Yojimbo vs Per un pugno di dollari

Yojimbo VS Per un pugno di dollari

IL WESTERN ORIENTALE: POLVERE E DUELLI TRA SAMURAI E BRIGANTI

In un villaggio diviso da due fazioni in lotta, arriva un samurai che decide di farsi ingaggiare da una delle due, per poi attuare una strategia per far sì che si uccidano e annientino a vicenda.
Grande capolavoro di Kurosawa, ispiratore dello spaghetti-western all’italiana (Per un pugno di dollari docet), Yojimbo – la sfida del samurai (il titolo originale significa letteralmente guardia del corpo), si fa ricordare per la maestosità delle scene ambientate in un paesaggio desolante come quello che può essere un villaggio completamente devastato dalle lotte tra bande rivali. Siamo nell’800 e i valori della società feudale giapponese stavano scomparendo per lasciare spazio alla sete di denaro e di potere, che colpisce tutti gli strati della società, portando alla nascita della criminalità. “Tutti oggi vogliono guadagnare senza fatica”, dice ad un certo punto l’oste che durante la pellicola si rivelerà salvifico per il protagonista. “Invece del mercato della seta si fa quello degli assassini”, proseguirà poi, visto che entrambe le fazioni contendenti sono alla ricerca di guardie del corpo da ingaggiare come sicari per far fuori i propri avversari. Ed è così che si palesa l’importanza del protagonista assoluto di questa pellicola, un eroe un po’ sui generis che fa della furbizia e dell’intelligenza la sua arma più affilata, anche se non mancheranno duelli a suon di katane (rimane impressa la figura del cane che passeggia con una mano in bocca o degli arti che volano nell’aria, tagliati nettamente dall’arma dell’eroe protagonista). Tema portante dunque è anche una sorta di commercializzazione del male con personaggi che pur di arrivare a subiti guadagni, spinti dalla fame o dalla sete di nuove avventure, sono disposti a vendere i propri servigi a padroni che “non guardano in faccia a nessuno”.
Il protagonista de La sfida del samurai è davvero molto interessante perché è un personaggio enigmatico e per questo molto affascinante e carismatico anche se parte del suo eroismo e di questo fascino si perdono in quelle che sembrano le motivazioni iniziali, decisamente poco romantiche e molto materiali. Poi però, andando avanti nella visione e nella scoperta delle strategie e degli intenti dell’eroe, scopriamo che in realtà ciò di cui più gli importa è distruggere i “cattivi” e difendere i più “deboli”. Altro elemento tipico della poetica di Kurosawa è sicuramente la crudeltà delle donne, che sanno essere ben più “strateghe” dei loro corrispettivi maschili, esempio lampante la moglie del “boss” che per primo si guadagna i servigi di Yojimbo, che suggerisce a suo figlio e a suo marito di liberarsi di lui una volta conclusa la sua missione: “Che tu ne abbia ammazzato uno o cento, comunque sia ti impiccheranno una volta sola”, così risponde al figlio che tenta di opporsi.
La sfida del samurai è un vero e proprio western orientale con tanto di villaggio all’interno del quale avvengono sfide e duelli sotto il sole e tra la polvere. Elemento fondamentale è la colonna sonora: incalzante, trascinante e coinvolgente e decisiva, oltre che perfettamente calzante ad ogni situazione narrata, dalla più tesa alla più drammatica. Straordinaria, inoltre, la fotografia che del gioco tra luci e ombre (a seconda che ci si trovi in interni o in esterni, di giorno o di notte) in un bianco e nero perfetto, fa il suo elemento di forza che va ad unirsi agli altri primo su tutti la narrazione che si arricchisce grazie anche ad un montaggio eccezionale che diventerà tipico del genere: decisamente esplicative le sequenze dell’arrivo iniziale e della partenza finale dell’eroe. “Ti aspetto all’entrata della porta dell’inferno”, queste le ultime parole che Yojimbo udirà prima di abbandonare il villaggio per sempre.

DAL SOLITARIO SAMURAI AL TENEBROSO COW-BOY

Liberamente ispirato, forse fin troppo, al film di Kurosawa, tanto da indurre il regista giapponese a citare quello italiano per plagio, Per un pugno di dollari è il prototipo dello spaghetti-western all’italiana, che si fa ricordare tra le tante cose soprattutto per la bellissima e famosissima colonna sonora di Morricone. Tutti gli elementi tipici del genere fanno qui la loro comparsa, entusiasmando gli appassionati e gratificando anche chi non è molto addentro o esperto conoscitore. Dell’originale riprende praticamente il plot e molti dei messaggi in esso compresi, cambiando qualche elemento narrativo e, per forza di cose, estetico. Si nota infatti un certo snellimento nella narrazione, con la scomparsa di alcuni passaggi e la velocizzazione di altri. Certo è che il passaggio dal mondo orientale a quello occidentale è sicuramente molto visibile: le botti per i morti vendute dal bottaio diventano delle vere e proprie bare con tanto di croce posta sopra, le katane vengono sostituite da pistole e fucili, il kimono si trasforma in poncho, cappelli e cavalli fanno la loro comparsa. Dal commercio di seta, uno dei campi di battaglia su cui si battono le due famiglie, si passa a quello di alcool e armi.
Il tema di fondo però rimane sempre lo stesso: la mercificazione del male e la crescita della sete di soldi e di potere: “Qui tutti sono o molto ricchi o morti”, dirà l’oste al protagonista appena arrivato nel villaggio di San Miguel. Lo stesso farà poi una rivelazione illuminante al riguardo: “In poco tempo diverrete molto ricco”, “Infatti questo è l’unico motivo che mi spinge a restare qui”.
Lo svolgimento della pellicola è praticamente lo stesso, il nuovo arrivato decide di porsi al servizio di una delle due famiglie che si contendono la piazza (“Quando i padroni sono due allora vuol dire che ce n’è uno di troppo”), per poi decidere di attuare una strategia per fare in modo che “se la sbrighino da sole”. Interessante notare però le differenze nella trattazione di alcuni personaggi, ad esempio in attinenza al ruolo che assumono le donne nella vicenda. In questo caso la donna è oggettio di sentimenti positivi come la compassione (il personaggio di Marisol ha un ruolo ben più centrale di quello della sua progenitrice), a differenza che nell’originale, dove è una donna a suggerire di uccidere “l’eroe” dopo averne sfruttato i servigi di guardia del corpo, pur di non doverlo pagare. Lì la donna era vista come essere crudele e calcolatore, qui come essere indifeso e puro. Il carattere del protagonista è l’altro elemento di “distacco” dall’originale. Se prima avevamo un eroe molto coinvolto nelle vicende del villaggio in cui era capitato in cerca di fortune, qui abbiamo un uomo quasi impassibile che va per la sua strada impugnando una fedele pistola. La furbizia e la scaltrezza, comunque, accomuna indiscutibilmente i due protagonisti (“Quando uno fa quel mestiere vuol dire due cose: che è veloce, ma anche molto intelligente”).
Nei western occidentali, e questo non fa eccezione, gran parte della riuscita delle pellicole è affidata ai dialoghi, il più delle volte ironici e pungenti: “Quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola, quello con la pistola è un uomo morto”… “vediamo se è vero”. Gian Maria Volontè ci regala un grande cattivo dalla lingua tagliente, Clint Eastwood un protagonista molto meno romantico del suo progenitore, ma sicuramente incisivo: la leggenda delle due uniche espressioni, col cappello o senza cappello, potrebbe anche essere fondata, però gente che espressioni!!

Pubblicato su www.supergacinema.it

6 commenti su “Yojimbo vs Per un pugno di dollari

  1. Nella mia profonda ignoranza, non sapevo nulla di Yojimbo. Lo vedrò sicuramente *_*

    Certo che il genere western è coinvolgente… A parte i film di Sergio Leone, posso dirti di aver amato Il mucchio selvaggio.

    Adele

  2. Due film immensi (quello di Kurosawa però non lo vedo da troppo tempo) anche se preferisco (di poco), nonostante la storia quasi identica, quello di Leone. Film sui quali non si finirebbe mai di scrivere e discutere. Complimenti! Un ottimo post^^

  3. Grazie mille! Devo dire che io invece mi sono entusiasmata di più (anche se veramente la differenza d’entusiasmo è minima) con quello di Kurosawa. Ma si tratta comunque di due filmoni, indubbiamente.

  4. ciao, complimenti per il blog…ti volevo solo dire che la locandina di yojimbo è sbagliata…quella che hai postato è quella di SANJURO (sequel di Yojimbo)…ci sono cascato anche io quando lo vidi e cercai la locandina 😉

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