Zombi Vs L'alba dei morti viventi

LE CATTIVE ABITUDINI NON MUIONO MAI

Se i morti ritornano a vivere cominciando a seminare il panico dappertutto perché estremamente ghiotti di carne umana, le abitudini (cattivissime a detta della satira sociale, politica ed economica di Romero e di questo straordinario film), invece, non muoiono proprio mai. Ecco che allora viene spiegata la geniale scelta del regista di ambientare questa pellicola horror-splatter dai forti contenuti in un centro commerciale, simbolo per eccellenza, del più bieco consumismo che permea la società, soprattutto quella americana. Nonostante si stia parlando di una pellicola degli anni ’70, non ci sorprende l’attualità della denuncia di Romero e delle sfaccettature della società che egli tenta di mostrare e di mettere in qualche modo alla berlina. E’ così che gli zombi, esseri-automi per eccellenza, che sembrano non avere più un cuore e un cervello, né emozioni o reminiscenze alcune della loro vita passata, quasi automaticamente si recano in massa nel centro commerciale, seguendo quelle che erano le vecchie abitudini da vivi.
Non fa eccezione, infatti, nemmeno questa categoria di personaggi tratteggiati alla perfezione da Romero, visto che i quattro protagonisti principali (tre uomini e una donna, uno solo di colore a rimarcare ancora la questione razziale e anche il ruolo dei singoli soggetti, soprattutto le donne, all’interno della famiglia e della società intera), non ci mettono molto a lasciarsi andare ad atteggiamenti decisamente fuori luogo: se all’inizio soffrivano molto per l’uccisione di ogni singolo morto-vivente, ad un certo punto cominciano a provarci gusto, soprattutto perché si sono eletti a padroni indiscussi del centro commerciale (e di tutto ciò che contiene, dai beni di sopravvivenza a quelli più futili ma ritenuti ugualmente indispensabili, tanto da rischiare la vita per accaparrarseli), che quindi devono scacciare l’invasore. E se all’inizio l’invasore è il gruppo di zombi, abbastanza facili da uccidere perché lentissimi, anche se in numero quasi spropositato e affamati di carne umana, alla fine, in un crescendo di follia ed idiozia umana (Romero non risparmia veramente nessuno), arriva persino un gruppo di "teppisti" a bordo di motociclette che non ci stanno a lasciare tutto quel ben di Dio nelle mani dei quattro fortunati che sono riusciti a nascondersi lì, e danno vita ad una vera e propria guerriglia in cui tra zombi ed essere umani ne verranno fatti fuori veramente tantissimi.
Lode, dunque, a Romero che è riuscito a creare una pietra miliare (questo film come tutti quelli appartenenti alla sua saga) nel sotto-genere dello zombie-movie, avvalendosi anche, non solo di contenuti e sottotesti dall’interesse capitale e dalla potenza comunicativa non indifferente, ma anche di una regia straordinaria che accompagna perfettamente tutte le avventure e disavventure dei protagonisti e degli zombi e da una bellissima colonna sonora (firmata dai nostri Goblin e Argento, quest’ultimo responsabile anche della distribuzione europea, con tanto di tagli e censure qui e lì). Nota di merito ovviamente per i favolosi effetti speciali che ci fanno godere, perlomeno se siamo appassionati di questo genere di visioni, di una serie di immagini indimenticabili e anche suscitanti fomento: teste di zombi che esplodono, brandelli di carne umana che vengono letteralmente staccati a morsi dai morti viventi e via di questo passo.
Tutto questo è "Zombi", un’indimenticabile e straordinario viaggio profondo e doloroso nei meandri della società americana, compiuto al passo lento e inesorabile dei morti viventi che si ammassano lungo le vetrine del centro commerciale, ma al tempo stesso frenetico e quasi compulsivo dei quattro protagonisti che non si accontentano di acqua e viveri, ma vanno alla ricerca di tutto ciò che si può possedere. Del resto: "quando all’Inferno non ci sarà più posto, i morti cammineranno sulla Terra".

LA FRENESIA DELLA SOCIETA’ MODERNA

Inutile fare dei raffronti tra questo remake e il suo storico e irraggiungibile originale, visto che senza ombra di dubbio questo ne verrebbe fuori con le ossa rotte, o per rimanere in tema, letteralmente a brandelli. Niente di tutto ciò che ci ha fatto apprezzare "Zombi" di Romero e che l’ha fatto diventare, giustamente, un cult-horror, è presente in questo remake. Non c’è più l’illuminante e illuminata satira politica e sociale e l’aperto attacco al consumismo e all’assuefazione ad esso della società americana, così come non c’è più quella poetica dei personaggi e della forza emblematica che ognuno di essi possedeva nel comunicare metaforicamente o meno vari aspetti che erano cari al regista e che risultavano oltremodo interessanti, oltre che profondi.
"L’alba dei morti viventi", invece, si concentra più sull’azione e sul terrore che la rinascita dei morti offre ovviamente come pretesto per questo genere di scelte stilistiche e registiche. Il risultato non è disprezzabile visto che Snyder, apprezzato regista di videoclip e pubblicità (e la cosa è visibilissima nella regia frenetica e inarrestabile), riesce a coinvolgere lo spettatore in un gradito spettacolo di arti mozzati, morsi famelici, teste saltate in aria, resi benissimo tra l’altro da ottimi effetti speciali. Insomma, c’è pane per i denti degli appassionati dello splatter e del gore che non verranno delusi dall’altissima presenza degli stessi all’interno della pellicola in cui praticamente, quasi in numero pari, vedremo saltare in aria moltissimi zombi e venire contagiati moltissimi umani. Una bella dose di scene adrenaliniche e ben giostrate (come la movimentata fuga a bordo di due camion ultra-rinforzati o l’attacco di un’orda di zombi ai danni dei poveri malcapitati mandati nel seminterrato a trovare i generatori d’energia), non fanno rimpiangere il tempo speso per la visione, e unite all’imperante ironia-nera che accompagna queste vicende apocalittiche (parlare di apocalissi non è un caso visto che l’andamento velocissimo degli zombie, metafora della frenesia della società moderna, al contrario della lentezza disarmante di quelli originali, è ovviamente ispirato ad uno dei film apocalittici per eccellenza, "28 giorni dopo"), rendono il risultato finale tutto sommato apprezzabile, chiudendo un occhio, e in alcuni momenti anche due.
Perché se da un lato è anche divertente e piacevole ascoltare alcune battute ed essere spettatori di alcune situazioni spassose (come la partita a scacchi tra il poliziotto e l’unico asserragliato di un palazzo di fronte, o come il tiro al bersaglio di alcuni zombies somiglianti a celebrità dello star-system), dall’altro è davvero difficile riuscire ad ignorare le enormi grossolanità che caratterizzano la sceneggiatura e la costruzione dei personaggi. E’ davvero difficile riuscire a passare sopra il fatto che ciascun personaggio di questo film risulta essere decisamente ed estremamente stereotipato e banale, senza un minimo di ironia, qui dove sarebbe stata perfetta: la bella coraggiosa, la bella indifesa, il fascistoide che poi si rivelerà repentinamente e incredibilmente un eroe, lo yuppie irritante e sgradevole che alla fine però è il più sensato di tutti, la vecchia con le palle, il poliziotto burbero ma da cuore d’oro e via di questo passo. Così come è difficile non irritarsi per una serie di dialoghi oltremodo ridicoli e fuori luogo (se molti sono dettati dalla suddetta e apprezzabile ironia, altri sono veramente sgradevoli) e di situazioni al limite del paradossale e dell’estremamente, oltre che negativamente, sfruttato: vedasi le improbabili storie d’amore tra i vari protagonisti.
Bisogna però apprezzare il rispetto che Snyder ha tenuto nei confronti di Romero, visto che la sua pellicola più che un remake, è una riproposizione molto personale e rielaborata di alcune idee originali, tra l’altro prese a pretesto per raccontare cose molto differenti. Non sarà sicuramente una pietra miliare della cinematografia orrorifica, così come il suo predecessore, ma si fa guardare se preso con la giusta dose di ironia e accondiscendenza.

Pubblicato su www.supergacinema.it

7 commenti su “Zombi Vs L'alba dei morti viventi

  1. grandissimo il film di romero, di cui hai attentament elencato tutte le tantissime tematiche e critiche sociali (non esiste ad oggi secondo me un rgeista più "politico" di romero in questo senso); anche altre persone mi avevano detto che il remake era passabile, senza grosse pretese ma godibile (se nn sbaglio persino tarantino ne parlò molto bene in una intervista).

  2. Bè, ovviamente bisogna prendere il remake alla leggera, senza paragonarlo minimamente all’originale. Visto così si fa anche guardare.

  3. Volendo vedere il film di Snyder come un’opera a sè stante (e, dunque, non come remake), ritengo che L’alba dei morti viventi sia uno dei miglior horror degli ultimi anni.

  4. Mah, non saprei, ci sono molti elementi di "disturbo" nel film, però tutto sommato è un horror più che dignitoso, questo indubbiamente.

  5. Si, un gran bell’horror che ho rivalutato solo di recente dopo un’attenta terza visione. Non che prima non mi fosse piaciuto, anzi, però era rimasto un livello di gradimento sufficiente. Alla terza visione invece ho capito che il film vale molto di più. Sto parlando di 28 giorni dopo…per quello di Romero è bastata mezza visione, ahah.

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