The human centipede

REGIA: Tom Six
CAST: Dieter Laser, Akihiro Kitamura, Ashley C. Williams, Ashlynn Yennie
ANNO: 2010
 
Il dr. Heiter, specializzato nella separazione di siamesi, vive in una villa isolata e ha cominciato a coltivare un’ossessione sempre più forte: cercare di unire gli esseri umani, piuttosto che dividerli…
 
Un film che non può assolutamente lasciare indifferenti, sia nel bene che nel male, questo “The Human Centipede”, che fa dell’eccesso, del grottesco, del surreale e dell’assurdo la sua carta da visita, riuscendo però in qualche modo a mantenersi in bilico tra orrore, velatissima ironia, e vera e propria inquietudine.
Il protagonista, che richiama i classici mad doctor di un certo tipo di cinema, è ottimamente interpretato da Dieter Laser che gli dona le giuste espressioni, restituendoci un personaggio al limite dell’umano, con tanto di manie di onnipotenza divina, ma anche con molte pecche sul lato criminale, tanto da fare spesso errori madornali, nonostante la precisione medica e chirurgica con la quale porta avanti il suo piano. Non è facile, comunque, soprattutto per i più impressionabili e i più deboli di stomaco, seguire una pellicola con in cui tre esseri umani vengono letteralmente cuciti tra loro, usando come “fil rouge” i loro ani e le loro bocche, preventivamente private di denti, e poi posti forzatamente in ginocchio, rompendo i legamenti delle rotule, in modo tale da formare un vero e proprio centopiedi umano, così come dice il titolo stesso.
Ma così come non è semplice rimanere impassibili di fronte alle atrocità che il dottore impartisce loro, che vanno dal farli mangiare in una scodella a costringere la malcapitata nel mezzo della catena a ingurgitare gli escrementi di colui che sta in testa, è invece altrettanto naturale confermare lo statuto di pura follia, ma anche di un briciolo di genialità nel partorire un’idea tanto estrema, ma decisamente singolare e originalissima. In un momento in cui il genere horror sembra ristagnare nei soliti filoni e cliché narrativi, registici, formali e stilistici, finalmente arriva un prodotto che si distingue notevolmente, facendo tra l’altro leva solo ed esclusivamente sulla forza di questa idea principale.
Sembrano allora giustificabili molte delle scelte apparentemente discutibili che il regista, anche sceneggiatore, ha compiuto nella realizzazione della pellicola, a partire dalla caratterizzazione banale dei personaggi (le due ochette e il giapponese orgoglioso, nonché i due detective verso il finale), passando per la prevedibilità di molti passaggi narrativi (la fuga di una delle due donne, la fine a cui i poliziotti vanno incontro), arrivando alle azioni compiute da tutti coloro che si muovono sulla scena (la ragazza riesce quasi a scappare ma torna indietro a recuperare l’amica narcotizzata e totalmente impedita nei movimenti). Sembrano giustificabili, appunto, proprio perché tutto ciò su cui si punta per la riuscita del film è la succitata forza di questa idea che rende il film decisamente degno di essere visto e magari anche apprezzato. Certo l’influenza cronenberghiana è dietro l’angolo, così come quella del filone horror giapponese, fatto sta che Tom Six riesce a crearsi uno spazio tutto suo, demonizzando in qualche modo anche il fenomeno del nazismo (il protagonista è tedesco e fa esperimenti che in qualche modo ci ricordano Mengele), e facendo parlare moltissimo di sé. Il carattere decisamente disgustoso di molte scene girate tra l’altro con un piglio decisamente realistico, anche se mai insistente e povero di effetti speciali, potrebbe mettere alla prova più di uno spettatore, ma i grandi appassionati di un certo tipo di cinema potrebbero decisamente divertirsi.
Non è un caso, infatti, che Six abbia già girato un secondo capitolo di questa che è diventata una vera saga, dal momento che è in cantiere anche il terzo episodio. Immaginare cosa abbia potuto partorire la sua mente, però, è ancora più difficile che sopportare la visione di questa folle, inusuale, ma unica pellicola.

Pubblicato su www.livecity.it

4 commenti su “The human centipede

  1. L'ho visto parecchio tempo fa. Una boiata inutile, schifosa e priva di ironia, il cui unico pregio (??) è che non si potrà mai più dimenticare. Mi viene il voltastomaco solo a pensare al secondo, ma ce l'ho già pronto per una prossima visione, sono troppo, maledettamente curiosa.

  2. copy per me è da vedere anche solo per il gusto di raccontarlo a qualcuno.

    babol, c'è da dire però che l'idea è originalissima 🙂

    Luciano, non credo che sarebbe di tuo gradimento, però potrei sempre sbagliarmi ^^

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