The pledge – La promessa

REGIA: Sean Penn

CAST: Jack Nicholson, Benicio del Toro, Aaron Eckhart, Robin Wright Penn, Helen Mirren, Vanessa Radgrave, Mickey Rourke, Sam Shepard
ANNO: 2000

TRAMA:

Jerry Black è giunto al suo ultimo giorno di lavoro come poliziotto. Può finalmente andare in pensione e dedicarsi alla sua passione: la pesca. Ma un avvenimento inaspettato arriva a rovinargli la festa: una piccola bambina di 8 anni viene trovata stuprata e assassinata. Nelle sue ultime ore lavorative, Jerry promette solennemente ai genitori di questa di trovare il suo uccisore.

 



ANALISI PERSONALE

Terzo lungometraggio di quel grande attore che è Sean Penn, questo La promessa è una sorta di ritratto psicologico di un uomo che ritiene ancora una promessa qualcosa di veramente solenne, da rispettare a tutti i costi. Non importa se chi ti sta intorno continua a ritenerti pazzo e fori di senno, l’unica cosa che conta è la parola data, per onorare la quale si arriva anche ad estremi immaginabili.

Jerry Black (un Jack Nicholson che abbandona le sue consuete e memorabili smorfie da “psicopatico”) è un poliziotto ligio al dovere, con moltissimi amici molti dei quali colleghi di lavoro. Non ha famiglia, ma forse si può ritenere che siano proprio loro la sua unica e vera famiglia. Gli organizzano un’imponente festa di pensionamento, regalandogli un biglietto per andare a pescare sul ghiaccio: la sua più grande passione, dopo il lavoro ovviamente. Mentre sta per scadere il suo ultimo giorno lavorativo, i suoi colleghi (un pimpante Aaron Eckhart e un serioso Sam Shepard) ricevono una telefonata urgente nella quale si richiede il loro intervento per l’assassinio di una bambina. Jerry decide di lavorare anche nelle sei ultime ore che gli rimangono prima di andare in pensione e si reca coi suoi compagni sul luogo del delitto.
Siamo nel Nevada e quasi tutto è ricoperto dalla neve. Il cadavere è stato scoperto da un ragazzino che prima di avvicinarsi alla bambina ha visto un indiano (Benicio del Toro) andare via sul suo furgoncino marrone. L’uomo viene subito sospettato e costretto a confessare si toglie la vita.
Ma Jerry è titubante e vuole fare luce sull’avvenimento. Si reca a casa dei genitori della bambina per informarli della terribile tragedia (dato che nessuno aveva avuto il coraggio di farlo) e si ritrova a giurare solennemente alla madre della piccola, davanti ad una croce e sulla salvezza della propria anima, di trovare ed incastrare a tutti i costi il terribile mostro.
Ed è così che ha inizio l’ossessione di quest’uomo circondato da persone, ma sostanzialmente solo. Inizia ad investigare su casi simili e riduce il campo d’azione ad un’area ben determinata. Si trasferisce nel luogo dove presume che il “mostro” agirà a breve e si insedia comprando una vecchia stazione di servizio e facendo amicizia con la gente del posto. Col passare del tempo la sua ossessione e soprattutto la sua volontà di mantenere fede alla parola data prendono il sopravvento sul senno del protagonista, che potrebbe persino farsi una vita felice, ma che decide di “usare” le persone che gli sono accanto, come esca per acciuffare il temibile assassino. Le conseguenze ovviamente saranno negative su tutti i fronti e alla fine Jerry si ritroverà con una bottiglia di whiskey in mano, solo in mezzo alla neve, a farfugliare di inesistenti complotti e attacchi da parte del fantomatico killer di bambini.

Un soggetto (tratto dal romanzo omonimo di Friedrich Durrenmatt) alquanto banale quindi quello sul quale Sean Penn decide di creare il suo film. Il solito poliziotto di una certa età, un po’ ottuso, un po’ testardo che ha fiuto per le cose nascoste e che ci tiene a mantenere la parola data. Un serial killer di bambine bionde con occhi azzurri che si vestono di rosso. L’originalità sta nel fatto che i due non si incontrano mai, se non nelle fantasie del protagonista sopraffatto da una sorta di ossessione che lo induce fino all’insanità mentale. Interessante anche la metafora della pesca: Jerry si avvale della stessa pazienza e dello stesso fiuto che utilizza per la pesca, per acciuffare e stanare il killer. Ad un certo punto del film, Jerry si rivolge ad un suo collega dicendo: “"Ho fatto una promessa Erik, tu hai l’età per ricordarti di quando questo contava."



Ed è in questo enunciato che molto probabilmente si nasconde il vero significato dell’intera pellicola, nascosto sotto quello che pare essere un giallo metafisico che poi in realtà smonta tutte le componenti tipiche del genere; e cioè il fatto che molto spesso ci si dimentica e si perdono i significati di quelli che possono essere dei valori importanti: in questo caso una promessa fatta ad una madre sofferente. Quindi, in realtà, il nostro protagonista non è un “pazzo”, ma è solo un uomo di parola che ha dei saldi principi e che, credendo in essi, fa di tutto per rispettarli. In definitiva, sono gli altri (noi tutti) che vedono in questo atteggiamento un qualcosa di anormale, di insensato, ad essere i veri “pazzi”. Viene da chiedersi: qual è il limite che separa il voler rispettare un ideale dalla “pazzia” insita nel rispettarlo a qualunque costo, persino l’incolumità di altre persone? Sean Penn, non ci da una risposta, facendo terminare il film (così come era cominciato, dato che la storia è raccontata tramite un grande flashback) con il suo protagonista rimasto ormai solo a farneticare con una bottiglia di whiskey da solo in mezzo alla neve.

Con una serie di apparizioni (mai visti così tanti attori famosi e valenti tutti insieme) che sono dei veri e propri camei (quello “pietoso” di Benicio del Toro nel ruolo del’indiano, i colleghi Sam Shepard e Aaron Eckhart, la nonna della bambina Vanessa Radgrave, la psicologa Elen Mirren, la barista Robin Wright Penn che fa da esca insieme a sua figlia per incastrare il fantomatico assassino, Mickey Rourke il padre che aveva perso la propria figlia per mano dello stesso killer, l’ex proprietario della stazione di servizio Harry Dean Stanton e via dicendo fino ad arrivare alla stessa madre del regista nel ruolo della segretaria di Jerry), Sean Penn, tra uno stereotipo e l’altro, riesce a porre un quesito interessante al quale sapientemente non dà soluzione, lasciando lo spettatore libero di giudicare a seconda delle sue inclinazioni.

Bellissimi i paesaggi innevati che fanno da sfondo ideale a questo tipo di “avventure”, fotografati in maniera magistrale e “accompagnati” dalle musiche poetiche e a tratti epiche di Hans Zimmer e molto interessante l’interpretazione di Jack Nicholson giustamente sofferta ma molto delicata e quella della Penn (ex moglie del regista) che da vita ad un personaggio che ricorda lontanamente la Nicole Kidman de La macchia umana (anche se quest’ultima è “nata” dopo). Ad abbassare il giudizio complessivo sulla pellicola ci pensano una sceneggiatura un po’ troppo scontata e banale, ricca di inutilità (a cosa serviva vedere per un minuto Mickey Rourke piangere per sua figlia precedentemente assassinata presumibilmente dallo stesso killer o Vanessa Radgrave, nonna dell’ultima vittima, recitare una poesia? Nasce il dubbio che si volessero sfoggiare numerose star per innalzare il livello del film di per sé alquanto mediocre) e una regia alquanto piatta che trova i suoi punti di massima tensione e di eleganza visiva solo all’inizio e alla fine, proprio quando vediamo Jerry ormai “impazzito” farfugliare e farneticare con le sole rondini a dargli ascolto.

Il risultato finale pur non essendo eccessivamente soddisfacente, risulta sufficientemente gradevole anche grazie al fatto che riesce a tenere sveglia la mente dello spettatore che si interroga passo dopo passo su quella che è poi la questione principale della pellicola: ma il protagonista sta impazzendo davvero o alla fine scopriremo che aveva ragione?

Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Regia: 5,5
Recitazione: 7,5
Sceneggiatura: 5
Fotografia: 7,5
Colonna sonora: 6,5
Ambientazione: 7
Voto finale: 6,5

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO

"Qual e’ stato il giorno piu’ bello della tua vita?". "Il giorno del mio matrimonio". "E il piu’ brutto?". "Da allora, tutti gli altri, nessuno escluso". (Dal film "Scappo dalla citta’ ")


LOCANDINA


17 commenti su “The pledge – La promessa

  1. non sono daccordo, io adoro questo film, lo trovo davvero splendido! si vive nel film una profonda situazione personale (che ti prende molto), con tutta la maestria di jack nicholson, ottima regia, splendidi paesaggi! per niente banale

  2. Sulla maestria di Jacl Nicholson concordo, ma la recitazione complessiva è stata inficiata da alcuni camei che io ho trovato alquanto ridicoli…

    Per quanto riguarda la regia non l’ho trovata poi così splendida, dato che ha indugiato su parecchi particolari per me davvero inutili. La banalità l’ho avvertita più di una volta, ma sarà stata una sensazione mia non so…

    Comunque è bello vedere come lo stesso film possa suscitare sensazioni diverse ^^

  3. Bè ci sono dei momenti davvero molto interessanti, però a mio avviso per la maggior parte del tempo si assiste ad una sorta di piattezza che inficia il mio giudizio finale sul film ^^

  4. io concordo assolutamente, anche a me non ha entusiasmato più di tanto…

    aspetto però con ansia il nuovo film di penn, dalla storia e da quello che ho letto/sentito mi sembra molto interessante

  5. Eh si Superga, Jack è un vero e proprio mito vivente.

    Alteredo non appena mi libero da questo esame maledetto riprendo col mio blog e anche coi vostri ^^

    Claurio anche io attendo con andia Into the wild! ^_-

  6. Bè, ma a questo punto facesse un corso di recitazione, io l’ho trovato fuori luogo il suo cameo, così come quasi tutti gli altri.

  7. Non ce lo vedo come insegnante, manderebbe a fanculo tutti dopo 10 minuti e si rifugerebbe in qualche squallido pub a bere birra scadente…

  8. In effetti! Mickey Rourke è un personaggio! Comunque a me piace molto e mi sta anche simpatico, solo che non ho apprezzato questa sorta di “esercizio di stile”.

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