L'infernale Quinlan




REGIA: Orson Welles

CAST: Orson Welles, Charlton Heston, Janet Leigh, Akim Tamiroff

ANNO: 1958

 

TRAMA:

 

Mike Vargas, poliziotto messicano che si occupa di narcotrafficanti, è in viaggio di nozze con sua moglie Susie. Insieme stanno per attraversare il confine, quando all’improvviso si presenta un difficile caso da risolvere: un uomo d’affari e la sua amante sono morti in seguito ad una bomba piazzata sotto la loro auto. Ad indagare arriva anche il capitano Quinlan, che adotta metodi poco ortodossi per risolvere i suoi casi…

 


ANALISI PERSONALE

 

Un piano sequenza iniziale che ormai è storia. Un piano sequenza iniziale che non fu capito e apprezzato dai produttori all’epoca, intenti a rendere fruibile alla massa la pellicola, piuttosto che a diffondere l’arte e la sua grandiosità. Un piano sequenza che quindi fu deturpato della sua reale natura e accompagnato da fastidiosi titoli di testa che ne offuscarono l’enorme grandezza. Un piano sequenza che lascia a bocca aperta non solo perché lampante dimostrazione dell’enorme talento registico di Welles, ma anche e forse soprattutto per la forza visiva che esso possiede, per l’estrema capacità narrativa e comunicativa di cui il regista era dotato. Ma non solo: un montaggio alternato che rappresentava uno degli elementi che contribuivano a rendere la pellicola un vero e proprio capolavoro, che fu sostituito da uno più lineare, ma anche molto più banale. Orson Welles era avvezzo a questo genere di usurpazioni, dato che anche con L’orgoglio degli Amberson aveva visto tutto il suo lavoro andare in fumo, a causa di produzioni che stravolgevano il montaggio delle sue pellicole, tagliuzzando scene qua e là e inserendone di nuove girate da altri registi non all’altezza del suo genio. Fortunatamente nel corso degli anni c’è stato qualcuno che si è preoccupato di recuperare il lavoro originale e di restituirlo a quegli spettatori che non si accontentano, stiamo parlando di Nanni Moretti e della sua Sacher. Ed è così che anche Touch of evil (banalmente tradotto in Italia come L’infernale Quinlan), è riuscito a rientrare nella sua prima pelle e ad arrivare a noi così come il mitico Welles l’aveva girato. Dobbiamo anche all’ostinazione del grandissimo Charlton Heston se il regista oltre a comparire nei panni del comandante Quinlan, si trovò dietro la macchina da presa a coglierne ogni minimo particolare. L’attore si disse disposto a partecipare al progetto solo se alla regia ci fosse stato il grandissimo Welles, e i produttori pur di non perdere l’appeal e l’attrattiva di un personaggio di tal fatta, decise di accondiscendere ai suoi voleri. Il risultato è stato lo straordinario ritratto di un uomo dalla particolare e sfaccettata fattura fisica, morale, psicologica e mentale, inserito in un contesto di profonde riflessioni sulla dicotomia tra bene e male, ambientato nel luogo forse più atto a questo genere di considerazioni: il confine tra gli Stati Uniti e il Messico. Ed è così che una comune storia di trafficanti di droga e poliziotti corrotti si trasforma in un importantissimo tassello della storia del cinema, con una serie di tematiche di non poco conto, come il razzismo o il rapporto tra etica e giustizia.

 

Il comandante Quinlan è una persona viscida in tutti i suoi aspetti: non solo ha un’apparenza fisica quasi spaventevole (trascina il suo pesante corpo su una gamba di legno che sembra suggerirgli di volta in volta la risoluzione dei casi, in seguito ad una sorta di preveggenza e di intuito innato), ma è anche prepotente, poco incline al dialogo, decisamente arrogante. Il fatto che sicuramente abbia piazzato delle prove false per risolvere il caso accusando un uomo che potrebbe essere innocente solo perché è messicano, anche se del tutto convinto della sua colpevolezza in base alle percezioni che lo contraddistinguono, contribuisce a farci comprendere il suo modo di porsi in confronto alla legge: egli si ritiene al di sopra di essa e per questo agisce come se fosse il detentore assoluto dei metodi che la legge offre ai suoi tutori per farsi rispettare. Questa volta però sul suo cammino troverà un solerte e onesto funzionario di polizia, il truccatissimo Charlton Heston nel ruolo di Mike Vargas, che deciderà di risolvere il caso in maniera lineare e soprattutto di indagare sulla condotta di Quinlan anche nei suoi casi precedenti. La lotta tra i due (il bene e il male, che però non sono così definiti come sembra, come ci dimostra il meraviglioso finale) è il fulcro di questa pellicola che ci fa sognare e rabbrividire con alcune sequenze di pregevole fattura. Il succitato pianosequenza iniziale non è l’unico momento di alto cinema presente in questa pellicola: indimenticabili rimangono anche la sequenza dell’omicidio di Joe Grandi (trafficante della zona che tenta in tutti i modi di ostacolare Vargas che ha arrestato suo fratello a Città del Messico, fino ad arrivare a rapire sua moglie e metterla al centro di un complotto ordito anche con la connivenza di Quinlan), con un Orson Welles spiritato e un Akim Tamiroff in stato di grazia, che poi finisce riverso sul letto con gli occhi spalancati; e il meraviglioso finale che tra sparatorie e accidentali “tuffi in acqua”, in seguito ad una rivelazione, mette a soqquadro tutto quanto visto fino ad allora, facendo riflettere sulla natura “fascista” di Quinlan e sulla sua condotta. Altro grande personaggio della pellicola è Tana, la tenutaria di un bordello interpretata da una bruna e “sfatta” Marlene Dietrich che forse con le sue ultime parole ci restituisce tutto il significato di questa pellicola e del suo protagonista assoluto: Era uno sporco poliziotto, ma a suo modo era anche un grand’uomo”.

 

VOTO: 10

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Mi rispettano tutti perché io ho carattere". "Anch’io ho carattere". "No, tu hai un caratteraccio, non vuol dire che tu abbia carattere!" (The Wolf and Raquele in "Pulp Fiction")

 


LOCANDINA

 

17 commenti su “L'infernale Quinlan

  1. Grandissimo post! Complimenti. Capolavoro assoluto e patrimonio dell’umanità, questo film. Manca la lode al voto. ^^

    Un avviso ai naviganti: se comprate l’edizione in dvd italiana NON ascoltate per nessuna ragione al mondo la traccia audio del doppiaggio italiano: è semplicemente vergognosa.

    Saluti. 🙂

  2. Non so quali parole usare per esprimere l’entusiasmo per questo film. Lo so, si dice troppo spesso, ma in questo caso ci troviamo davanti a un capolavoro. Complimenti Ale55andra per la scelata della pellicola e per la magnifica recensione^^

  3. Stefano, io ricordo ancora con ribrezzo il doppiaggio de L’ombra del dubbio di Hitchcock, penso che sia il peggiore che ho ascoltato fin’ora.

    Luciano, ti ringrazio gentilissimo!!

    Country, i voti a volte non bastano ^^

  4. è il film che amo di più in assoluto. Il piano sequenza più spettacolare, nel film, è quello che non si vede. A detta di Welles stesso, nel libro stupendo di Bogdanovich a lui dedicato, il piano sequenza più a lungo studiato, ed elaborato, è un girato in interno, nella casa del messicano, quando arrivano Vargas e Quinlan e passano da una stanza all’altra interrogando la gente, senza stacco di cinepresa. Neppure te ne accorgi, non “senti” gli spostamenti di macchina, eppure c’è, è lì, ed è sublime….

    🙂

  5. Non c’è dubbio. Sicuramente questo film è una delle opere più alte dell’intera arte cinematografica.

    A parer mio però, l’opera più “impressionante” del grande regista rimane Il Processo (1962) dove tecnica e visionarietà si uniscono alla perfezione.

    E comunque Ale55andra complimenti vivissimi per le recensioni che fai. Mi piace come scrivi e questo blog è tra quelli che visito più spesso.

  6. Non semplicemente un capolavoro, la naturale ripresa del discorso artistico e filosofico che Welles aveva intrapreso già da Citize Kane (e portato avanti in ogni suo film successivo, persino ne “Il Terzo Uomo” che non è neanche un suo film!)…ho trovato questo film la naturale conseguenza del primo lungometraggio di quello che, e stavolta mi sbilancio, ritengo forse essereil più grande genio che il cinema abbia avuto (o comunque che non posso non ascrivere all’olimpo)

  7. La tua non è una domanda scontata, anzi. Non l’avevo visto, ahimè e ti ringrazio per avermene proposto la visione. Bellissimo!!

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