Shame

REGIA: Steve McQueen
CAST: Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale
ANNO: 2012

Brandon, giovane uomo di successo, è ossessionato dal sesso, l’unico momento della sua vita in cui riesce a lasciarsi andare completamente. Ritrovandosi con la sorella minore in casa, anch’essa afflitta da diverse problematiche, sarà costretto a fare i conti con la vita e con se stesso.

Grandissimo ritratto umano e coinvolgente di una solitudine esistenziale deflagrante e imponente, raccontata con toni drammatici ma mai patetici, e con una profonda attenzione alla sofferenza degli sguardi, dei movimenti, degli stessi rapporti sessuali al centro della narrazione. L’erotomania che caratterizza il protagonista, infatti, è la valvola di sfogo per la sua incapacità a relazionarsi con l’altro sesso e non solo, in maniera non superficiale o solo fisica. Al contrario del suo capo (brillantemente impersonato dal James Badge Dale recentemente visto nello straordinario telefilm “Rubicon”), il protagonista, infatti, non ha alcun problema a conquistare le donne, ma spesso preferisce dedicarsi all’onanismo, guardare film porno a tutto spiano, pagare prostitute o ragazze in cam per soddisfare un vuoto evidentemente incolmabile e indescrivibile. Lo stesso che contrassegna anche la sorella, la splendida Carey Mulligan, che cerca di farsi spazio nella sua vita, trovando però un muro di freddezza e incomprensione. Due diverse solitudini, insomma, che chiaramente però hanno matrice comune, matrice intelligentemente non esposta, ma palesata solo tramite gli effetti che ha causato nei due. Senza bisogno di troppe spiegazioni o di troppe parole (si tratta infatti di un film molto poco dialogato), il regista riesce a comunicare la precaria condizione emotiva di questi due fratelli, ormai soli al mondo, e forse incapaci di comprendere appieno le proprie difficoltà. Il tutto mostrato attraverso espedienti tecnici e formali di grande livello, a partire da una bellissima regia che in alcuni momenti ci regala delle sequenze mozzafiato: la meravigliosa esibizione canora di Carey Mulligan che interpreta una struggente e coinvolgente “New York, New York”; la convulsa corsa notturna di Michael Fassbender in un’atmosfera notturna e densa; l’intrigante e affascinante gioco di sguardi tra il protagonista e una ragazza in metropolitana; le diverse scene di sesso e di nudo in cui il corpo di Brandon assume un significato addirittura narrativo, metaforizzando la sua prigione non soltanto fisica.
Ad accompagnare efficacemente e anche in maniera molto emozionante questa regia e questa sceneggiatura misurata, c’è una colonna sonora composta da brani di musica classica, ma anche da pezzi blues e non di rara finezza che sottolineano perfettamente il dramma narrato. Ma a sorprendere maggiormente, andando ad aggiungersi alle numerose qualità dell’opera, arriva l’intensa e decisiva interpretazione di un Michael Fassbender più malinconico e profondo che mai. Più che col corpo, comunque funzionalmente esposto, riesce a recitare con la sola forza dei suoi occhi nei quali è possibile leggere una sofferenza di non poco conto. Un lavoro encomiabile quello svolto dall’attore che ha dimostrato anche un notevole versatilità e ha donato un valore aggiunto ad un film che già di per sè merita decisamente tutta la nostra considerazione.

Pubblicato su www.livecity.it

8 commenti su “Shame

  1. Fassbender non si discute, come pure l’atmosfera decadente che pervade tutto il film. Rimane solo il dubbio che, forse, il regista poteva osare di più, molto di più. Quanto siano voluti o meno gli “scivoloni”, tipo lui che ci “prova” con la collega per poi rifugiarsi nella sicurezza (anonimato) della prostituta oppure la ricerca del piacere nel gay-bar, è tutto da vedere.
    Non m’è dispiaciuto ma visto l’argomento poteva evitare cadute banali e dialoghi improbabili, vedi fratello e sorella sul divano. Un po’ forzato.
    E’ crudo sì, ma quel crudo un po’ “furbetto”.
    A mio parere.

    1. Per me quelli di cui parli non sono degli scivoloni, ma sono appunto scelte narrative adeguate a narrare il tipo di condizione esistenziale del protagonista.

  2. furbetto se ci fosse stata una storia d’amore e qualche scena di sesso alla Rocco S.
    qua c’è tristezza enorme e senza consolazione

  3. Ovviamente, come sai, siamo in sintonia. In effetti la colonna sonora è stupenda. Mi lamento di non aver dedicato neanche un rigo alle musiche ma Shame è uno di quei film su cui si potrebbe discutere e scrivere a lungo.

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