Source code

REGIA: Duncan Jones
CAST: Jake Gyllenhaal, Vera Farmiga, Michelle Monaghan, Jeffrey Wright
ANNO: 2011
 
Il capitano Colter Stevens si ritrova a sua insaputa su un treno senza sapere come ci sia finito. In realtà si è impossessato del corpo di un passeggero per riuscire a scoprire l’identità di un attentatore che di lì a otto minuti farà esplodere il convoglio. A conclusione degli otto minuti il capitano si ritrova in una capsula dove l’ufficiale Goodwin gli dà indicazioni precise sulla sua missione: il codice sorgente gli permette di tornare indietro e di rivivere ripetutamente quegli otto minuti, fino a quando non porterà a termine il suo compito.
 
Dopo la sorprendente opera prima “Moon”, film  “fantascientifico-metafisico”, Duncan Jones, figlio talentuoso del mitico David Bowie, torna al cinema con un’altra pellicola appartenente allo stesso genere ma in qualche modo, vista anche la produzione alle spalle e il più largo budget a disposizione, più mainstream, più indicata anche per il grande pubblico, a differenza del primo film che sarebbe risultato ostico ai non cinefili o i non appassionati sfegatati del genere. Nonostante l’apparenza più commerciale di questo “Source code”, però, Jones non ha dimenticato il suo punto di partenza, dimostrando di avere una visione della fantascienza molto meno spettacolare e scontata rispetto alla maggioranza delle moderne pellicole appartenenti al genere. Ancora una volta torna ad occuparsi dei particolari ed interessanti temi che aveva affrontato magistralmente con “Moon”, dove erano più approfonditi data la particolarissima ambientazione e la presenza di un solo protagonista per tutta la durata del film. Stiamo parlando dei concetti di alienazione, solitudine, incomprensione e, soprattutto, spersonalizzazione e travalicazione dei limiti della scienza che sovrasta la dimensione umana. Tutto questo è di nuovo raccontato in “Source code”, il cui protagonista (perfettamente interpretato da Jake Gyllenhaal), si ritrova ad assumere un’altra personalità e si vede costretto a rifarlo ripetutamente, rimanendo però fisicamente (anche se questo concetto è alquanto aleatorio all’interno di questo film) costretto in uno spazio angusto e claustrofobico, all’interno del quale prende ordini senza che gli siano date ampie spiegazioni circa la sua condizione. Sono tre, in realtà, i luoghi-non luoghi del film: il treno all’interno del quale il capitano deve fare in modo di risolvere la situazione in soli 8 minuti; la capsula nella quale ritorna al termine degli 8 minuti per avere ulteriori informazioni dai suoi superiori; la base dalla quale l’ufficiale Goodwin (l’indicatissima Vera Farmiga) e il comandante Rutledge (l’ottimo Jeffrey Wright) supervisionano la missione. Non tutti questi luoghi sono reali, così come non tutte le situazioni narrate all’interno del film sono propriamente concrete. Si parla, infatti, pigiando maggiormente l’acceleratore sulla fantascienza rispetto all’action e al thriller che comunque sono presenti nel film, di viaggi nel tempo e soprattutto di realtà parallele, sondate e rivissute per evitare una grande catastrofe nella realtà effettiva . Ma esiste davvero una realtà effettiva, oppure ogni realtà ha lo statuto di reale consistenza per coloro che la vivono? Sembra che Duncan Jones con questo suo film abbia voluto in qualche modo snocciolare questi quesiti senza in realtà offrire nette interpretazioni, ad esclusione di un finale che in qualche modo cerca di chiudere perfettamente il cerchio laddove in realtà non ce ne sarebbe stato bisogno.
Ma anche in questo modo, e pur in presenza di elementi non eccessivamente entusiasmanti come il personaggio interpretato dalla Monaghan e la storia d’amore che la riguarda, non possiamo assolutamente lamentarci di un film di genere che finalmente si discosta dalle prevedibilità e banalità imperanti nel filone di appartenenza e riesce anche ad essere intimistico, “filosofico” e coinvolgente come il suo ideale predecessore, “Moon”, di cui però non possiede l’estrema carica visiva, comunicativa ed emotiva. Tralasciando i confronti, dunque, “Source code”, può tranquillamente definirsi un ottimo proseguimento di carriera per questo figlio d’arte che sta dimostrando grandi capacità e che sicuramente ci riserverà non poche sorprese per il futuro.

VOTO:

Pubblicato su www.livecity.it e www.supergacinema.it

11 commenti su “Source code

  1. Si, era alquanto evitabile. Ma quando ti danno i soldi e devi fare un prodotto più mainstream, alla fine ti devi adeguare. Penso che Duncan Jones si sia trovato proprio in questa situazione.

  2. Esagerata!
    Questa volta non ti seguo…
    Il film aveva potenzialità, ma dopo la prima parte introduttiva, il film fila via prevedibile, noioso, ripetitivo (non è una battuta!).
    Molte incongruenze nella storia.
    Finale pessimo.

    L'ho visto al cinema, quando è uscito, non me lo ricordo così bene per poterne discuterne seriamente, ma il ricordo che m'ha lasciato è alquanto triste: 7 euri buttati via!

    21

  3. Bè, io invece, nonostante la ripetitività degli otto famosi minuti, l'ho trovato molto avvincente e per nulla ripetitivo e statico. Poi ci ho trovato una riflessione molto interessante, anche se era trattata meglio in Moon. Il finale è un po' posticcio, effettivamente, ma è uno dei pochi difetti che sono riuscita a trovare, come gli altri che ho anche citato nella recensione. Questa volta non siamo d'accordo, magari ci rifaremo alla prossima ^^

  4. Grande il figlio di Bowie!!!! Moon era una autentica rivelazione, una perla! questo non vedo l'ora di vederlo 🙂

    un saluto Ale 🙂

    GGM

  5. Non merito nemmeno di commentare Tree of life, quindi mi dedico al film più commerciale della tua ultima serie di post. Il regista sembra abbia fatto un buon film prima di questo, e il tema realtà parallele mi ha sempre affascinato, fin da Ritorno al futuro. Source code potrebbe quindi interessarmi, ma credo che dovrei aspettare Sky, non le repliche estive.

  6. ciao … mi sono imbattuto per caso nel tua pagina così ho gironzolato un po.
    Ho visto la recensione che hai su "Cinema paradiso" .. riporto un periodo della recensione
     […] Elena si innamora perdutamente a sua volta di Salvatore. Peccato che il destino avverso li dividerà per sempre (quando Salvatore torna dal militare a Roma, non ha più notizie della sua bella trasferitasi con la famiglia altrove, dato che il padre non accettava la relazione), lasciando nei loro cuori un vuoto incolmabile […]
    non so se lo sai ma esistono 2 versioni del film, una più corta e una più lunga. La recensione si riferisce alla versione corta. Quella lunga è un'altro film con la storia d'amore che ha ben altri risvolti.
    Se non l'hai  vista ti consiglio di rimediare, non ne resterai  delusa 
    Ciao

    Dawt

  7. Luciano, anche io ho preferito Moon. Ciò non toglie che anche questa sia una pellicola alquanto soddisfacente.

    Dawt, grazie del passaggio e della precisazione. Ovviamente ho visto entrambe le versioni. Forse quella più lunga l'ho vista dopo aver scritto questa recensione. Grazie mille comunque!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarĂ  pubblicato.