Tiro a segno




“Realizzare film comici è un lavoro serio”. Lo disse Buster Keaton e aveva ragione, perché se la gente va al cinema a vedere un film comico e poi non ride, non c’è da stare tranquilli, soprattutto per chi, come lui, costruisce un’intera carriera proprio poggiandosi sul favore del pubblico e sulle risate che questo riversa sulle pellicole che si reca a vedere. Ma Buster Keaton non era solo un comico, era capace di ridicolizzare i piccoli-grandi drammi umani, come la solitudine, l’incapacità di inserirsi nella società, l’alienazione, l’anonimità dell’uomo comune di fronte alla statuaria imponenza di situazioni paradossali nonché la debolezza nei confronti di personaggi prepotenti.

Lo dimostrano tutti i suoi lavori, a cominciare da quelli accanto a Fatty Arbuckle, tipiche commedie splastick in cui ci si divertiva con gag dal sapore “demenziale”, con cadute su bucce di banane, scivoloni e scappellotti, il più delle volte ai danni del mingherlino Keaton, soprattutto se messo a paragone con il corpulento Arbuckle. Ma sono le sue pellicole seguenti, quelle che ci offrono un primo saggio dell’enorme talento di questo regista-attore, forse un po’ troppo snobbato e maltrattato, che ha ricevuto i giusti meriti e onori solo quando ormai non ha potuto più goderne.

Pensando a “Tiro a segno” (titolo originale “High sign”), sua pellicola de 1921, si può sicuramente notare il riferimento al personaggio tipico delle commedie keatoniane, il povero “sfigato” che accidentalmente diviene un eroe, suo malgrado. L’ironia della pellicola è ravvisabile sin dalla prima didascalia che ci mette al corrente del carattere umoristico del film: “Venuto da chissà dove, il nostro eroe non stava andando da nessuna parte dopo essere stato cacciato da qualche parte”. Nella pellicola Keaton si ritrova nel bel mezzo di un dilemma di non poco conto: prestare fede al giuramento che ha fatto di fronte ad una banda di delinquenti (coloro che gestiscono l’attività del tiro a segno presso cui si è recato in cerca di un lavoro) per i quali si è impegnato a togliere la vita all’uomo più spilorcio della città (per tre volte si è rifiutato di dare 10.000 dollari alla banda e adesso viene minacciato seriamente di morte da loro), oppure difendere lo stesso uomo che, notando le sue qualità di ottimo “cecchino” (in realtà la sua precisione è il più delle volte involontaria), si è recato da lui chiedendo di fargli da guardia del corpo?

Inutile dire che le gag si sprecheranno, tra equivoci e imprevisti, e che il nostro eroe ovviamente farà la scelta giusta, nonostante come lo apostrofa un componente della banda, sia un “cagasotto”. Ma in realtà si tratta solo di un uomo comune che diviene accidentalmente un eroe, così come ci dimostra il finale rocambolesco, straordinario e divertentissimo in cui assistiamo all’imperdibile inseguimento tra i componenti della banda e un Keaton sempre più spaesato e spaventato, che però riesce a cavarsela per il rotto della cuffia e fortunosamente, riuscendo persino a conquistare il cuore della figlia dello spilorcio.

Insomma, torna a casa con la botte piena e la moglie ubriaca il nostro Keaton, visto che non solo riesce a “far fuori” il suo antagonista (non a caso un uomo dalla statura quasi monumentale), ma addirittura a trovare l’amore dopo aver dimostrato il suo onore e il suo valore.

 

7 commenti su “Tiro a segno

  1. Non c’è niente da fare: i comici di allora sono imbattibili. Di Keaton non conosco molto (anzi, devo dire quasi nulla) ma da quello che scrivi mi sembra una visione interessante.

  2. A Keaton dobbiamo essere eternamente grati soprattutto per il suo grandissimo capolavoro “La palla numero 13”, te lo consiglio caldamente.

  3. Indubbiamente quello di Keaton è un cinema fantastico nel senso che il grande regista ama giocare col meccanismo creando nello spettatore continui equivoci, nonché la sensazione di trovarsi davanti a una realtà a soqquadro. Un genio.

  4. Si, ovviamente l’apoteosi di ciò che giustamente dici è raggiunta col capolavoro “Sherlock jr”, anche se è tutto il cinema di Keaton ad essere attraversato da questa poetica del fantastico.

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