The social network

In una semplice parola: Facebook

Evento attesissimo la proiezione di “The social network” ultima fatica del talentuoso e sempre originale David Fincher, non ha deluso affatto le aspettative, regalando un film davvero molto ritmato, coinvolgente, interessante e, incredibilmente, divertente, oltre che stilisticamente e formalmente apprezzabile. Stiamo parlando del racconto riguardante la nascita di uno degli eventi più rivoluzionari degli ultimi anni e cioè la creazione di Facebook, social network con milioni e milioni di iscritti in tutte le parti del mondo. Va da sé che si poteva incorrere in un tipo di narrazione canonica e fin troppo lineare, cosa che viene del tutto scongiurata dall’idea di Fincher di raccontare il tutto partendo dai processi subiti dal protagonista per furto di proprietà intellettuale e per truffa ai danni del migliore amico.

La figura di Zuckerbeck (ottimamente incarnata dal giovane attore Jesse Eisenberg) è la punta di diamante del film, grazie al misto di “nerdismo” e sarcasmo che lo contraddistingue. Funzionano alla grande, però, anche tutte le altre pedine di questa storia straordinaria che può appassionare chiunque, visto che sarà sicuramente difficile, se non quasi impossibile, riuscire a trovare qualcuno che non sia iscritto a Facebook, o che comunque non lo conosca approfonditamente. Vive di momenti molto tesi e intensi “The Social Network” (soprattutto quando si approfondisce l’amicizia tra Zuckerberg e il suo amico co-fondatore), ma anche di alcune spassose digressioni ironiche, costituite da una serie di dialoghi brillanti e accattivanti che innalzano di molto il gradimento della pellicola (quando il co-fondatore di Facebook ammette di non sapere come si fa a cambiare la situazione sentimentale del suo profilo, trattenere le risate sarà impossibile, così come in moltissime altre occasioni). Sono risate provocate da una comicità pungente e intelligente, anche se il film nasconde un’amarezza di fondo consistente nelle motivazioni che spingono il protagonista ad agire come agisce e, cosa davvero incredibile e significativa, ad inventare Facebook stesso. Al di là del desiderio di successo, di fama e di ricchezza, ciò che muove più profondamente il ragazzo nel compimento delle sue azioni sono i suoi sentimenti feriti: una ragazza che lo lascia, il migliore amico che ottiene successi professionali e universitari, scatenando la sua invidia e il suo senso di inferiorità. Certo è che le didascalie finali lasciano veramente di stucco, informandoci delle cifre astronomiche che il ragazzo ha dovuto pagare contro i suoi querelanti e della ricchezza monumentale che è riuscito a raggiungere partendo dalla forza delle sue idee, e soprattutto, delle sue insicurezze.

Pubblicato su www.supergacinema.it

27 commenti su “The social network

  1. Concordo Alessandra, il film ha un bel ritmo, non è scontato, soprattutto i personaggi sono molto bene delineati, soprattutto quello di Mark Zuckerberg, e il fatto che un fenomeno così importante quale quello di Facebook sia nato per una reazione da sfigato e da perdente suona veramente carico di ironia.
    Ho trovato solo un po' deludenti certi richiami un po' troppo ovvii alla vita universitaria e a certo ambiente nerd, ma il film nel complesso vale.

    Missile

  2. Purtroppo quando sei nel bel mezzo di un festival nel quale vedi in media quattro film al giorno e devi recensirne altrettanti, le recensioni chilometriche sono un lusso.

  3. D'accordo sulle qualità stilistiche e sulla forma (anche se la scena della gara di canottaggio, pur bella, c'entrava come i cavoli a merenda), ma il film mi è parso troppo "freddo" e rimane troppo in superficie. Del personaggio di Mark capiamo tutto già nei primi cinque minuti, e il resto del film non aggiunge molto (anzi, le ragioni del suo "tradimento" nei confronti dell'amico Eduardo non vengono nemmeno ben spiegate). Io non l'ho trovato così interessante, insomma.

    Ciao
    Christian

  4. Secondo me, invece, le ragioni del tradimento nei confronti dell'amico non vengono totalmente spiegate, proprio perchè il tutto fa parte dell'ambiguità del personaggio. L'ha tradito solo perchè è uno stronzo oppure la sua insicurezza l'ha portato ad essere così invidioso dell'amico che stava avendo successi lavorativi e universitari? Per me è lasciato volutamente irrisolto il quesito. Poi secondo me non rimane affatto in superficie, anzi analizza profondamente, non tanto il fenomeno (che tutti conosciamo fin troppo bene, e dunque sarebbe stata pedante come cosa), quanto le persone, appunto. E il cinema di Fincher è stato sempre un cinema di "personaggi". Che poi analizzando le persone (i loro comportamenti, le loro interiorità, il loro modo di esprimersi e di correlarsi col prossimo), in qualche modo esamina anche il fenomeno e come questo abbia influito nella vita delle persone, è tra l'altro, secondo me, un valore aggiunto al film.

  5. Quoto il commento di prima: che strana una tua recensione così breve!!!
    ^^

    Sempre d'effetto cmq!

    Un ottimo film secondo me, non sono d'accordo con chi dice che è un capolavoro o il miglior film dell'anno (vorrei ricordare un certo signor Nolan) però nel complesso è davvero un film da non perdere.
     
    Come va la vita fuori dal Festival?

    Un bacione!

    Valentina

  6. Non mi aspettavo che mi sarebbe piaciuto, invece è veramente un bel film. E' una specie di film d'azione nascosto sotto a quella che poteva essere una commedia o un dramma legale. Jesse Elsenberg, come hai detto nella recensione, davvero ottimo.

    Sonny

  7. Vale, non abituatevi, stanno per tornare i miei pipponi! Comunque riprendere il ritmo quotidiano non è stato affatto facile, però pian piano ci sto riuscendo, ahah!

    Sonny, mi fa piacere che ci troviamo d'accordo.

  8. Sono d'accordo sul fatto che il film si concentri sulle persone e non sul fenomeno Facebook (che però, e qui ti devo contraddire, per uno come me che invece non lo conosce continua a rimanere oscuro). E la scelta mi sta pure bene: il punto è che non ho trovato Mark un personaggio così interessante o profondo (proprio come, per restare a Fincher, non avevo trovato interessante la personalità di Benjamin Button)…

    Ciao
    Christian

  9. Bè, la maggior parte della gente lo conosce, dunque è una cosa di massa. Era quello il concetto. A me Benjamin Button, pur essendomi piaciuto, ad esempio, è comunque piaciuto meno di questo.

  10. Direi che stavolta condivido il tuo entusiasmo Ale e soprattutto trovo giustificato il tuo apprezzamento per il lavoro di Fincher.
    Anche in questo caso le poche critiche negative si concentrano troppo su ciò che a loro avviso "manca"  e poco su ciò che effettivamente c'è.
    Non so se mi sono spiegato…

  11. mi son tolto da facebook,non esiste cosa più inutile..bè,si gli altri social networks.Non ne capisco la funzione-se voglio incontrare gente che conoscevo,non l'avrei persa di vista e se l'ho persa di vista..un motivo ci sarà-a parte i blogs ,ma solo per grafomania personale.Non mi interessa nemmeno un po' questa americanata,sinceramente son altre cose che incidono sulla nostra vita a livello mondiale,aspetterò fincher-sopravvalutato- alla prossima opera.

  12. Dovrei riuscire a vederlo tra pochi giorni. La tua come sempre efficace (a proposito complimenti anche per la tua capacità di sintesi) recensione è riuscita a smuovermi e a farmi decidere di andare in sala a vederlo. Tra l'altro credo di essere uno dei pochi non ancora iscritto a facebook^^

  13. Complimenti per la concisione (son d'accordo con Luciano insomma) della tua opinione, che in poche righe tirano fuori tutto ciò che il film è (ed anche se è il tuo punto di vista, si capisce benissimo).
    Un film che merita di esser visto, tra i milgiori film di Fincher. Mi ha davvero sorpreso.

    PS: Mi complimento con Luciano che non è iscritto a Facebook. Mi raccomando Luciano, rimani fuori da questa setta! 😀

    Un saluto Ale.

  14. Viso ieri sera… condivido il tuo parere. Fincher è uno dei registi più talentuosi e rappresentativi degli ultimi 15 anni ed anche questa volta è riuscito a realizzare un lavoro di grandissima pregevolezza, dove la paradossale storia di un ragazzo incapace di relazionarsi agli altri, che proprio sulle relazioni umane costruisce la sua fortuna, fa da spunto per analizzare le contraddizioni di questa età della comunicazione globale…

  15. Al, sono contenta che anche a te sia piaciuto molto.

    Reat, infatti, oltre ad essere la storia del singolo (l'inventore di Facebook), di rimando riesce ad essere anche una fotografia dei tempi che corrono, almeno secondo me. Cioè io sono riuscita a vedere tra le righe che la situazione del protagonista e tutte quelle collaterali a lui, nascondevano, oltre all'intento del racconto principale dell'invenzione e delle motiviazioni dietro l'invenzione, una sorta di analisi ben profonda, così come hai notato anche tu del resto.

  16. Anch'io ho trovato questo film molto interessante!

    Nella mia recensione, ho cercato di analizzare il tema della community, o meglio, del passaggio dal club reale e chiuso universitario ad un network globale e aperto a tutti.

    Ti aspetto sul mio blog, come sempre 😉

    Un saluto!

  17. …questa volta sono rimasto deluso, mi aspettavo ben altro da un film candidato a 8 Oscar…
    Interessante solamente per capire il fenomeno "Facebook".
    Beh, se tutti i 500 milioni di "amici" andranno a vedere il film diventerà il successo del millennio !
    Mi sa tanto di operazione commerciale in grande stile…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.