The Beach House: il terrore cosmico nascosto in una “nebbia” che non lascia scampo

Randall e Emily sono una giovane coppia che sta vivendo una piccola crisi: lei partirà per andare all’università, lui vorrebbe scoprire il mondo senza studiare. Insieme decidono di passare un po’ di tempo nella casa al mare del padre di lui, ma quando arrivano sul posto si rendono conto di non essere soli. Faranno così la conoscenza di Jane e Mitch, una coppia di amici del padre di Randall. La tensione comincerà ad aleggiare nell’aria, ma non ci sarà tempo per pensarci, perché qualcosa di ancora più terrificante arriverà a sconvolgere tutti.

Cosa succederebbe se improvvisamente le condizioni che permettono all’uomo di poter abitare un pianeta come la Terra, venissero meno improvvisamente? Questo è quello che si chiede con molta curiosità Emily, studentessa di scienze e di chimica, con particolare interesse agli abissi marini, ed è la domanda che si troverà ad affrontare improvvisamente durante la sua fuga romantica e al tempo stesso riparatoria con il fidanzato Randall.

Il terrore dell’imponderabile e, sopratuttto, dell’imprevedibile è al centro di questo film che parte sembrando una cosa (una sorta di thriller-horror atmosferico, in cui la paranoia si insinua nella mente dei due giovani protagonisti, proveniente dall’ambiguità dei due ospiti inaspettati), per poi rivelarsi a conti fatti tutt’altro, diventando una sorta di horror marino ed ecologico che ci pone straordinariamente di fronte alla piccolezza dell’essere umano (quasi fosse un microorganismo batterico come quelli studiati da Emily), di fronte all’immensità delle leggi della natura e dell’universo.

Un confronto raccontato con particolarissima attenzione alle atmosfere e all’ambientazione, con una fitta nebbia che ben presto arriva a scalfire tutte le beghe umane, più o meno serie e importanti, fino a quel momento mostrate (coppie da risanare, futuri da organizzare, malattie da cui riprendersi o forse no e così via). Dinamiche raccontate con un alone mistificatorio (teso come suddetto a farci propendere per un altro tipo di storia e di film), con l’unico, riuscitissimo, intento di trasmettere ancora più fortemente l’orrore che improvvisamente potrebbe arrivare nel bel mezzo di qualsiasi cosa stiamo facendo (che si stia passeggiando sulla spiaggia, piuttosto che fumando sul balcone, piuttosto che “viaggiando” dopo un trip da sostanze particolari).

Posti di fronte all’impossibilità di respirare, camminare, in una parola sola esistere, in seguito ad un improvviso cambiamento di determinate condizioni che permettono tutto ciò, nulla ha più importanza, se non la propria sopravvivenza e gli unici quattro personaggi di questo film si troveranno a dover gestire questa nuova situazione senza un minimo di preparazione. Anzi, tutti a parte Emily, che ha un background di conoscenze al riguardo: ma basteranno?

Bisogna guardare il film e lasciarsi totalmente immergere dalla nebbia che assale tutto quello che si trova sulla spiaggia e nei dintorni per trovare, forse, una risposta a questa domanda. Nel mezzo echi lovecraftiani e rimandi a molti film degli ultimi anni con tematiche simili a quella narrata in The Beach House che, a conti fatti, risulta essere un’imperdibile occasione per lasciarsi trasportare in una dimensione irreale e sconosciuta, almeno fino al momento in cui potrebbe diventare tutto il contrario.

2 commenti su “The Beach House: il terrore cosmico nascosto in una “nebbia” che non lascia scampo

  1. L’ho visto giusto ieri. Alla sequenza del piede ho rischiato di vomitare, per il resto ho provato ansia come non mi succedeva da parecchio, quindi promosso nonostante gli attori un po’ cani maledetti.

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