Stanley Kubrick

Nell’introdurre questo grandissimo regista non posso che trovarmi in difficoltà dato che potrei sembrare un’invasata che elogia spasmodicamente e in modo smisurato e per nulla oggettivo uno degli artisti più visionari e geniali dello scorso secolo, ma a mio parere, immortale, così come immortali rimarranno i suoi capolavori cinematografici, di cui io, (e tutti dovrebbero farlo), non mi stancherò mai di ringraziarlo, metaforicamente parlando ovviamente, dato che purtroppo non si possono ringraziare i morti, e purtroppo, anche se fosse stato ancora in vita non credo che avrei avuto la fortuna sfacciata di incontrare uno dei più grandi talenti cinematografici mai esistiti.
Non si può che convenire sul fatto che artisti di questo genere ce ne sono, e ce ne sono stati, davvero pochi. Artisti che sono stati in grado di regalarci innumerevoli capolavori, indimenticabili e intramontabili da Orizzonti di gloria ad Arancia Meccanica a 2001 Odissea nello spazio fino al più recente Eyes Wide Shut, tutti più o meno perfetti, tutti più o meno così pieni di stile, passione e perché no, un briciolo di pazzia che a volte non guasta, anzi.

 

«Talvolta la verità di una cosa non sta tanto nel pensiero di essa quanto nel modo di sentirla»

 

Cenni biografici da Wikidpedia

Stanley Kubrick (New York, Stati Uniti, 26 luglio 1928Harpenden, Regno Unito, 7 marzo 1999) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, naturalizzato britannico, considerato tra i maggiori del XX secolo.

Le origini

Nasce il 26 luglio 1928 nel quartiere newyorkese del Bronx da genitori ebrei. Il padre è un medicoPrima Guerra Mondiale. Fin da bambino Kubrick si appassiona ai miti dell’antica Grecia ed alle fiabe nordiche, ma soprattutto al gioco degli scacchi e alla musica jazz. Per un certo periodo, prima di cominciare ad occuparsi di cinema, trascorre il suo tempo anche grazie a gare di scacchi e impara a suonare la batteria.

1928-1950: Kubrick e "Look"

All’età di tredici anni riceve in regalo da parte del padre una macchina fotografica. Fin da da bambino rimane affascinato dalla tecnica fotografica e nel 1942 vende alcune foto alla rivista Look. Dopo aver conseguito faticosamente il diploma, comincia a lavorare per Look come fotografo.

A 19 anni trascorre cinque sere a settimana nella sala di proiezione del Museum of Modern Art di New York a guardare vecchi film. Quattro anni dopo essere stato assunto al giornale, decide di dedicarsi anche al cinema. Nel 1949 dirige il cortometraggio Day of the Fight, autoprodotto con soli 3900 dollari raggranellati tra parenti ed amici, e che rivende alla RKO per 4000 dollari.

Il successivo cortometraggio, Flying Padre, viene finanziato dalla RKO per 1500 dollari.


1951-1960: Kubrick e Harris

Ottenuto un discreto successo con i primi cortometraggi, decide di abbandonare definitivamente il lavoro alla rivista Look e di iniziare la carriera di regista a pieno tempo, producendo il primo lungometraggio nel 1953: Paura e desiderio, attualmente quasi introvabile, si dice per volontà dello stesso Kubrick, che lo definirà in età matura, "un tentativo serio realizzato in modo maldestro", ma che tuttavia gli permette di prendere maggiore confidenza con la tecnica cinematografica.

Nel 1955 gira Il bacio dell’assassino e subito dopo firma un contratto con la United Artists. Nel 1956James B. Harris. Il primo film con il nuovo marchio è Rapina a mano armata che non ha un buon successo commerciale, ma ottiene parecchie recensioni positive dalla critica. Kubrick fonda una piccola società con il produttore

L’anno seguente, dopo aver letto il libro Orizzonti di Gloria decide di realizzarne la trasposizione su pellicola. Il film viene finanziato da Kirk Douglas, che ne è anche l’interprete principale. Nonostante fosse ambientato nelle retrovie francesi della prima guerra mondiale, viene girato in Germania, non avendo ricevuto l’autorizzazione per le riprese dal governo francese. Il permesso di distribuirlo in Francia, oltretutto, è arrivato solo nel 1975. Il costo del film è di 935.000 dollari e impone definitivamente Kubrick all’attenzione da parte della critica. Molte le sequenze memorabili di quello che viene considerato il primo indiscusso capolavoro del regista; di particolare impatto la scena finale, in cui appare la terza e ultima moglie del regista, Suzanne Christian (al momento delle riprese del film sua amante), di origine tedesca.

Nel 1959 Douglas gli offre la regia di Spartacus, dopo aver licenziato Anthony Mann, con cui aveva avuto parecchi contrasti sul set. L’esperienza di "Spartacus" non si rivela positiva, soprattutto perché Kubrick non si trova a suo agio senza avere il completo controllo di tutte le fasi di produzione e non vive serenamente il rapporto con Douglas, che oltre ad essere l’interprete principale del film ne è anche il produttore. Nonostante questo, il film rimane notevole nel suo genere (è in quel momento il film più costoso della storia del cinema) e ottiene grande successo, almeno per quanto riguarda il botteghino, e viene premiato con quattro Oscar.

Dopo questo film, Kubrick si trasferisce definitivamente in Inghilterra e si rende conto di poter creare a pieno titolo soltanto in progetti di cui ha il completo controllo. Nel 1962 dirige "Lolita", servendosi della collaborazione di Vladimir Nabokov, autore dell’omonimo romanzo, alla sceneggiatura. Il film è soggetto a dure critiche da parte della censura, in particolar modo americana. Nel film spicca, per quanto riguarda la prova attoriale, Peter Sellers, che lavorerà con Kubrick anche nel suo film successivo


1961-1975: i capolavori

Nel 1963 gira Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, una commedia satirica e allucinante allo stesso tempo. La pellicola provoca grande attenzione ed ammirazione da parte dei critici di tutto il mondo e gli vale tre nomination all’Oscar (miglior regia, miglior produttore e co-autore). Il film è notevole anche da un punto di vista storico e riesce mirabilmente a dare forma al terrore dell’atomica all’epoca della guerra fredda, soprattutto in considerazione del fatto che gli ambienti sono ricostruiti con la massima verosimiglianza.

2001: Odissea nello spazio vede la luce dopo quattro anni di lavorazione e una spesa di 10 milioni di dollari, 6 milioni e mezzo solo per gli effetti speciali. Il film, oltre ad essere uno dei picchi più alti raggiunti dalla cinematografia mondiale, è una profonda riflessione filosofica sulla natura dell’uomo e sulla sua evoluzione. Il film riceve svariate nomination agli Oscar, ma vince solo quello per gli effetti speciali. Numerosissime le scene da antologia, dalla più ampia ellissi della storia del cinema, dall’osso della scimmia all’astronave oblunga che "danza" sulle note del "bel Danubio blu" di Strauss[1], alla sequenza delle stelle, fino all’enigmatico finale con l’embrione che dallo spazio, concede uno sguardo in macchina che buca lo schermo cinematografico fino allo spettatore.

Il progetto successivo avrebbe dovuto riguardare un film su Napoleone, ma per eccessivi costi di produzione non viene mai realizzato.

Nel 1971 Kubrick scrive, dirige e produce Arancia meccanica, tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess. Nonostante le iniziali censure negli Stati Uniti e in altri paesi europei, il film ha un enorme successo, tanto che non tardano le tre nomination all’Oscar (per la sceneggiatura, la regia e la produzione). Il film dà scandalo, a causa della violenza esplicita, e subito dopo la sua uscita, in Inghilterra numerosi teppisti dichiarano di prendere spunto dal film per i crimini che compiono. Il film diventa un caso e molti familiari delle vittime minacciano Kubrick e la sua famiglia, costringendolo a ritirare il film dalle sale inglesi.

Dopo due film che potrebbero essere definiti futuristici, Kubrick cambia direzione con Barry Lyndon (1975), basato su una storia del diciottesimo secolo tratto da un romanzo di William Makepeace Thackeray scritto nel diciannovesimo secolo. Il film non ha un grande successo di cassetta ma frutta sette nomination (tra le quali ancora regia, sceneggiatura, produzione). Ciò che maggiormente colpisce ancora oggi è l’enorme capacità tecnico-fotografica, che permette a Kubrick di girare in interni con la sola luce delle candele, ottenendo in questo modo la particolare atmosfera che caratterizza il film.

1980-1999: il controllo

Nel 1980 Kubrick dirige il film horror Shining, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King. Sebbene subito dopo l’uscita non venga acclamato dalla critica come i precedenti, riscuote un notevole successo di pubblico.

Nel 1987 dirige il suo quarto e ultimo film sulla guerra, questa volta su quella del Vietnam: Full Metal Jacket.

L’ultimo film di Kubrick risale al 1999: si intitola Eyes Wide Shut ed è tratto dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler; Kubrick muore prima dell’uscita nelle sale, dopo anni di lavorazione e più di un anno di riprese. Nonostante voci di corridoio affermino malignamente che Kubrick non sia riuscito a terminare il film per quanto riguarda il montaggio, sembra ormai chiaro che anche quest’ultima fase fosse giunta praticamente a conclusione quando sopraggiunse la morte.

Etica ed estetica kubrickiana

Stanley Kubrick è considerato a tutt’oggi uno dei più importanti registi del XX secolo, specie per la sua libertà espressiva lontana dai canoni hollywoodiani e la sua capacità quasi unica di esplorare la gran parte dello spettro dei generi, senza farsi dominare dalle convenzioni, ma anzi trasfigurandole. Malgrado i costi anche elevati che richiedevano i suoi film, ebbe in breve tempo carta bianca per tutte le fasi di lavorazione delle sue opere. Esplicativo a questo proposito, l’episodio di "Arancia meccanica": praticamente l’unica volta nella storia del cinema in cui un film, che pur stava avendo notevole successo di pubblico, viene ritirato dalle sale da una grande casa di produzione cinematografica, la Warner, per ordine del regista.

La passione per la fotografia è uno dei fili rossi della sua carriera: Kubrick poteva passare ore intere a studiare un’inquadratura, fino al punto da assillare gli attori che comunque lo hanno sempre trattato con un mistico rispetto ("è così modesto e sempre pronto a scusarsi che è impossibile essere offesi da lui"(George C. Scott). Ne viene fuori una cura ossessiva per i particolari dell’immagine, per la prospettiva e l’illuminazione, la posizione degli attori e degli oggetti di scena, tanto che ogni suo film è studiabile anche come "album di inquadrature", non privo di riferimenti artistici di varia natura.

Il senso estetico dei suoi film è però il risultato di un lavoro di integrazione fra diversi canali comunicativi: il contesto reale delle sue storie è un tessuto di immagine e musica, che Kubrick considerava fondamentale per veicolare emozioni nello spettatore. Probabilmente il maggior risultato in questa ricerca estenuante dell’astrazione semantica è il suo ultimo lavoro, Eyes Wide Shut, realizzato come un quadro in movimento, una ricca tavolozza di colori che diventa qualcosa di più della semplice "scena del film". Sottovalutato e accolto con una certa freddezza, quest’ultimo film ha in realtà sofferto di incomprensione, dal momento che l’attesa era stata notevole (il film precedente, Full Metal Jacket, non solo colpiva per il crudo realismo documentaristico, asciutto e per un certo ammiccamento al cinema "violento", ma risaliva a ben 12 anni prima) e le aspettative troppe. In realtà l’ultimo film di Kubrick è la dimostrazione del suo reale percorso artistico, votato alla stilizzazione dell’azione in favore di una comunicazione emotiva, viscerale, trasportata quasi per osmosi dal film allo spettatore, attraverso i messaggi elementari della musica e dei colori.


Anche il tempo dell’azione è utilizzato da Kubrick come veicolo espressivo, e fa parte di quel tessuto comunicativo che ha sperimentato in ogni suo film: le inquadrature sono spesso prolungate, esitanti, gli attori recitano in uno stato quasi ipnoide (evidenti gli esempi di 2001: Odissea nello spazio, Lolita, Shining, Eyes Wide Shut e, per certi versi, anche Arancia meccanica), lasciando lo spettatore libero di indugiare sulle singole componenti dell’immagine. Più che alla parola, Kubrick era interessato all’organizzazione spazio-temporale della narrazione, facendo perdere lo spettatore in una metacomunicazione continua. La curiosità suscitata da uno dei suoi massimi capolavori, 2001: Odissea nello spazio, è proprio dovuta al lavorìo di sottrazione che Kubrick vi dedicò: inizialmente il progetto originale prevedeva molti più dialoghi e scene decisamente più "didascaliche" (come la sequenza finale, in cui il feto astrale avrebbe dovuto distruggere un anello di bombe atomiche che circondavano la Terra), ma il regista lo "spolpò" gradualmente, creando non tanto un film astratto, ma l’astrazione di un film, un flusso di apparente non-comunicazione (l’Universo silenzioso e spettrale) nel quale lo spettatore potesse perdersi.

Malgrado i suoi continui sforzi di smussamento del senso di realtà, Kubrick appare ancorato ad un realismo oggettivo, a volte freddo, figlio maturo della sua carriera di fotoreporter: è nota la sua curiosità tecnica, che lo portarono a innovare il cinema stesso (i sorprendenti effetti speciali di 2001, le lenti ad alta velocità della NASA e della Zeiss di Barry Lyndon, la steady-cam di Shining).

Grazie al suo estremo eclettismo, Kubrick riuscì a muoversi agilmente in ogni genere, innovandolo e arricchendolo. 2001 è considerato uno "spartiacque" nel campo della fantascienza (oltreché uno dei più bei film della storia del cinema), Shining fu pioniere del horror metafisico, Full Metal Jacket ha sconvolto i temi del film di guerra, sottolineando come il soldato sia, essenzialmente, un assassino e affrontando così uno dei temi principali dell’etica kubrickiana, vale a dire la scelta fra il bene e il male. Qui il protagonista impara a vivere secondo la propria natura, accettando l’omicidio e la normalità della vita. In Lolita un uomo perde la testa per una ragazzina, manda all’aria il suo matrimonio per poi perdere ogni cosa. Lo splendido pamphlet Il dottor Stranamore indaga sornione sull’ambivalenza dell’istinto di conservazione dell’Uomo, perfettamente a suo agio fra sopravvivenza e sterminio degli altri. Arancia meccanica capovolge questo schema, mostrando cosa può accadere ad una persona alla quale sia impedito il libero arbitrio, la possibilità cioè di fare del male.



Naturalmente, il cinema di Kubrick sposa l’idea della perfetta integrazione fra etica ed estetica, sfuggendo così alla facile tentazione di esprimere una morale: in questo modo le immagini e il messaggio diventano la stessa cosa, la valutazione di ciò cui si assiste è lasciata totalmente allo spettatore, grazie anche alla "circolarità" delle sceneggiature (quasi tutte adattate da libri), che prevedono un finale che si avvolge su sé stesso, tornando all’incipit. Alcuni esempi: in Arancia meccanica il protagonista torna esattamente al punto di partenza, come se non fosse successo nulla, salvo che è diventato ancora più cattivo e cosciente del fatto che la violenza ha un suo ruolo nella società, purché esercitata "secondo le regole"; in ShiningEyes Wide Shut sembra terminare con un risveglio, che incoraggia l’immaginazione a tornare al punto di partenza; l’esempio eccellente di questa ciclicità è poi 2001: Odissea nello spazio, che procede interamente in una mimesi del ciclo della vita (nascita, crescita, morte ed evoluzione in nuova nascita). Sembra fare eccezione Il dottor Stranamore, ma probabilmente si tratta di una fedeltà allo stile comico adottato: qui il film si auto-distrugge, così come era stato preannunciato.

Curiosità

Alcuni sostenitori della teoria del complotto secondo la quale lo sbarco sulla Luna non è mai avvenutoeffetti speciali molto realistici di 2001: Odissea nello spazio, come incaricato dalla NASA per girare i vari filmati degli allunaggi. A sostegno della tesi, essi recano il fatto che l’agenzia spaziale statunitense concesse al regista l’uso di un nuovo tipo di lenti ad alta velocitàZeiss, talmente rivoluzionarie da permettere delle riprese a luce naturale mai tentate prima, del qual fenomeno godiamo un mirabile esempio in Barry Lyndon. 
Pare che Kubrick nutrisse una sincera ammirazione per il regista polacco Krzysztof Kieslowski, e una volta ebbe a dire:

Sono sempre riluttante nel sottolineare una qualche caratteristica saliente nel lavoro di un grande regista, questo perché puo essere un modo di sminuirne la portata. Ma riguardo questo libro di sceneggiature (I Dieci Comandamenti, n.d.r.), di Krzysztof Kieslowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, mi pare non fuor di luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le proprie idee piuttosto che semplicemente raccontarle. Esemplificando i concetti attraverso l’azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente seguire un racconto. Riescono in tale compito con una tale abbagliante abilità, che non riesci a renderti coscientemente conto delle idee che si materializzano nella mente fino a che queste non hanno già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore

FILMOGRAFIA

·  [Su 2001: Odissea nello spazio, film del 1968] Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio.

·  Se riuscite a parlare in modo brillante di un problema, si può creare la consolante conclusione di averlo sotto controllo.

·  Il miglior modo per imparare a fare un film è farne uno.

·  L’uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un’arancia meccanica.  

·  Le superpotenze si comportano da gangster, ed i paesi piccoli da prostitute.

·  Per un osservatore sito nella nebulosa di Andromeda, il segno della nostra estinzione non sarebbe più appariscente di un fiammifero che si accende per un secondo nel cielo

 

Bè, credo non ci sia nient’altro da aggiungere!

15 commenti su “Stanley Kubrick

  1. Immenso, a mio avviso il più grande e insuperabile regista e… tante altre parole sarebbero inutili..

    Se vi interessa, ho pubblicato una recensione su FLYING PADRE sul mio blog.

    Bravissima ale55andra!!!

  2. Ciao Alessandra! Complimenti per il blog! Credo che verrò spesso a trovarti e se ti va possiamo anche scambiare i link. Buona serata! Salvatore (blog.libero.it/mondocinema)

  3. Bello anche questo post (come gli altri), Kubrick sembrerà strano ( 😀 ) ma è uno dei miei registi preferiti. I film che amo di puù del regista inglese sono Arancia Meccanica, Dr. Stranamore e Full metal jacket. Edo

  4. io studio cinema, uno dei miei ultimi esami era su di lui, hai toccato i punti essenziali di Kubrick..

    come film ho trovato interesante il DOttor Stranamore..

    bacio

  5. il mio regista preferito, un esempio da seguire, un’ispirazione. ho fatto pure la tesi di laurea su stanley!

    una frase che adoro: “per quanto vaste siano le tenebre sta a noi trovare la luce”

  6. Sapevo che prima o poi ci saresti arrivata…un’appassionata di cinema mica può “saltare” Kubrick?! 😛

    In un fantascientifico mondo in cui io tengo un blog… sarebbe sicuramente dedicato a lui: naturalemente concordo con gli epiteti attribuiti nei precendeti commenti (Genio, Grandissimo, Mitico etc.)… ma ne avete scordato uno! Kubrick è stato INFALLIBILE. Non ha fatto UN solo film che scenda sotto al 9, non ha mai sbagliato un colpo, ha sfornato solo capolavori e l’hanno, giustamente, reso immortale. Che bel mondo sarebbe se facessero vedere Kubrick in televisione invece di Fast Ad Furios e I Carabinieri

  7. Mi sono appena visto "Il dottor Stranamore", forse uno dei migliori film degli anni '60 !!!
    Non sono un grande estimatore di Kubrick, ma questo è certamente un grande film
    Oltre a questo mi sono piaciuti "2001", Barry Lyndon" e "Shining"

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