Segreti di famiglia




REGIA: Francis Ford Coppola

CAST: Vincent Gallo, Maribel Verdù, Alden Ehrenreich, Klaus Maria Brandauer, Carmen Maura, Rodrigo De la Serna, Francesca De Sapio

ANNO: 2009

 

Bennie, quasi diciottenne, decide di andare a trovare suo fratello Tetro che aveva abbandonato la sua famiglia 10 anni prima senza lasciare tracce di sé. Una volta arrivato troverà una persona completamente diversa che lo accoglierà freddamente, a differenza della calorosa e accogliente cognata. Quando si deciderà a mettere in scena il testo teatrale da Tetro tenuto nascosto per anni, verranno a galla delle sconcertanti verità sulla loro famiglia.

 

Dopo lo sperimentalismo quasi estremo di “Un’altra giovinezza”, Coppola torna a dirigere un film di cui può vantare anche la paternità di soggetto e sceneggiatura. La cosa è ancora più ravvisabile che nella precedente pellicola, proprio perché si comprende immediatamente che si tratta di un film personalissimo con fortissimi spunti autobiografici insiti nella vena artistica che caratterizza quasi tutti i famigliari del regista. Il protagonista della pellicola, quel Tetro che dà anche il titolo originale alla stessa (in Italia banalmente tradotto in “Segreti di famiglia”), può essere considerato un vero e proprio alter-ego del regista, figlio di un noto musicista, così come Tetro, e imparentato con molti altri artisti (come la sua stessa figlia Sofia, nota e brava regista, tanto per fare un nome). Il film, però, non si ferma solo alla riflessione sul ruolo della famiglia e dei rapporti interpersonali all’interno di essa, soprattutto quando questa è contrassegnata dal “peso” dell’arte in ogni sua forma (dal teatro, alla scrittura, alla musica classica, alla fotografia, alla scenografia, ecc…), ma si incentra anche su una corposissima digressione sul ruolo dell’artista in quanto tale e sul suo complesso rapporto con l’oggetto della sua arte e della sua passione. Il tutto perfettamente racchiuso in un grandissimo personaggio, interpretato da un mastodontico e immenso Vincent Gallo che trasforma in oro tutto ciò che tocca (anche se in questo caso il film brilla, in tutti i sensi, di luce propria), che incarna alla perfezione il binomio scrittore/scrittura, laddove con questi due termini non ci si limita al significato primario degli stessi, ma si va oltre andando a metaforizzare splendidamente l’utilizzo di altre forme d’arte, come l’uso delle luci, tanto che alla fine appare quasi che Tetro “scriva con la luce” (esplicativa, oltre che straordinariamente affascinante, la sequenza in cui il protagonista, che lavora come tecnico delle luci in un teatro, sa sistemando il faro da puntare sul palco, così come lo stesso finale in cui la luce ha una vera e propria esplosione). Non possiamo allora non immaginare che Coppola abbia voluto fare un’ampia e profonda riflessione partendo proprio dalla sua esperienza di scrittore per i suoi stessi film. Uno sperimentalismo narrativo ed estetico, come suddetto, che viene perfettamente suggellato da una battuta provocatoria pronunciata dallo stesso Tetro (“Quello che si dice non ha nessuna importanza. Il linguaggio ormai è morto!”), e che non naufraga nell’esasperazione, andandosi a fondere perfettamente e gradevolmente in una sorta di “stabilità” quasi rassicurante, che comunque non scade nel manierismo o nel didascalismo, eccezion fatta per alcuni momenti nel finale.

A tutto ciò bisognerebbe anche aggiungere la grande attenzione riservata alla forza e all’importanza dei ricordi nella costruzione del percorso di vita di ciascuno di noi. Forza e importanza sottolineate da un insieme di sequenze a colori, nel bel mezzo di un film prevalentemente fotografato in uno splendido e raffinato bianco e nero, quando diventiamo spettatori del passato doloroso di Tetro o della messa in scena del suo testo teatrale ad esso ispirato. Degli inserti indispensabili senza i quali tutta la potenza comunicativa della parabola di Tetro, “un amante senza amore, un poeta senza poesia”, non avrebbe assunto quel grande senso che invece, alla luce di essi, assume notevolmente, oltre ad avere una potenza visiva non indifferente.

“C’è spazio per un genio soltanto in questa famiglia”, dirà Tetro a suo fratello minore Benny, desideroso di conoscere più a fondo le motivazioni che hanno condotto il fratello maggiore a questa sorta di instabilità emotiva e psichica. Interpretando anche quest’altra battuta come un’innocente provocazione (anche se è noto la strabordante influenza che il regista ha avuto per i suoi famigliari), forse possiamo intuire quale sia il vero grande genio della famiglia Coppola, nonostante esponenti molto talentuosi ne facciano parte. Coppola, facendosi assertore di un indipendetismo che forse mai ci saremmo aspettati da un regista di pezzi di storia del cinema, mette in pratica ciò che fa dire al protagonista più giovane, e dunque per questo apprentemente più ingenuo, della sua pellicola: “Il poeta (dove per poeta si intende l’artista in ogni sua sfaccettatura), deve agire”.

 

VOTO:

 


17 commenti su “Segreti di famiglia

  1. come dicevamo:

    "incentra anche su una corposissima digressione sul ruolo dell’artista in quanto tale e sul suo complesso rapporto con l’oggetto della sua arte e della sua passione"

    (esplicativa, oltre che straordinariamente affascinante, la sequenza in cui il protagonista, che lavora come tecnico delle luci in un teatro, sa sistemando il faro da puntare sul palco, così come lo stesso finale in cui la luce ha una vera e propria esplosione).

    la tua recensione mi è piaciuta ALE ma se come dice (“Quello che si dice non ha nessuna importanza. Il linguaggio ormai è morto!”), allora perché tirar fuori ogni mezz’ora un sono tuo padre e sei mio figlio, non lo trovi fuori fuoco, inutile, un concedere troppo al testo a disfavore del Cinema che C’é in TETRO? 

  2. Ho visto Tetro al Torino Film Festival con Coppola in sala.

    Buona parte di quello che dici è confermato dalle parole del regista, che in più aggiunge una nota interessante.

    Dice Coppola che si sta dedicando ai film più intimi, più personali, cose che di solito si fanno agli inizi della carriera ma che lui ha bypassato dirigendo direttamente grosse produzioni hollywoodiane.

    Ora sente il bisogno di dedicarsi a storie personali… ed è per questo che si è allontanato da Hollywood e dai suoi lustrini.

    Qui il mio pensiero sul film: http://www.soloparolesparse.com/2009/11/tetro-segreti-di-famiglia-al-tff27/

    soloparolesparse

  3. William, infatti nella recensione ho scritto che solo nel finale si abbandona leggermente ad un certo manierismo e didascalismo. Ma è solo nel finale e neanche così abbondantemente. Questo piccolo "difetto" però secondo me non inficia tutto quanto di buono c’è precedentemente e tutto ciò che rappresenta e comunica.

    Gabriele, che fortuna che hai avuto! Appena possibile leggerò la tua recensione sul film.

  4. Concordo con le tue riflessioni… Un film forse non perfetto, ma che mi è piaciuto! Ho solo trovato un po’ troppo schematico il passaggio dal bianco/nero al colore (avrei preferito un uso più libero, come in "Heimat").

    Ciao
    Christian

  5. Christian, purtroppo Heimat non l’ho ancora visto. Però in questo caso io l’ho trovata una scelta veramente adeguata, proprio per rafforzare il significato di entrambe le soluzioni visive e di quello che ovviamente stavano a rappresentare.

    William, mi rendo che una cosa possa fare imbestialire o meno da persona a persona. Io l’ho trovato in effetti un espediente "stonato" all’interno di tutto quanto si era fatto fino a quel momento. Su questo hai ragione, però non mi ha fatto imbestialire, perchè diciamo sono stata più propensa a passarci sopra proprio perchè, tutto quanto si era fatto a quel momento mi era piaciuto in maniera mastodontica.

  6. ecco perché penso che la critica e il cinema non siano una scienza ma una serie di sensazioni che rimbalzano contro persone e quel che ri/esce dal rimbalzo è volente o nolente diverso e con intensità modificate.

  7. Cavolo quindi ti è piaciuto parecchio. Sono andati alcuni miei amici ed erano molto perplessi. Boh, magari a tempo perso e se non lo tolgono vedrò cosa posso fare la prossima settimana.
    Ciao

  8. ciao ale sono giorgio. si giorgio che nn si è registrato. ieri ho visto il film. 9/10  bellissimo.  volevo dire una cosa spero non sia banale! non so bene il perche pero quando tetro "ritorna" dal padre ho notato qualcosa simile a Cris che ritorna dal padre alla fine del "suo viaggio" in "solaris di tarkovskji. ricordi?
    e alla fine tetro dice " non guardare la luce…" e poi abbracciando bennie " siamo una famiglia"
    che ne pensi…
    ciao, sempre da giorgio…

  9. Giorgio, Solaris l’ho visto troppi anni fa quando tra l’altro non capivo "niente" se non apprezzare le atmosfere e cose di questo genere. Sinceramente non ho colto questa piccola somiglianza, però potrebbe benissimo essere.

  10. Avevo intravisto la recensione ma vengo a commentare solo dopo averlo visto stasera. Bellissimo.
    Vincent Gallo merita da solo i 4 euro del biglietto (sia benedetta la tessera universitaria!), la regia è perfetta, inquadratura bellissime, fotografia ottima.

    Il finale poi, fantastica la scena delle luci delle auto. Insomma un gran film, veramente autobiografico in tutto.

  11. A me non ha convinto, il Coppola. Ben costruito spesso elegante, scade molto nel finale: c’è uno slittamento melodrammatico (Tetro che si presenta armato di scure al figlio-fratello) che ho trovato eccessivo.
    Si baroccheggia, si usa prima il fioretto e poi…la scure, appunto.
    Disparità di toni, insomma. E poi, lo vogliamno dire che questo amore a prescindere per la famiglia diventa paradossale? Cioè, qui vediamo una famiglia spaventosa, con un padre orribile, violenze psicologiche e sopraffazioni, e si vuole per forza chiudere con l’inno al nucleo familiare?
    Buffo.

  12. ipitagorici, l’utilizzo delle luci e il loro concetto è veramente una delle cose più belle del film.

    armapo, nel finale c’è qualche "impurità", l’ho anche scritto nella recensione, ciò non toglie che per tutto il resto del film rimangono le cose che ho scritto nella recensione.

  13. Bella recensione di questo ennesimo capolavoro coppoliano: mi ha fatto riflettere il fatto di Tetro che "scrive con la luce", non ricordavo il particolare, perfettamente pertinente al progetto (ho recensito il film ieri e lo avevo visto al Torino Film Festival – la proiezione senza Coppola, che comunque ho potuto ammirare in conferenza stampa – un mesetto fa).

    Se posso permettermi (e non ti sembro presuntuoso) aggiungo che la tua scrittura si sta raffinando sempre di più e ti faccio i complimenti per questo.

    Davide DG

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