Walk hard – La storia di Dewey Cox

REGIA: Jake Kasdan

CAST: John C. Reilly, Jenna Fischer, Raymond J. Barry, Margo Martindale, Kristen Wiig, Tim Meadows, Chris Parnell, Matt Besser, Jack Black, Jason Schwartzman
ANNO: 2007

TRAMA:

Vita morte e miracoli del famosissimo cantante Dewey Cox, che arrivato alla fine del suo lungo cammino umano e professionale, sale per l’ultima volta sul palco per raccontare con una canzone il percorso tortuoso ma bellissimo della sua esistenza.

 



ANALISI PERSONALE

Una commedia come non se ne vedevano da tempo, di una comicità sana ed esilarante che ti fa rimanere coi dolori alla mascella per le troppe risate. Una parodia “demenziale” dei biopic musicali, tanto di moda e tanto fortunati ultimamente, primi su tutti Ray, Walk the line (a cui è ispirato il titolo di questa pellicola) e I’m not there. Un’interpretazione magistrale del bravissimo John C. Reilly che regge sulle sue spalle il peso dell’intera pellicola, recitando, cantando e ballando in maniera sublime ed egregia. Una gag dopo l’altra, che pur prendendo in giro il genere, vive di vita propria (non è necessario aver visto le pellicole succitate per godere appieno dell’ironia e della vena estremamente comica del film) e una serie di camei imperdibili di attori più o meno famosi che si sono prestati ad interpretare volti famosissimi come quello di Elvis o come quelli dei Beatles (indimenticabili Jack Black nel ruolo di Paul McCartney e Jason Schwartzman in quello di Ringo Starr). Tutto questo è Walk hard, titolo di uno dei primi successi di Dewey Cox che a distanza di decenni torna sulla cresta dell’onda grazie all’utilizzo del ritornello in una canzone di un rapper (e di esempi del genere nella realtà musicale ce ne sono moltissimi).  
Non ci si rilassa un minuto e si passano le due ore intere della sua durata a sorridere e ridere in maniera intelligente e a lasciarsi trascinare dalle musiche travolgenti, estremamente indicate a seconda del periodo della vita di Dewey, e dai costumi e le acconciature a dir poco ridicoli ma perfettamente azzeccati. Si passa con nonchalance dagli anni ’50 ai ’60, ai ’70 fino ad arrivare ai giorni nostri, in maniera a dir poco deliziosamente delirante, ripercorrendo le varie tappe della carriera dell’artista che a volte ci sembra Johnny Cash, a volte Ray Charles, a volte Bob Dylan, a volte Jim Morrison e si potrebbe continuare all’infinito. I topoi e i cliché dei biopic vengono ripercorsi tutti in maniera spiritosa e graffiante: prima moglie, seconda moglie, terza moglie e via con una vagonata di figli legittimi e non; droga a non finire partendo dalle canne, fino ad arrivare all’lsd o alla cocaina e in
vecchiaia addirittura al viagra (straordinaria la sequenza animata con i Beatles e Dewey in preda agli effetti di una sostanza allucinogena); un numero impressionante di donne, 411 per la precisione, senza tralasciare qualche uomo; un’infanzia difficile causata da un terribile segreto che pesa come un macigno sulla coscienza dell’artista; un rapporto conflittuale con il padre; i continui periodi di rehab; la mancanza di ispirazione che conduce il cantante quasi alla pazzia; il continuo apparire e scomparire di fantasmi del passato ma anche del presente; la consapevolezza di aver sprecato una vita seguendo i valori sbagliati e abbandonando le cose per cui valeva la pena lottare come la famiglia e gli amici (straordinari i componenti della band di Dewey, soprattutto quello di colore che ad un certo punto si lamenta ripetutamente del fatto che Dewey non hai mai pagato per la sua droga).


 

Si potrebbe continuare all’infinito dato che lungo le due ore di questa spassosissima e piacevolissima commedia le situazioni narrate sono talmente tante e talmente tanto divertenti da non lasciare tempo alla memorizzazione di tutte le gag, dato che si è impegnati a sghignazzare e a sganasciarsi come non mai.
Alcune sequenze però rimangono impresse per la loro esagerata dose di ilarità e per la loro estrema e simpaticissima ridicolaggine: la lotta iniziale tra Dewey e il suo fratellino a suon di colpi di machete, lotta che si ripeterà a fine pellicola con il padre; la morte surreale e divertentissima della madre; l’utilizzo delle esperienze personali all’interno delle proprie canzoni;  tutta la sequenza con i Beatles in India e i loro viaggi allucinogeni; il periodo di Dewey sul trampolino insieme alla sua “comunità”; la sala di registrazione popolata da un numero spropositato di persone chiamate da Dewey per incidere la sua strampalata Black Sheep (nella quale vengono immessi anche gli urli del parto della sua seconda moglie); l’orgia al limite del kitsch nella camera d’albergo; lo sradicamento dei lavandini e infine l’ultima spumeggiante e briosa esibizione dell’ormai anziano Dewey che ripercorre con la canzone, ma anche con la mente tutti i momenti più importanti (e per noi più esilaranti) della sua vita.
Un film da non sottovalutare, come invece è stato fatto in patria e come sicuramente succederà in Italia, causa anche di una cattivissima distribuzione, forse perché non si è avuta troppa fiducia in un soggetto e una sceneggiatura semplicemente deliziosi e in un attore molto spesso sottovalutato e di cui non si conoscono e riconoscono le qualità e le capacità di caratterista ma non solo. Di notevole rilevanza anche la straordinaria colonna sonora (con alcuni pezzi famosissimi tipo My girl dei
Temptations e altri creati ad arte per la pellicola) e di una fotografia curatissima a seconda di ogni decennio narrato, contrassegnato da una perfezione e accuratezza di costumi e acconciature davvero fenomenali. Un film “demenziale”, certo, ma di alto valore formale e non solo. Della serie, anche le commedie e le parodie possono essere dei grandi film.
Da vedere assolutamente in lingua originale e possibilmente nella versione estesa (perché ne è stata creata una ridotta per il cinema), dato che sicuramente col doppiaggio molte battute e molte situazioni saranno stravolte nel loro senso originario. Non si rideva così tanto e così di gusto da molto tempo. Fidatevi.

VOTO: 8

 



CITAZIONE DEL GIORNO

"Signore, ha subito un intervento chirurgico di recente?". "Che vuoi dire?". "Beh, è che la scopa che aveva nel culo non sembra più affliggerla". (dal film "Face Off")


LOCANDINA


20 commenti su “Walk hard – La storia di Dewey Cox

  1. Ammazza– Stavolta col voto hai esagerato– Io invece consiglierei proprio la versione più corta (che non ho visto, ma che credo sarà migliore), perché quella lunga perde un po’ di mordente nella seconda parte. Cmq un film divertente, sì!

  2. c’è sta pure questo da vede? sto inizio d’anno è clamoroso…

    su c. reilly io me lo vedo fare il cowboy in radio america e rido a crepapelle…

  3. Spero di riuscire a vederlo. Il film mi attirava solo per il soggetto, poi dopo quello che hai scritto ecco un altro film che mi farà soffrire (se non lo vedrò o lo vedrò in ritardo).

  4. Claudio, io me lo ricordo in Chicago e mi brillano gli occhi!!

    Luciano, spero che tu possa farcela!

    Alberto, secondo me è da non perdere tra le commedie di qust’anno

  5. Mica sempre, quando ci vuole so essere cattiva anche io! Per fare un esempio, all’ultimo stupidissimo film di Rob Reiner cn i grandi Jack Nicholson e Morgan Freeman, ho dato 3,5 e sono stata pure fin troppo buona! Io quando dò un voto, comunque non penso ad essere buona o cattiva, penso al fatto che il film mi sia piaciuto poco, troppo, per niente e via dicendo…e prendo in considerazione i vari parametri e i vari aspetti che mi fanno arrivare a determinate conclusioni ^^

  6. Mmm… sai che questo film in realtà non lo avevo minimamente considerato? A quanto pare sbaglierei a lasciarmelo scappare… ci faccio un pensierino!

    Ciao,

    Lorenzo

  7. Il protagonista è volutamente goffo e poco credibile, almeno questo è il mio pensiero…

    t3nshi, non so, forse sono solo io che ho riso come una matta, però dagli un’opportunità.

    Lessio, quanto faceva ridere quella scena??

  8. Eppure continuo a rimanere scettico.

    Non ho mai amato la parodia, genere fin troppo “facile” e privo di un’autonomia propria.

    Poi magari questo film e’ bello davvero, chissa’….

  9. mi è piaciuto molto, ironico nel suo modo di essere, anche se a dirla tutta non è che mi son fatta ste gran risate, e non lo trovo poi così divertente come leggo in giro. non che sia un lato negativo, assolutamente; ci sono un sacco di cose carine in questo film, parlando di numeri direi almeno un 80% del totale, anche se ad esempio i beatles li ho trovati irritanti (ma voglio pensare che sia voluto) e non capisco neanche perchè dewey quindicenne sia già interpretato da reilly, magari c’è qualche significato nascosto che non ho colto… 😀

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