Shelter – Identità paranormali

REGIA: Måns Mårlind, Björn Stein
CAST: Julianne Moore, Jonathan Rhys Meyers, Jeffrey DeMunn, Frances Conroy
ANNO: 2011
 
Cara Jessup, psichiatra forense, si ritrova a prendersi cura di un paziente con disturbi da personalità multipla. La donna, spinta dal padre, non crede affatto in questo fenomeno e cerca in tutti i modi di smascherarlo. Quando però appare chiaro che le varie personalità del ragazzo sono tutte vittime di omicidi, qualcosa comincia a sfaldarsi nella sicurezza e nel cinismo della donna.
 
Comincia bene questo “Shelter – Identità paranormali”, diretto da due registi svedesi televisivi. Comincia bene perché ci sembra un buon thriller dalle ottime atmosfere, seppur si comprende subito di non trovarsi di fronte ad un grandissimo film. Grazie ad una cupa fotografia e all’indeterminatezza del fenomeno al centro della narrazione, lo spettatore viene coinvolto all’interno della stessa, anche grazie all’abile interpretazione di Jonathan Rhys Meyers, inizialmente in grado di reggere su di sé l’ambiguità del ruolo che gli è stato affibbiato. Non si può dire lo stesso della Moore che appare fin troppo compassata e si mantiene stabile fino alla fine del film. Tutto sommato però, bisognerebbe accontentarsi, considerando che il collega, invece, man mano che la pellicola procede, comincia a risultare sempre più macchiettistico e quasi involontariamente ridicolo. Ma forse non è tutta colpa sua, visto che è lo script stesso a voltare faccia e personalità, quasi adeguandosi al plot di partenza, tramutandosi in maniera sgarbata, sconnessa e squilibrata in un assurdo e sconclusionato horror dalle tinte paranormali e dai personaggi assurdi e decisamente fuori luogo, primi su tutti una bambina e una vecchia decisamente e negativamente sopra le righe. Se a ciò ci aggiungiamo un’accozzaglia di tematiche lanciate sul piatto e malamente amalgamate tra loro, allora non possiamo che pervenire alla constatazione di trovarci di fronte ad una pellicola che pur non destando sin dall’inizio particolari entusiasmi, alla fine riesce comunque a deludere, nonostante le aspettative iniziali, già di per sé non altissime.
Se già registicamente non si distingue per particolari motivi e a livello attoriale, come suddetto, nonostante il cast altisonante, non faccia impazzire, il fatto che la sceneggiatura risulti più inconcludente, disarmonica, e a tratti banale che mai, non aiuta di certo a far crescere gli apprezzamenti nei confronti del film. Nonostante lo sceneggiatore Michael Cooney, quello di “Identità” di James Mangold non a caso, sembri essere fin troppo interessato alla tematica delle personalità multiple, pare proprio che non riesca a concentrarsi sull’argomento e si senta in dovere di arricchirlo, per modo di dire, ogni volta con sottotesti, in questo caso neanche tanto velati, che però contribuiscono solo a rovinare le buone idee di partenza. In “Shelter – Identità paranormali” ci troviamo di fronte al solito conflitto, semplicisticamente e banalmente rappresentato, tra la scienza e la fede, in eterna lotta l’una con l’altra, anche all’interno della stessa persona. Il tutto accompagnato dei risvolti narrativi che rasentano l’infantilismo, come la vita di una bambina in pericolo, la famiglia sfasciata a causa di un lutto improvviso, la rappresentazione pratica dei vari cambi di personalità.
Dispiace, insomma, vedere il talento dei due attori protagonisti così sprecato, ma ancora di più fa male assistere alla presenza scarsamente sfruttata di un’ottima attrice come Frances Conroy, più volte vista nel ruolo di madri fantastiche come quella di “Six feet under” o quella di “How I met your mother”, ma qui relegata in quello di una madre che vorremmo presto dimenticare. Non va meglio a Jeffrey DeMunn che dal serial televisivo “The walking dead”, che comunque non è eccelso, si ritrova a recitare in questo film il ruolo di un padre anonimo, quando non è insopportabile.
Al di là delle atmosfere iniziali, poi man mano relegate in un angolo per fare spazio al sensazionalismo e al terrore causato da un disonesto e cattivissimo uso del sonoro lanciato a palla nei momenti clou, non si riesce davvero a trovare qualcosa da salvare in questo “Shelter – Identità paranormali” che tra l’altro finisce anche peggio di come ci saremmo mai potuto aspettare. 

VOTO:

Pubblicato su www.livecity.it

3 commenti su “Shelter – Identità paranormali

  1. Sono d'accordo.
    Il trailer prometteva davvero bene e invece le scene più interessanti erano quelle.
    Il film inizia bene, il mistero sembra essere credibile, però via via perde sempre più di coerenza.
    I primi venti minuti sono davvero ben girati, lo strano caso in cui si imbatte Cara Jessup tiene con il fiato sospeso.
    Poi si inizia a parlare di entità, di demonio, di religione e tutto degenera nel patetico.
    Ecco cosa succede a voler strafare. Infatti, visto da tutt'altra prospettiva, si può affermare che l'intento dei registi era quello di sollevare un polverone su un tema classico e metafisico al tempo stesso partendo però da piccole scene e frammenti. Infatti, la verità viene fuori pian pianino e quando si completa (dopo circa 60' di pellicola) il film è già nella sua parabola discendente.
    Diciamo che i primi 20' sono venuti involontariamente bene poiché l'idea del film stava su altro livello. Insomma, l'unica parte da salvare è quella che esula dall'argomento propinatoci dai due registi. E ciò mi fa solamente ridere.

    Francès

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