The Midnight Sky: fantascienza intimista e distopia ambientalista nell’ultima fatica di George Clooney

Polo Nord, 2049: la Terra ormai è diventata totalmente invivibile e i sopravvissuti si accingono a spostarsi sottoterra in attesa di trovare una nuova “sistemazione”. L’unico a rimanere in superficie, all’interno di una stazione scientifica, è l’astronomo Augustine Lofthouse, malato terminale che proverà a comunicare con i componenti dell’equipaggio di una nave spaziale partiti in missione per trovare su un satellite di Giove la possibilità di una nuova vita. Missione in cui riescono e dopo la quale si dirigono nuovamente verso casa, inconsapevoli del fatto che non ci sia più una casa a cui tornare.

Giunto alla sua settima regia la star George Clooney, pur non avendo una direttiva ben precisa e non essendo riuscito a creare quella che generalmente viene definita poetica, continua infaticabilmente a cimentarsi in progetti che tentano di smarcarsi dal puro mainstream, senza però dimenticare l’intrattenimento che tanta fortuna gli ha dato in primis come interprete brillante e affascinante. La stessa cosa vale anche per questa sua ultima opera, The Midnight Sky, un film di fantascienza intimista, con una metafora ecologista di grana grossa, che però in un paio di sequenze si ricorda di creare spettacolo, riportando equilibrio in un’opera che per troppi minuti e con troppa veemenza cerca di allontanarsi dal cinema commerciale, riferendosi ad un tipo di racconto sci-fi che sonda piuttosto le interiorità dei suoi protagonisti e l’importanza dell’uomo in rapporto con l’”universo”.

E pur riuscendo a farsi apprezzare per l’impianto formale, gli effetti speciali, le ottime interpretazioni (su cui spicca ovviamente proprio la sua, nei panni di un uomo in preda ad una sorta di viaggio astrale che lo riporta a rivalutare le sue scelte di vita) e, soprattutto, la bella colonna sonora del grande Alexandre Desplat, Clooney non riesce a rimanere impresso e il suo film, affiancandosi fin troppo scopertamente ad altri “esperimenti” simili degli ultimi anni, lascia a desiderare soprattutto dal punto di vista dei contenuti, che rimangino solo abbozzati e vengono esposti in maniera schematica e a tratti banale.

Un viaggio interiore, quello compiuto dal protagonista, che si fa speculare a quello effettivamente compiuto dai cinque astronauti che hanno trovato un luogo in cui poter ricominciare, ma che devono affrontare un viaggio di ritorno contrassegnato non solo dall’inconsapevolezza di ciò che nel frattempo avviene sulla Terra, ma anche da una serie di difficoltà tipiche da film da fantascienza che si rispetti. Da qui alcune delle sequenze più riuscite del film, tra le quali quella della passeggiata nello spazio, in gran parte debitrice al Gravity di Alfonso Cuarón, interpretato ovviamente da Clooney stesso.

Purtroppo, però, The Midnight Sky non riesce ad andare mai veramente a fondo a nessuna delle sue due nature (quella più autoriale e quella più commerciale), ponendosi in un limbo che lo rende poco incisivo da entrambi i punti di vista e concludendosi con un colpo di scena che tale non è, perché intuibile sin dall’inizio, costruito tra l’altro tramite una serie di flashback decisamente poco consoni ad un regista che, tra alti e bassi, ha dimostrato ben altre capacità narrative.

5 commenti su “The Midnight Sky: fantascienza intimista e distopia ambientalista nell’ultima fatica di George Clooney

  1. Che peccato, Clooney mi piace molto ma da quello che dici qui sembra non abbia fatto un bel lavoro… peccato, occasione mancata! Forse ha pensato più al messaggio politico-ecologista che al film…

    1. Sì, diciamo che tutto sommato non è comunque un film da buttare totalmente, però ecco nella sua carriera regista ha sicuramente fatto di molto meglio.

  2. L’ho trovato noiosissimo, banale e prevedibile nelle svolte narrative, e del tutto implausibile (fanta)scientificamente. Per di più sono due film in uno (la storia di Clooney e quella dell’astronave procedono in parallelo), senza che nessuno delle due sia veramente interessante… La forma e gli effetti speciali, quelli si, sono belli, ma con produzioni di questo livello sono cose ormai da dare per scontate. Come contenuti invece è molto inferiore non solo a “Gravity” e a “Interstellar”, ma persino ad “Ad astra”, per rimanere su pellicole simili.

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