Zohan – tutte le donne vengono al pettine




REGIA: Dennis Dugan

CAST: Adam Sandler, John Turturro, Rob Schneider, Emmanuelle Chriqui, Lainie Kazan, Nick Swardson

ANNO: 2008

 

TRAMA:

 

Zohan è uno dei più famosi antiterroristi del Mossad, dotato di una forza fisica inusitata e di una certa verve fuori dal comune. Stanco della continua guerra tra Israeliani e Palestinesi, il sogno dell’agente è quello di poter diventare un parrucchiere e quando gli si presenta l’occasione giusta, fingendo di essere morto, vola verso l’America per inseguire il suo sogno.


 


ANALISI PERSONALE

 

Tralasciando l’orrendo e insulso sottotitolo italiano che in qualche maniera, non si sa come, è arrivato ad “impreziosire” un titolo non molto ispirato, ma soprattutto, cercando di dimenticare totalmente il terribile doppiaggio italiano, si può asserire che Zohan – tutte le donne vengono al pettine, è un film che tenta, tramite la commedia e l’arma dell’ironia e del sarcasmo, di fare una certa satira sulla situazione politica attuale, soprattutto per quanto attiene al Medio Oriente. E si sottolinei il termine “tenta”, proprio perché se inizialmente siamo portati a credere di avere a che fare con una pellicola, che pur scadendo nella comicità demenziale, riesce a graffiare con una serie di situazioni che ci restituiscono uno spaccato sociale, giocando con i luoghi comuni e in qualche modo rovesciandoli; alla fine non ci resta altro che assistere inermi al vero rovesciamento, quello delle aspettative che lo spettatore si costruisce assistendo ai primi minuti del film e arrivando invece ad una vera e propria sequela di irritantissimi stereotipi sulla cultura americana e su quella orientale. Il protagonista (quell’Adam Sandler che ci aveva fatto ben sperare con la sua intensa e struggente interpretazione in Reign over me, ma che qui ritorna al suo “primo amore”) è un israeliano anti-terrorista che però sogna di diventare un famoso parrucchiere, il suo nemico è un terribile palestinese crudele e spietato (un John Turturro davvero incredibile) che poi finirà a gestire una catena di tavole calde, covando un altro sogno segreto. Fin qui c’è da complimentarsi con l’idea a tratti esilarante e per certi versi divertente, ma dove si smette di essere soddisfatti è proprio nella messa in scena di tale idea, che si concentra su molte gag di dubbio gusto, ripetute ad nauseam senza un minimo di criterio. E pur essendo molte di esse inizialmente divertenti, finiscono per diventare anche irritanti, proprio per il loro eccessivo abuso e per il loro contenuto eccessivamente demenziale e triviale. Dopo l’ennesima volta che il protagonista “sbatte” il suo vistoso organo genitale sul viso o sulle spalle delle clienti del salone di bellezza nel quale lavora, è difficile riuscire ad apprezzare l’intento comico che ha spinto regista e sceneggiatori ad utilizzare espedienti di questo genere; così come risulta davvero difficile continuare a ridere per l’ennesima apparizione di Zohan nudo o per la sua ennesima prestazione sessuale a favore delle vecchiette arzille, clienti del salone di bellezza.


Insomma, niente di originale al contrario di quello che si era portati a pensare in seguito al tema principale della pellicola. Zohan è tutto qui, un film che si avvale di un argomento scottante, utilizzandolo per inscenare stupidi balletti comici di questo imbattibile anti-terrorista che suole nascondere le sue armi e aggeggi vari, persino una racchetta da ping pong, nel suo sedere. Ad aggiungersi agli elementi irritanti che caratterizzano la pellicola, arrivano dei tremendi luoghi comuni che vedono l’America come il paese dei sogni, l’unico nel quale è possibile realizzare la vera pace e la convivenza fraterna anche tra popoli nemici e che vedono soprattutto i medio-orientali come dei bifolchi rimasti vent’anni indietro (basti notare le acconciature e il modo di vestire dei due protagonisti), che non stanno al passo con la più moderna e democratica terra americana, ma soprattutto dove la più terribile punizione per dei razzisti incalliti è quella di andare a finire in una camera piena zeppa di omosessuali. Quando l’agente riuscirà a rifugiarsi in America sotto mentite spoglie, andrà a finire proprio in una comunità di palestinesi e israeliani, costretti a convivere loro malgrado e coinvolti ogni giorno in numerosi battibecchi riguardanti la politica, che poi si stemperano fino a sfociare in commenti poco lusinghieri sulle varie first-lady americane. Il tutto per portarci ad un inaspettato finale più buonista che mai, che accontenta tutti e ci lascia con la solita lezionicina morale del tipo “siamo tutti uguali e per questo dobbiamo volerci bene e smettere di fare la guerra”.

Cosa salvare allora di questo film che reca inconfondibilmente lo zampino del suo attore protagonista? A parte qualche scena che risulta essere particolarmente esilarante (come la corsa in auto con il mitico “Fonzie”), rimane impressa la spassosa interpretazione di John Turturro, con tanto di bandana e occhiali da sole, che dorme letteralmente sommerso da un sacco di donne e che si allena con la statua costruita in suo onore per sconfiggere l’uomo che credeva di aver ammazzato. Al di là di questo, Zohan rimane un film da guardare senza caricarsi di troppe aspettative e accontentandosi di ricercare una qualche profondità (seppur celata dall’ironia) di fondo.

 

VOTO: 4,5/5

 



CITAZIONE DEL GIORNO


E’ nella natura dell’uomo confondere la genialità con la follia! (da "Passenger 57") 

 


LOCANDINA

 

31 commenti su “Zohan – tutte le donne vengono al pettine

  1. Un sacco di amici mi hanno detto che questo film è divertentissimo. Sono un po’ curioso e sicuramente non mi aspetto niente di più di qualche grassa e sonora risata.

    Però io Adam Sandler proprio non riesco a sopportarlo 🙁

    Ciao,

    Lore

  2. Io non lo sopportavo prima di Reign over me, poi l’ho apprezzato molto, qui non è male ma è tornato alla demenzialità più pura, che per carità se fatta con stile è anche apprezzabile. Io non sono riuscita a divertirmi realmente con questo film. Cioè si ride, ma poche volte, il più delle volte ci si chiede perchè mai un culo nudo mostrato ottocento volte dovrebbe divertire.

  3. Quindi un film che non dice niente e una comicità piena di luoghi comuni e cliché. Sembra proprio un film da non vedere (o aspettare in TV).

  4. Non so, magari sono io che mi sbaglio. Ho visto che è piaciuto a molti, addirittura nella connection William gli ha dato 4.5 che è un votone stratosferico. Magari non sono riuscita a cogliere io…comunque alla fine è sempre e solo questione di gusti.

  5. aaaaaaah!!!! ma sto film è stupendo, mi sono troppo piegato!

    rispetto (quasi) sempre i giudizi altrui, ma stavolta lasciamelo dire: ma vaffanculooooooo!!! 😀

  6. Sottoscrivo tutto quello che è stato scritto nella recensione, e aggiungo che per me è anche stato mostruosamente lungo (quasi 2 ore per un film del genere!?!?!? Are we joking?). Qualche battuta mi ha fatto ridere di gusto, ma per qualche minuto divertente ne ho dovuti vedere molti di più di non divertenti…

    Propenderei più per il 5 che per il 4 1/2 comunque

    Appi

    P.S. Uwe Boll, uno che di cinema se ne intende (si, come no), alla conferenza stampa per presentare Postal indicò proprio the Zohan come esempio di umorismo del cavolo… Quando si dice “Il bue che dice cornuto all’asino”…

  7. Alè, li mor…vabè non continuo va! Non so oh, io ho riso a volte eh? Però poi mi so rotta di vedere il pacco gonfio, il culo da fuori, le acconciature orribili per trecento volte…cioè dico io già due volte sarebbero state sufficienti. Quel finale poi!! Perme fin troppo buonista…

    Appi, per fortuna Postal me lo sono risparmiato.

  8. Mah, non so lo andrò a vedere. Resta il fatto che da qualche tempo a questa parte, oltre al terribile vizio di mettere titoli osceni, ci si mettono i doppiatori a fare dei lavori penosi …
    Ciao, Ale

  9. daddun, guarda, sono sicura che se l’avessi visto in lingua originale mi sarebbe piaciuto un pelino di più.

    Simone, se ti piace il Sandler comico, allora molto probabilmente ti piacerà questa pellicola.

  10. Secondo me è un genere che va preso molto alla leggera e va valutato per quel che offre, senza pretese.

    Se si guarda in questa ottica, credo che si possa raggiungere benissimo la sufficienza. ^^

  11. Leonard, in effetti si, per stare un pò allegri senza alcuna pretesa, va anche bene.

    Cine, ma alla fine è così…non bisogna caricarsi di pretese, però non so per quale motivo, speravo che questo potesse essere un ottimo film, vista l’originalità dell’idea di fondo, e trovarmi invece al cospetto di alcuni aspetti che mi hanno fatto storcere, e non di poco, il naso, mi ha reso più cattiva nei suoi confronti.

  12. solitamente gli americani non sono veri e propri maestri nella satira… eccezion fatta per TEAM AMERICA, dissacrante e tagliente. se non lo hai visto te lo consiglio.

    mario

  13. Adam Sandler lo trovo estremamente irritante e questo film a naso è proprio come lo descrivi tu…Questo lo passo senza problemi!!!

  14. Ahah, Chiara, un pò ci si diverte, poi si cerca di capire se prenderà una svolta o meno…almeno questo è quello che ho provato io.

    Valentina, anche a me non è mai piaciuto moltissimo Sandler, a parte la parentesi drammatica.

  15. Mmm, un po’ troppo severo, per una buona metà mi è sembrato fresco e divertente, anche se effettivamente un po’ troppo tamarro. 😀

  16. Ma anche a me per una buona metà è sembrato così, solo che dopo davvero perde di tutto, sempre secondo il mio modesto parere ovviamente.

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