Relic: il terrificante ciclo della vita che arriva a stravolgere tutte le nostre certezze

Key, insieme a sua figlia Sam, si reca nell’abitazione della madre, Edna, a Melbourne, perché l’anziana donna sembra essere scomparsa da qualche giorno. Disperate, fanno di tutto per trovarla, fino a quando non si ripresenta una notte in casa, senza ricordare nulla della sua sparizione, ma portando con sé dei segni fisici e mentali che sconvolgeranno le esistenze di sua figlia e sua nipote.

Due sono le cose sorprendenti di questo film: la prima è che si tratta di un esordio, ma ha una solidità e una capacità straordinaria di trasmettere il suo messaggio non indifferente e la seconda è che si tratta di un horror che riesce nel quasi miracoloso compito di essere estremamente commovente, senza per questo essere melodrammatico o ruffiano in alcun modo.

E questo secondo aspetto lo si respira un po’ durante tutta la visione del film, ma arriva a sconvolgere potentemente lo spettatore soprattutto in un finale che ci restituisce tutta l’ineluttabilità di quanto mostrato e raccontato fino a quel momento, una condizione che ognuno di noi, volente o meno, si è trovato, si trova o si troverà a dover affrontare nel corso della propria esistenza.

Una vera e propria commistione di generi, tra il dramma e l’horror vero e proprio appunto, che risulta vincente e riesce nel compito di coinvolgere totalmente nella visione, trasmettendo, con l’arma del genere, l’impressionante “orrore” di una realtà fin troppo vivida e ineludibile.

Si parla della “tragedia” dell’invecchiamento, dell’impossibilità di impedire che il disfacimento fisico e molte volte anche mentale, arrivi a cambiare totalmente una persona e a riscrivere tutti quelli che sono i suoi rapporti umani, in primis quelli con i figli, i nipoti o i congiunti in generale. Di come diventi impossibile continuare a vivere come fatto fino a quel momento, senza dover necessariamente dipendere da altri e di come questi altri si ritrovino a loro volta a dover gestire una nuova persona, totalmente differente da quella conosciuta fino ad un certo momento, senza a volte sapere gestire questi cambiamenti in maniera corretta, trovandosi a diventare degli “sconosciuti” loro malgrado.

In tal senso sono straordinariamente inquietanti dal punto di vista orrorifico e raggelanti per quanto rimandino però ad una condizione molto tangibile, i momenti in cui Edna sembra non riconoscere Sam e Key come sua nipote e sua figlia, fino ad arrivare al’exploit finale in cui l’orrore dilaga per poi portare alla consapevolezza e all’accettazione di una nuova condizione inevitabile, da abbracciare (in tutti i sensi), con abnegazione e coscienza di quello a cui si va irrimediabilmente incontro nel corso della vita. E in quel caso a diventare realmente irriconoscibile, sotto ogni punto di vista, è proprio colei che è invecchiata e che, in seguito a questo processo lento ma spietato, è diventata un’altra persona, non più padrona di se stessa e dei suoi rapporti affettivi.

A tutto questo nessuno di noi può sfuggire ed è per questo motivo che la regista australiana Natalie Erika James, affidandosi anche a tre attrici protagoniste straordinariamente espressive, stupisce per quanto la sua opera prima sia notevolmente e totalmente penetrante. Un film che non può lasciare in nessun modo indifferenti, metaforizzando in maniera efficace e a tratti sconvolgente, una condizione umana in cui tutti possono rispecchiarsi, che siano figli, nipoti o genitori.

7 commenti su “Relic: il terrificante ciclo della vita che arriva a stravolgere tutte le nostre certezze

    1. Sì, un’atmosfera molto malinconica. Ti fa stare col magone anche dopo devo dire. Però è una cosa positiva, perché ti pone di fronte ad una verità assoluta, intrattenendo con l’arma del genere. Molto bello.

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