lei d’ora in poi. Il film termina così in questa maniera: Charlie e Alan hanno trovato l’aiuto che cercavano l’uno nell’altro.
Reign over me è tutto ciò, una poetica del dolore scevra di facili patetismi o consueti sentimentalismi strappalacrime, ricca anzi di momenti divertenti e pieni di humor di cui forse Charlie si è "dotato" per far fronte alla sofferenza quotidiana. Reign over me è un film talmente e profondamente carico di significati da indurre lo spettatore ad interrogarsi su molte questioni, prima tra tutte quella appunto della maniera in cui ognuno affronta il dolore e del fatto che non ne esiste una più giusta o una più sbagliata. Reign over me porta a riflettere anche sulla gabbia di convenzioni sociali che ci circonda e ci tiene prigionieri, convenzioni che dettano come ci si debba comportare sul lavoro se si vuole mantenere un certo prestigio e persino come ci si debba comportare nel dolore per risultare, agli occhi di chi ci osserva, realmente affranti e distrutti.
Charlie è colui che sovverte questo mondo di convenzioni, risultando a volte irritante a volte tremendamente divertemente, ma sempre e comunque estraniato dal mondo reale. Quello tra Charlie e Alan è infatti uno scambio, oserei dire equo, di un mondo con un altro. Il pattinatore spinge il dentista nel suo pazzo mondo fatto di piccole-grandi cose (la New York vista dal monopattino a motore è qualcosa di estremamente fenomenale), e il dentista spinge il pattinatore a cercare di tornare nella realtà almeno ogni tanto.
Mike Binder soprende regalandoci una pellicola di forte spessore contenutivo, espressivo e comunicativo, ricca di emozioni contrastanti ma mai banali o banalizzate e piena di aspetti al limite della perfezione, come la già citata ambientazione notturna di una New York quasi inedita e la fotografia che sottolinea e contornia le pazze notti dei due amici. A farla da padrone però è la recitazione, prima tra tutte quella di Adam Sandler, inaspettatamente e clamorosamente al limite della maestosità. L’attore, di solito impegnato in commedie di inferiore spessore rispetto a film di questo genere, riesce a dare vita ad un personaggio talmente complesso come questo, così ricco di elementi contrastanti e di luci e ombre difficilissime da esprimere, riuscendoci in maniera encomiabile. A fargli da spalla poi un sempre competente Don Cheadle e una sfilza di personaggi femminili davvero ben interpretati a partire dalla psicologa Angela, una sempre migliore Liv Tayler, fino ad arrivare alla "ninfomane" Donna e alla "soffocante" Jeanine, senza contare poi il breve ma assolutamente incisivo cameo del grande Donald Shuterland. Per finire, non possiamo non citare la meravigliosa sceneggiatura firmata da Binder stesso che compare anche nel ruolo di Sugarman e che ci regala momenti altissimi di riflessione, emozione e commozione e altrettanti momenti altissimi di puro divertimento.
Consigliato a tutti, nessuno escluso.

Regia: 9
Sceneggiatura: 9
Recitazione: 9
Fotografia: 9
Colonna sonora: 9
Ambientazione: 9
Voto finale: 9



CITAZIONE DEL GIORNO

"Mi conoscete forse?". "Conoscerti? Chi non conosce Yogurth?". "Yogurth il saggio!". "Yogurth l’onnipotente!". "Yogurth il magnifico!". "Vi prego, vi prego, non esagerate. Sono solo uno Yogurth normale". (da "Balle spaziali")



LOCANDINA

27 commenti su “Reign over me

  1. grande film.

    p.s.: certo che leggendo la tua recensione uno fa senza guardare il film, praticamente c’è raccontato tutto il film!

  2. Ahahha, si a me piace molto raccontarli i film ^^

    Ma nessuno ha notato il mio nuovo header, oppure vi fa così schifo che evitate di nominarlo? XD

  3. E’ una cosa che non decido io, viene quando scrivo. Con certi film viene meno con altri le mani non si fermano proprio ^^

  4. Questo film devo assolutamente vederlo. Tempo fa lessi la recensione positiva di Delirio, adesso la tua super-recensione (come sempre perfetta). Ma è già uscito in DVD? Se sì vado subito ad acquistarlo. Ciao e grazie.

  5. Siggi mi lusinga moltissimo il tuo cambio di idea ^^

    Trinity sinceramente più lo guardo il mio nuovo header e più nn mi convince, mi sa che la settimana prossima lo cambio 😛

  6. Ho visto il film su consiglio di Ale, riservandomi di leggere la trama della recensione dopo la visione (visto che si è scatenata stavolta!).

    Un film piuttosto carino, trovo molto rappresentative queste 2 righe di recensione : “Reign over me è tutto ciò, una poetica del dolore scevra di facili patetismi o consueti sentimentalismi strappalacrime, ricca anzi di momenti divertenti e pieni di humor di cui forse Charlie si è “dotato” per far fronte alla sofferenza quotidiana”.

    L’aspetto più stuzzicante del film è questo approccio pulito e straziante al “dolore”.

    Ciao, Bri

  7. Eh Bri, lo sai che quando comincio non mi trattengo più! Comunque mi ha fatto piacere rivederlo per la terza volta e con te! ^_-

  8. lunghissima recensione! accidenti…meno male che il film l’avevo già visto. e l’ho visto a scatola chiusa,senza conscere la trama, solo perchè mi incuriosiva questa parte di adam sandler, in versione simil bob dylan… ah dimenticavo, anzi ti sei dimenticata di mettere citare liv (tyler), scusami è un debole particolare. cmq il film mi ha colpito veramente e lo consiglio anche io, poi lui è veramente bravo anche in questa parte diciamo drammatica, con scene molto toccanti.

    Max

  9. Ahaha, in effetti qui esagerai e non poco! Menomale che poi mi sono corretta strada facendo! Comunque il film è straordinario a mio avviso!

  10. Max, ma io dicevo che esagerai con la lunghezza del post e l’esposizione delle trama e che quindi col tempo ho corretto queste pecche!! Non mi riferivo alla straordinaria e bellissima Liv 😛

  11. ah capisco!cmq si esagerata, ma non troppo, alla fine se uno si sente di scrivere non è che può bloccarsi o dire taglio… hai fatto bene. poi se uno la vuole leggere bene altrimenti niente… vuol dire che il film meritava, se ti ha suscitato tante parole!

    Max

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