The hunting party

REGIA: Richard Shepard

CAST: Richard Gere, Terrence Howard, Jesse Eisenberg, James Brolin, Ljubomir Kerekes
ANNO: 2007

TRAMA:

Il reporter di guerra Simon Hunt, perde la testa durante una diretta a causa del fatto di aver visto morire la sua donna incinta durante uno degli attacchi del terribile criminale di guerra bosniaco denominato La Volpe. Lui perde il lavoro e finisce ad ubriacarsi e a gironzolare per varie tv locali o via cavo, mentre il suo fidato amico cameraman fa carriera e viene assunto da un’importantissima rete televisiva. Dopo cinque anni dalla conclusione della guerra i due si rincontrano in Bosnia e decidono di allearsi per catturare la Volpe. A fargli da spalla un novello laureato di Harvard, figlio di un noto produttore, che vuole dimostrare di non essere solo un figlio di papà. Dopo numerose peripezie e avventure, i tre riusciranno nel loro intento.

 



ANALISI PERSONALE

“Solo le parti più ridicole di questa storia sono vere”, recita così la didascalia che da inizio a questa tremenda pellicola. Il problema è che nel film di cose ridicole ce ne sono veramente troppe e ovviamente si stenta a credere che siano tutte vere. In realtà lo spunto per questo film è nato da una storia vera di cinque giornalisti che a cinque anni dalla fine della guerra in Bosnia decisero, dopo una sonora sbornia, di scommettere sulla cattura del terribile criminale di guerra Karadzic. Karadzic prende il nome di Volpe, i cinque giornalisti diventano tre e una decisione al confine tra la scommessa  e lo scherzo, diventa invece una missione vendicativa. The hunting party è un film che ci fa rimanere con l’espressione perplessa per tutta la sua durata, dato che mescola in maniera davvero poco abile e confusionaria una serie di registri narrativi che vanno dalla commedia all’action-movie, dal war-movie al melodramma, passando per il cinema di denuncia. Il problema più grosso (ma è davvero difficile stabilire una gerarchia dei difetti di questo film) è che il regista fa di tutta un’erba un fascio, accusando sottilmente e più o meno velatamente una serie di organizzazioni, dalla NATO all’ONU, dalla CIA  alle Nazioni Unite, senza approfondire adeguatamente la serie di insinuazioni che pendono (a ragione o a torto) sui loro capi e incentrando l’attenzione e lo sguardo sulle azioni di un uomo che agisce egli stesso per primo spinto da motivazioni personali, come la vendetta.
Tono ironico e tono altamente serioso si danno il cambio ripetutamente in un traballante equilibrio che dona alla pellicola una pesante patina di scarsa credibilità e soprattutto di alto livello di irritamento. Irritamento che viene trasmesso allo spettatore anche tramite banalissimi e odiosissimi luoghi comuni che vedono il giornalista fallito darsi all’alcool, il ragazzino inesperto “pisciarsi nei pantaloni” e il navigato cameraman tornare a rischiare la vita, dopo aver assunto una posizione agiata
e lucrativa, per puro spirito d’amicizia. Anche se bisogna dire che l’unico personaggio leggermente credibile e se vogliamo costruito in maniera meno stereotipata è quello del giovane raccomandato che decide di imbarcarsi in questa pericolosa avventura per spirito di rivalsa e di affermazione e che si ritrova con due uomini completamente sprovveduti. In realtà neanche lui è esente da incongruenze, dato che all’improvviso, in uno dei tanti scambi di vedute con i personaggi del luogo, si dimostra brillantemente capace di raggiungere un compromesso, nonché estremamente furbo e intelligente.

La guerra con tutti i crudeli e intricati meccanismi che ci sono alle sue spalle, viene ridotta ai minimi termini e, soprattutto, non viene nemmeno approfondito il ruolo dei giornalisti e dei corrispondenti, ridotti qui a uomini che vivono per l’adrenalina e per l’azione e che agiscono spinti solo da motivi puramente e strettamente egoistici: i soldi, la vendetta, l’affermazione personale. E la voglia di informare il mondo sulle atrocità di ogni conflitto bellico? La voglia di compiere al meglio il proprio mestiere e il proprio ruolo di occhio “buttato” in una realtà sconosciuta e difficile, da studiare e diffondere? “La verità viene sempre fuori”, dice ad un certo punto la Volpe rivolgendosi ai tre giornalisti. E la verità, in questo caso, è che The hunting party si maschera, molto meschinamente, da film impegnato e attento a determinate tematiche sociali, scottanti e attuali, ma in realtà è solo un filmetto d’azione, peraltro scarsamente funzionante. Non funziona la sceneggiatura che mette troppa carne al fuoco e delinea in maniera scontata e superficiale i vari personaggi. Non funziona la colonna sonora, grossolanamente costruita per strappare la lacrima facile o il sussulto dello spettatore. Ma soprattutto non funzionano i dialoghi estremamente irritanti e pieni zeppi di cliché, nonché poco consoni alle situazioni che di volta in volta ci vengono mostrate e persino esagerati e fuori luogo
Insomma, The hunting party, sostanzialmente risulta essere un vero e proprio disastro e il fondo del barile viene toccato quando la malefica guardia del corpo della Volpe (con tanto di tatuaggi sulla fronte) sta per ammazzare il protagonista, ma viene interrotta dal suo cellulare che squilla a suon di “You make me feel brand new” dei Simply red. Cosa possiamo salvare di questo malriuscito tentativo di volersi ingraziare le simpatie del pubblico affidando la parte del protagonista a quel gigione che è Richard Gere e accusando a destra e a manca varie potenze internazionali, se non l’ambientazione
davvero molto interessante e i titoli di coda che ci mostrano i veri giornalisti e ci informano sulle reali vicende? E’ un vero peccato che un’idea così particolare ed originale sia stata rovinata in questa maniera. The hunting party avrebbe potuto essere un gran bel film di profonda analisi della nostra società e attualità (mischiata perché no ad un po’ di sana e ben costruita azione), e, invece, si riduce ad essere una posticcia e banalissima storia incredibile che ci lascia anche con un happy-ending che sa tanto di contentino e che si discosta da quella che è la realtà dei fatti.

VOTO: 3



CITAZIONE DEL GIORNO

Mi scusi, avvocato Thurmond, bieco, lercio, schifoso pezzetto di merda: adesso io vorrei dire 2 parole alla mia signora. Se questa è una gara di caduta rapida verso il basso, hai vinto: mostrandogli la mia lettera sei piombata di botto nel più profondo strato di merda fossile uscita dal buco di culo del più stronzo degli ominidi. (Michael Douglas a Kathleen Turner, in "La guerra dei Roses")


LOCANDINA


21 commenti su “The hunting party

  1. mi è piaciuto molto, proprio perchè non si prende sul serio e non vuole mai essere ipocrita. l’ho trovato molto ironico e originale

  2. Caspita! Non avevo mai visto un voto tanto basso da parte tua. Ciò significa che è proprio un “cesso” di film? Sinceramente non mi ero ancora posto il problema se andare a vederlo o meno, ma per adesso non vado a vederlo (anche perché sono sempre in ritardo con la visione di altri film che mi interessano di più).

  3. Bè ho dato 3 anche a Mr e Mrs Smith o a Prospettive per un delitto o a Non è mai troppo tardi…Io sto film comunque lo eviterei come la peste…

  4. Oooooooh finalmente leggo una tua stroncatura!

    Ero curiosa di vedere come gestisci un film che non ti è piaciuto!

    Bene, esattamente come quando scrivi che un film è assolutamente da vedere, mi hai convinto a non andare assolutamente a vedere questo.

    Sinceramente un pò a naso me lo aspettavo, ma pensavo che qualcosa fosse salvabile.

    Mi piacciono anche le tue recensioni-stroncatura: complimentoni!

    Valentina

  5. Grazie Valentina, cmq se ti va puoi vedere qui a lato altre stroncature come quella di Non è mai troppo tardi e Prospettive per un delitto, per citarne solo due, magari ti piacciono anche quelle ^^

  6. io non sono stato così definitivo acnhe se ho concluso la recensione con un bel “terribile”…

    da salvare solo l’ironia…

  7. la prima stroncatura che leggo su tale film . mi piacerebbe averla nel nostro blog . ah dimenticavo dala prossima sdettimana sarà più agevole e meno pesante , se t’interessa

  8. Già, Claudio presto arriveranno le stroncature di Saw II e Saw III, senza contare che devo ancora vedere il IV 😛

    Compagnidiviaggio, non ho mai visitato il vostro blog, provvederò ^^

    Mario, a volte mi voglio male da sola, lo so ^^

  9. Se qualcuno di voi non è d’accordo lo dica, ma secondo me scrivere (o leggere) una recensione stroncatura è divertente. Chi l’ha scritta si è sfogato, chi la legge spesso si piega dalle risate per il sarcasmo. In un modo e nell’altro mette tutti d’accordo.

  10. Cavolo, non credevo che meritasse un votaccio simile… su LA REPUBBLICA ne parlavano bene.

    Comunque, un giorno lontano, forse lo vedrò e lo recensirò… anche se a dir la verità ci sono ben altre “priorità di celluloide” 😉

    Bye!

  11. Leonard, in realtà è come dici tu…io rido moltissimo quando leggo le stroncature, anche se il film è quello che amo a dismisura. Perchè in fondo, ognuno è libero di pensarla come vuole e di recepire le cose che vuole o non vuole recepire. Per questo motivo non me la prendo affatto se si stronca un film che amo o si elogia uno che non amo. Se poi si è d’accordo con la stroncatura o con l’elogio ancora meglio però!!!

    Giovanni, infatti, se hai altre priorità ben vengano!

  12. per me un film va sempre visto, non evito mai i film perchè una recensione ne parla male….. ma non parlo di questo film, dico in generale..

  13. Bè, dipende…anche io infatti nonostante ne avessi letto malissimo un pò ovunque, ho voluto vederlo per rendermi conto con i miei stessi occhi.

  14. non so, a me non ha fatto così schifo. sono d’accordo sul fatto che sia politicamente qualunquista e pieno di luoghi comuni, ma tutto sommato come film d’azione un po’ impegnato non funziona così male. un 6 glielo darei.

    ciao!

    alberto

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