Masters of horror 6-7

LEGGENDA ASSASSINA

 

Un detective, declassato ad occuparsi delle aggressioni da parte di animali, si ritrova ad indagare su una serie di omicidi che sembrano essere stati perpetrati da un cervo, date le impronte e i segni che si trovano sui corpi delle vittime. Ben presto si renderà conto che dietro c’è una sorta di leggenda indiana che coinvolge una donna-cervo.

Il settimo episodio di questa prima serie di Masters of horror è senza ombra di dubbio il più divertente e divertito in assoluto. Non si stenta a crederci visto che alla regia abbiamo il John Landis di “The blues brothers” e “Animal house”. “Leggenda assassina” è una brillante e spassosa comedy-horror che fonde abilmente e intelligentemente l’ironia, il sarcasmo, la parodia e qualche sprazzo di terrore causato dalla bellissima donna con le gambe di cervo. Insomma, il messaggio è abbastanza chiaro: attenti a non farsi sopraffare dal gentil sesso, così come fanno gli “stupidi” uomini di questa pellicola che non si rendono conto di cadere nella trappola di una donna-cervo in cerca di sangue e vendetta. Ma attenzione, perché “Leggenda assassina” non vuole essere una parabola misogina sulla crudeltà femminile, ma una sorta di sfatamento di questo luogo comune, dato che niente di ciò che vediamo può essere preso seriamente anche per un solo istante. Lo dimostra, ad esempio, la straordinaria ed esilarante sequenza in cui il detective immagina cosa possa essere successo alla prima vittima su cui sono state trovate impronte di cervo. Le fantasie del protagonista sono talmente assurde e divertenti che è difficile trattenere le risate.

“Leggenda assassina” è anche una sorta di poliziesco, dato che troviamo la coppia di poliziotti, molto diversi tra loro, che si uniscono e insieme arrivano alla risoluzione del caso. Un bel giallo la cui soluzione appare chiara solo dopo che il poliziotto, ovviamente in preda ad una crisi esistenziale dovuta anzitutto alla separazione con la moglie, viene aiutato da uno strambo medico legale (una ragazza con tanto di piercing) e dal collega di colore appena arrivato in dipartimento. Non manca l’autocitazionismo, dato che si fa riferimento alla questione del lupo mannaro a Londra, altra pellicola del regista, forse l’unica con venature horror. Ma di splatter e orrorifico in “Leggenda assassina” c’è veramente poco, lasciando il tutto all’immaginazione dello spettatore che si diverte ad immaginare cosa possa aver combinato la sensualissima donna-cervo agli uomini caduti nella sua trappola di seduzione.

Un vero e proprio divertissement che arriva dritto al punto, intrattenere piacevolmente lo spettatore senza fargli rimpiangere di aver speso il suo tempo e, con la soddisfazione, di essersi divertito e “sollazzato” in maniera ironica ed intelligente.

 

 

INCUBO MORTALE

 

Un cinefilo gestore di una sala cinematografico, ricoperto di debiti, accetta la richiesta di un eccentrico collezionista alla ricerca di un film rarissimo e pericolosissimo: “La fin absolue du mond”. Quello che non sa è che questa pellicola nasconde dei segreti terribilissimi e terrificanti.

Che Carpenter sia un regista horror, ma non solo, formidabile non c’è bisogno di ricordarlo, che sia anche in grado di sfornare una profondissima e comunicativa pellicola horror meta-cinematografica, è un’ulteriore dimostrazione del suo immenso talento di cineasta. Tutti noi ci sentiamo in qualche modo legati a questo “Incubo mortale” (titolo originale ben più indicato “Cigarette burns”), visto che chiunque sia un vero appassionato della settima arte, può comprendere i tortuosi meccanismi che stanno alla base di questa “orribile” storia di possessioni e massacri.

I protagonisti in questione sono infatti dei cinefili che vivono in una vera e propria simbiosi con l’oggetto della loro venerazione (e il primo a cui si pensa è Carpenter stesso che con questo gioiellino ha omaggiato nel migliore dei modi quello che è il suo lavoro, ma prima di tutto la sua più grande passione), fino al punto di arrivare a compiere azioni estreme per potersi sentire un tutt’uno col cinema e coi propri film preferiti.

Il fatidico “La fin absolue du mond” proiettato un’unica volta alla fine del quale gli spettatori, letteralmente impossessati dalla pellicola, compirono una sorta di strage conclusa in un bagno di sangue, è emblema e metafora di tutto il cinema in generale, della sua forza e capacità di “impossessarsi” della mente degli spettatori, di entrare nelle loro teste, di influenzare il loro modo di agire e di pensare. Una considerazione di non poco conto che ci restituisce tutta l’estrema potenza e  importanza del linguaggio cinematografico, capace di influenzare non solo gli spettatori, ma anche gli addetti ai lavori come registi o produttori.

Un vero e proprio inno alla settima arte, che funziona anche in quanto vero e proprio horror, dato che si rimane davvero pietrificati dalle immagini terrificanti che man mano si susseguono sullo schermo, come ad esempio l’angelo-attore della pellicola in questione a cui sono state tagliate le ali o il collezionista che alla fine “diventa” il film da lui tanto cercato, inserendo le sue budella all’interno del proiettore.

Quello che più colpisce in “Incubo mortale” è che, non solo i protagonisti della pellicola sono ossessionati dalla ricerca di questo “La fin absolue du mond”, ma anche noi spettatori ci ritroviamo a smaniare per capire di cosa si tratta, per vederne almeno qualche fotogramma, dimostrazione lampante, questa, di quanto quello che ci viene raccontato sotto forma di metafora horror, sia reale e tangibile.

John Carpenter, dunque, stupisce ancora con la sua abile maestria e padronanza del mestiere e ci regala un piccolo trattato meta-fisico sul cinema e su tutto ciò che esso significa e comporta, restituendoci anche la sua grandezza di regista e di autore. Una pellicola, “Incubo mortale” e non “La fin absolue du mond”,  che non può mancare a chiunque si ritenga amante e appassionato della settima arte.

13 commenti su “Masters of horror 6-7

  1. Landis mi sembra che sia stato il migliore fra i registi chiamati in causa da Garris, anche nella seconda stagione il suo è il film che mi è piaciuto di più.

    Per quanto riguarda Carpenter, sono fondamentalmente d’accordo con quanto dici, ma credo sarebbe stato meglio non mostrare niente del film maledetto, cosa che invece da bravo americano Carpenter fa…

  2. Attendevo molto la tua rece (ottima) sul (altrettanto ottimo) film di Carpenter…

    Una mia curiosità dato che non lo sapevo: da dove viene fuori l’orrendo titolo “Incubo mortale”? Quando gli hanno dato un titolo italiano? a lui e agli altri della serie naturalmente…

    Un saluto

    Chimy

  3. Giacomo, credo che l’abbia fatto per dimostrare proprio la nostra sete di sadismo.

    Testa, se ti piace l’horror molti di questi film ti piaceranno.

    Chimy, credo che gli abbiano dato questo titolo quando hanno deciso di mandare in onda le due stagioni di Masters of horror anche in Italia.

  4. Mah, può darsi, ma tutto sommato avrei preferito lasciare andare l’immaginazione in quel senso… Alla fine, come “sprazzi di inferno” non mi sembravano un granché… Come già detto, sono convinto che a volte sia più terrificante quello che ti lasciano immaginare di quello che ti mostrano apertamente…

  5. Giacomo, bè come sprazzi d’inferno non erano un “granchè” altrimenti anche noi avremmo fatto stragi 😛

    Amos, anche per me il tempo è tiranno, tant’è che ultimamente sto avendo davvero poco spazio da dedicare a tutto ciò che vorrei vedere. Però ogni tanto un’oretta per un episodio della serie riesco a ritagliarmela ^^

  6. Ricambio volentieri la “visita” su questa serie cult, i due episodi qui recensiti sono tra i miei prediletti e concordo con le valutazioni (peccato per gli orrendi titoli italiani, ma è una costante per tutta la serie), “Cigarette Burns” è un intelligente e inquietante incubo cinefilo, mentre “Deer Woman” una horror comedy in puro stile Landis. Quando lo proiettarono al Torino Film Festival 2005, nella scena in cui il mostro riattacca la portella del camion (sono un po’ evasivo, ma penso si capisca) è venuto giù il cinema dalle risate, un momento indimenticabile!!

    Ale, se posso permettermi un consiglio: predisponi dei link alla fine di ogni pezzo dedicato ai Masters, così che tutti siano immediatamente raggiungibili 😉

    Davide DG

  7. Ahah, quella scena è fantastica, ma è tutto il film che fa ridere in maniera decisamente intelligente.

    Comunque al più presto seguirò il tuo consiglio, hai ragione!!

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