The Invisible Man: il “fantasma” di un terrore solo apparentemente invisibile

Cecilia scappa da un marito violento e si rifugia da sua sorella e da un loro amico di infanzia. Quando le arriva la notizia del suicidio dell’ex coniuge, pensa di essersi liberata finalmente della paura che l’aveva attanagliata per anni, fino a quando però il suo “fantasma” invisibile non tornerà a tormentarla.

Dopo l’ottima prova con l’action sci-fi di Upgrade, in cui il protagonista si affidava ad una tecnologia molto particolare per vendicarsi di un torto subito e riscattare se stesso, Leigh Whannell, dirige e scrive questo horror sci-fi, non abbandonando quindi la componente fantascientifica che sembra essergli molto congeniale, in cui la protagonista, invece, è vittima di una tecnologia molto particolare che permette al suo aguzzino di terrorizzarla e, soprattutto, isolarla dai suoi affetti più cari.

The Invisible Man, quindi, al di là del fatto che riporta in auge una figura molto cara al cinema horror degli albori, con il richiamo all’opera letteraria di H.G. Wells e al film di James Whale del 1933, in realtà è un film che, utilizzando egregiamente e molto intelligentemente il cinema di genere, racconta di qualcosa talmente vivido, nonché profondamente e mostruosamente attuale, da risultare coinvolgente oltre ogni aspettativa. E quando un film horror riesce a parlarci di cose importanti e reali, non dimenticando di intrattenerci, si può tranquillamente asserire di essere di fronte ad un’opera imperdibile.

Il coinvolgimento, inoltre, non è dato solo dal fatto che The Invisible Man trasmette molto potentemente la metafora della donna abusata, non creduta e abbandonata alle prese con un nemico “invisibile” proprio perché capace di far ricadere le colpe su di lei e di agire nell’ombra (cosa già di per sé molto potente), ma è dato anche da un magistrale utilizzo delle atmosfere, da un palpabile senso del pericolo trasmesso in ogni singola inquadratura (in cui spesso ci ritroviamo a cercare un appiglio per capire da dove possa provenire un eventuale attacco, così come fa la protagonista), da una regia che non ci lascia via di scampo e ci intrappola come fa Cecilia e da una fortissima capacità di reggere la tensione dall’inizio alla fine, senza mai mollare la presa.

Tutto questo è reso possibile anche grazie ad una colonna sonora che entra potentemente nel racconto sottolineandone, mai didascalicamente, i momenti più salienti e all’intensissima interpretazione di Elisabeth Moss, punta di diamante dell’opera, in grado di trasmettere tutto il tormento interiore della donna che interpreta e tutta la voglia di rivalsa nei confronti di chi l’ha messa a tacere per troppo tempo (un personaggio, il suo, che richiama potentemente quello interpretato nella serie The Handmaid’s Tale, dove veste i panni di una donna vittima di un sistema perverso e abominevole, lo stesso che spinge certi uomini, come l’uomo invisibile di questo film, a farsi “fantasmi” di esistenze altrui).

Con la possibilità di visionarlo in streaming, tecnica distributiva un po’ obbligata visto il periodo di chiusura delle sale, The Invisible Man, è un film che utilizza molto intelligentemente e in maniera decisamente matura la metafora dell’invisibilità, trasmettendo energicamente tutte le sensazioni che un buon thriller horror deve trasmettere, portando anche a profonde riflessioni sul tema di fondo e lasciando qualcosa su cui riflettere a fine visione.

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