The Dark And The Wicked: la famiglia come ancora di salvezza e dannazione eterna

Louise e Michael ritornano nella fattoria di famiglia per aiutare la madre che sta accudendo il padre morente. La donna sembra essere molto stanca e soffrire pesantemente la condizione del marito, tanto da avere atteggiamenti scostanti che la portano poi ad un’azione spropositata. Ma la madre è solo vittima del pesante fardello che deve sostenere sulle sue spalle o nella casa aleggia una presenza demoniaca? I due fratelli saranno costretti a scoprirlo personalmente.

Profondamente inquietante, soprattutto nel raccontare la devastante potenza distruttrice della malattia che arriva a sconquassare la vita di intere famiglie, portando letteralmente il male all’interno delle anime dei suoi componenti, The Dark And The Wicked, colpisce notevolmente soprattutto per l’inevitabilità e l’ineluttabilità di quello che si abbatte sulla testa dei due fratelli, tornati all’ovile per accudire il padre morente e la madre in difficoltà. Un’ineluttabilità che atterrisce e che quest’anno abbiamo respirato in un altro film con una tematica molto simile, ma con uno stile e un’intenzione completamente diversa, l’australiano Relic.

Questa volta, però, laddove avevamo un thriller dalle venature soprannaturali, siamo di fronte ad un vero e proprio horror demoniaco, ammantato da atmosfere asfissianti e arricchito da jumpscare decisamente funzionali al racconto, piazzati in maniera magistrale all’interno della narrazione, con delle figure apparentemente innocue che si trasformano in mostruose presenze, raffiguranti entità che si cibano del dolore e della malattia, vero fulcro del film insieme alla famiglia, trascinando nel delirio più totale i protagonisti di questa storia, molto comune a tante altre storie.

La famiglia, quindi, è sia il luogo della protezione che della dannazione, “luogo” che si abbandona per costruire se stessi, ma prigione in cui si è costretti sempre a tornare, volenti o nolenti. Prigione dalla quale è impossibile liberarsi se non a costo di versare del sangue, così come avviene in questo agghiacciante racconto di una famiglia che, come tante famiglie, è contrassegnata dall’amore, ma anche dal lacerante senso del dovere che atterrisce e soffoca letteralmente.

Contrassegnato da momenti notevolmente terrificanti, soprattutto se si è vissuto (cosa molto probabile), ciò che in realtà metaforizzano (quasi tutti abbiamo avuto a che fare con la malattia e la morte all’interno delle nostre famiglie), The Dark And The Wicked, sin dall’inizio ci trascina in una dimensione soffocante, immergendoci totalmente nell’insofferenza e nella sofferenza di questa famiglia, per poi diventare a tratti insostenibile nella sua cattiveria estrema, mostrandoci l’inesistenza di una via di uscita alcuna e terminando in maniera fulminea e a tratti shockante.

Bryan Bertino, forse mai del tutto apprezzato, nonostante la solidità delle sue opere precedenti, sforna molto probabilmente il suo film più importante, regalandoci un’esperienza totalizzante, una visione visceralmente coinvolgente, che difficilmente può lasciare indifferenti, trascinandoci con una forza prorompente e con una vivida lucidità all’interno dell’orrore che prima o poi si abbatte su ogni famiglia, senza possibilità di scampo, speranza o catarsi.

2 commenti su “The Dark And The Wicked: la famiglia come ancora di salvezza e dannazione eterna

    1. Sì, davvero imperdibile. Io poi, per questioni personali varie, mi ci sono ritrovata dentro alla grande, come mi è successo con Relic del resto.

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